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Le librerie? Una luce di speranza nel buio. L’intervista su FanPage.it

«La matematica è la scienza del tempo, fa i conti con le nostre attese». Intervista a Chiara Valerio

Chiara Valerio (®Lavinia Azzone)

Chiara Valerio (®Lavinia Azzone)

Perché la matematica ci affascina o ci repelle? Perché uomini di grande valore hanno dedicato la propria vita alla scienza dei numeri, talvolta facendo grandi scoperte, altre volte scomparendo nell’oblio? La scrittrice Chiara Valerio, originaria di Scauri, ha conseguito un dottorato in matematica all’Università Federico II di Napoli finché nel 2007 ha deciso di cambiare vita, consacrandosi al mondo dei libri. Oggi collabora con diversi quotidiani, con il programma televisivo “Pane quotidiano” e con Radio3, cura la collana narravita.it per Nottetempo e ha pubblicato due romanzi per Einaudi: “Almanacco del giorno prima” (2014) e “Storia umana della matematica, da poco in libreria. Narratrice eclettica, in quest’ultimo romanzo spalanca gli archivi della memoria, intessendo una trama fatta di biografie di illustri matematici, mescolata a istantanee di quadri noti e a numerosissime citazioni letterarie. La Valerio sceglie la strada della memoria, raccontando l’infanzia, le rimembranze delle spiegazioni paterne del teorema di Pitagora, la serietà della madre e poi ancora gli anni dell’università sino al dottorato in Matematica, fra gli amori e la vita che passa, fra ironia e malinconia. Ma non solo. Pochi giorni fa proprio Chiara Valerio ha accettato di curare il programma generale per il festival “Tempo di Libri” fortemente voluto dall’AIE e contrapposto al Salone di Torino. E pochi giorni dopo lo scrittore barese e premio Strega Nicola Lagioia – anche lui proveniente dal mondo dell’editoria indipendente –  è stato nominato direttore del Salone torinese.  Leggi il resto di questa voce

«C’è una zona d’ombra in tutti noi, ma solo alcuni sono pronti a scoprirne le conseguenze». Marco Missiroli si racconta

Marco Missiroli

Marco Missiroli

Marco Missiroli è uno dei più talentosi scrittori italiani e la conferma arriva da più parti. Dai lettori, in primis, che lo attestano ai vertici delle classifiche di vendita da settimane, dalla critica letteraria che lo ha generosamente recensito e infine anche d’Oltralpe, visto che Emmanuel Carrère lo ha definito “scrittore d’eccellenza”. In un periodo in cui si va a caccia di lettori, ricca di spunti è la biografia di Missiroli: riminese, classe ’81, si scopre lettore tardivo destando la propria passione per la parola scritta a diciannove anni che poco dopo lo condurrà verso la scrittura. Con successo, visto che il suo libro d’esordio, “Senza coda” (Fanucci, 2005), gli valse il Premio Campiello opera prima e con il suo quarto romanzo, “Il senso dell’elefante” (Guanda, 2012) ha ottenuto il Premio Campiello Giuria dei Letterati 2012. Nel suo nuovo romanzo “Atti osceni in luogo privato” – fresco vincitore del Premio Mondello Opera Italiana e pubblicato da Feltrinelli (pp.256 €16) – Missiroli firma una storia capace di toccare i lettori sia a livello cerebrale che emotivo, raccontando la storia di Libero Marsell e il suo percorso di crescita dai dodici anni sino alla maturità: affettiva, intellettiva e sessuale. Sin dalla copertina – recante uno storico scatto del fotografo Erwin Blumenfeld – Missiroli prende in contropiede il lettore, con una prosa sempre fluida e musicale ma densa di sensualità e presenze femminili misteriose e conturbanti. Su tutte spiccano Lunette, la giovane farfalla nera che battezza Libero ai piaceri della carne e ai dolori del cuore; e Marie, la bibliotecaria parigina, irraggiungibile promessa di felicità. Missiroli racconta il percorso agrodolce di un ragazzo invisibile che troverà la sua strada e questo cammino è costellato da letture d’autore – da Camus a Buzzati, da Faulkner a Whitman – ribandendo, a nostro avviso con forza, che anche le esperienze vissute sulla pagina scritta contribuiscono a renderci più vivi e consapevoli. Leggi il resto di questa voce

«Nei libri possiamo trovare le risposte che cerchiamo». Letizia Muratori racconta “Animali domestici”.

