Alberto Garlini: «Pordenonelegge è la festa dei lettori».
Il tempo della crisi che ci investe e quello del futuro che verrà, in cui ciascuno di noi dovrà trovare le coordinate, la propria strada, passando dai libri alla vita, senza soluzioni di continuità. Sarà proprio la stretta attualità uno dei temi più affascinanti della sedicesima edizione di “Pordenonelegge – Festa del libro con gli autori” ormai ai nastri di partenza (16 – 20 settembre), divenuta una kermesse di riferimento internazionale in ambito letterario. Quest’anno Pordenonelegge rilancia la sfida grazie ad un cartellone ambizioso costruito dai tre curatori – Alberto Garlini, Valentina Gasparet e Gian Mario Villalta – con una cinque giorni ricchissima di temi e autori fra cui spiccano ben 27 anteprime letterarie per ogni genere di lettore: dall’intellettuale iraniana Azir Nafisi (“La repubblica dell’immaginazione”, Adelphi) al romanziere statunitense David Leavitt (I due hotel Francforts, Mondadori), dal sociologo francese Frédéric Martel (“Smart. Dalla rete alle reti”, Feltrinelli) alla scrittrice friulana Federica Manzon (“Il mare di Trieste”, Bompiani), dal giornalista Federico Rampini (“L’età del caos”, Mondadori) al grande pianista Ramin Bahrami (“Nonno Bach. La musica spiegata ai bambini”, Bompiani). Il curatore di PordenoneLegge, Alberto Garlini (classe 1969), dialogando con la Gazzetta del Sud, presenta la nuova edizione della kermesse culturale ma l’occasione era propizia anche in vista dell’uscita del suo nuovo romanzo, “Piani di vita” (Marsilio editore, pp.180 €16). Un libro fortemente contemporaneo, in cui Garlini – dopo il successo ottenuto con “La legge dell’odio”, Einaudi – utilizza un meccanismo comico per raccontare l’importanza delle narrazioni nella nostra vita, giocando con il fraintendimento e l’equivoco secondo il classico schema della commedia, sino al momento della «rivelazione epifanica che lascia spazio alla realtà dei fatti». In “Piani di vita”, Garlini utilizza un trio di personaggi composto da Marco – uno sceneggiatore omosessuale – e Achmet con Fatima ovvero una coppia musulmana legata alla tradizione mentre sullo sfondo si muove un cucciolo di tigre scappato dalle prigioni del mondo circense.
Conto alla rovescia per la nuova e attesa edizione di PordenoneLegge. Che cosa ci aspetta?
«Credo che sarà un’edizione come sempre molto bella e davvero ricca di ospiti internazionali e non, una vera festa per i lettori all’interno di una comunità e di un territorio sempre più vivo e attivo. Difatti negli anni il festival ha avuto una bella ricaduta positiva sulla città di Pordenone, sospingendo la crescita culturale e la creatività letteraria. È bello notare come anno dopo anno il festival cresca e si ridefinisca e ciò è molto importante per la sua identità».
Con “Piani di vita” ritorni al romanzo, immergendoti nella contemporaneità. Come mai questa scelta?
«Avrei potuto ambientarlo nella periferia di Milano o altrove ma ho scelto Treviso per comodità. Nel libro si palesa l’idea della commedia all’italiana in senso stretto, visto che dal susseguirsi degli equivoci – in primis per via degli scambi di persone – si giunge infine sino alla verità finale. Come nella tragedia, anche nella commedia c’è un momento catartico. Fra l’altro il fatto che il protagonista di “Piani di Vita” sia Marco, uno sceneggiatore che scrive commedie aiuta il fluire dei fatti, mascherando la vicenda quasi su un piano meta-letterario».
Le diverse narrazioni della realtà sono al centro del romanzo.
«I tre protagonisti vivono realtà assai diverse. Marco è legato al mondo post-moderno dello spettacolo mentre la coppia formata da Fatima e Achmet si muove nell’ambito tradizionale della famiglia. Proprio le divergenze creano le basi per il fraintendimento che è il motore di tutto. Alla fine cadranno i veli e si capiranno a non è detto che la realtà finale sarà gioco-forza positiva. Del resto questo libro non fa ridere, utilizza un meccanismo comico fuori contesto».
Ma quanto sono importanti le storie nel nostro quotidiano?
«Moltissimo. Noi siamo le storie che raccontiamo e che fraintendiamo. Il piccolo conflitto che racconto in pagina è lo specchio di quello più grande che ogni giorno si consuma nel mar Mediterraneo. Del resto i social network ci spingono quotidianamente all’autoracconto come una vera e propria forma di perversione, costruendo e ricostruendo la nostra storia personale tramite la condivisione di ricordi e foto. Dal confronto con gli altri possiamo conoscere meglio noi stessi ma oggi tutto è sempre più difficile tanto che ciò che diverge da nostro punto di vista e da quello delle amicizie comuni, ci spaventa sempre di più e finiamo per rifiutarlo e allontanarlo».
FRANCESCO MUSOLINO®
FONTE: GAZZETTA DEL SUD, SETTEMBRE 2015
Pubblicato il 2015/09/17, in Interviste con tag einaudi, fondazione, garlini, kermesse, leavitt, manzon, marsilio, nafisi, odio, piani di vita, pordenonelegge, rampini, treviso, villalta, zin. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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