Letizia Muratori

Letizia Muratori

Un giorno, Chiara affida all’amica il proprio diario di disordinate memorie convinta che l’unico modo per non dimenticare sia quello di affidare ad altri l’onere del racconto. Ciò che non s’aspetta è che l’amica Letizia – nonché voce narrante – decida di rielaborare tutto, raccontando la storia in modo diverso, viziandola con i propri ricordi e le proprie delusioni amorose. Ne viene fuori una commedia rosa con sfumature nere, in cui si muovono diverse figure femminili e tanti cani ma soprattutto un uomo dai tratti anticamente romanzeschi, Edi Sereni, con curiose abitudini e vizi da collezionista. La scrittrice e giornalista romana, Letizia Muratori, torna in libreria con “Animali domestici” (Adelphi, pp.218 €18) in cui il materiale autobiografico si mescola alla finzione ruotando sul tema della privazione e della memoria. Il tema del rapporto con la scrittura è centrale – come avveniva nel precedente romanzo “Come se niente fosse” (Adelphi, 2012) – ma stavolta la Muratori non si concentra sul ruolo sociale di chi scrive, piuttosto sulla moderna concezione dell’atto di scrivere, richiamando la serialità della tv, finendo per interrogarsi sul labile confine che passa talvolta fra i manuali di auto-aiuto e la rielaborazione narrativa del nostro vissuto ovvero sul potere latente che hanno i libri di migliorarci, di permetterci di esorcizzare un fase della nostra vita. Leggi il resto di questa voce

«Per ritrovare noi stessi dobbiamo avere il coraggio di perderci». Fabio Geda e il concetto della “serendipity”

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Fabio Geda

Fabio Geda è uno di quei narratori capaci di trasmettere il puro fascino delle storie, la potenza grezza della narrazione. Nella sua voce, con una chiara inflessione piemontese, c’è traccia di quella medesima urgenza che riuniva le persone intorno al fuoco nella notte dei tempi e che oggi sopravvive, soltanto, nelle fiabe della buonanotte che i più piccoli esigono. Dopo il buon esordio con “Per il resto del tempo ho sparato agli indiani” e “L’esatta sequenza dei gesti”(pubblicati nel 2007 e nel 2008 con Instar) questo scrittore nato a Torino nel 1972, ha riscosso il successo internazionale con “Nel mare ci sono i coccodrilli” (Baldini&Castoldi, 2010) tradotto in 32 paesi, storia vera di Enaiatollah Akbari, fuggito da bambino dall’Afghanistan e approdato, dopo un lungo e travagliato viaggio, a Torino. Finché nel 2014 Geda pubblica il libro della svolta in cui i ragazzi cedono il posto di protagonisti assoluti in pagina. “Se la vita che salvi è la tua” (Einaudi, pp.240 €17.50) è un romanzo generazionale in cui si racconta di Andrea, insegnante sulla soglia di quarant’anni che, in crisi con la moglie Agnese, fugge a New York ed entra in contatto con la parte oscura della società dell’opulenza statunitense, divenendo lui stesso un clandestino sulla frontiera messicana – nel solco di grandi narratori americani – in cerca del senso ultimo della propria esistenza. Una ricerca che somiglia tanto ad una moderna Odissea, ispirata della serendipity, concetto british assai caro all’autore. Tutt’oggi Geda è impegnato in numerose iniziative attive a favore della lettura e non lesina critiche dirette al mercato dell’editoria, alla perenne ricerca dell’ultima tendenza ma spesso incapace di trasmettere l’amore puro per la narrazione in senso lato. Leggi il resto di questa voce

#HoLettoCose – Le Fedeltà (Diane Brasseur, Sonzogno, 2015)

#HoLettoCose – Le Fedeltà (Diane Brasseur, Sonzogno, 2015)

“Oddio come ti è saltato in mente di fare un’altra rubrica di recensioni di libri? Voglio dire, chi sentiva davvero questo bisogno? E soprattutto, un giorno riuscirai a campare scrivendo di libri?”

Ecco, se la mia compagna volesse fare a brandelli il mio amor proprio potrebbe facilmente partire con queste tre semplici domande di fila. Ma per fortuna ancora non sa che sto per dare vita ad una nuova – l’ennesima online, lo so – rubrica per recensire ciò che leggiamo, cercando di farlo in modo sempre schietto, magari persino ironico e indulgente. Comunque a dirla tutta quelle tre fatidiche domande me lo pongo già da solo. Ero già abbastanza indaffarato con il progetto lettura noprofit @Stoleggendo che il 24 febbraio compirà un anno ma non contento, eccomi qui.

p.s. Se vi fa pensare a pensare alla rubrica che Nick Hornby tiene sul Believer, avete fatto centro. E visto che ci sono, eccovi anche il link.

p.p.s. Non ero sicuro di come volessi intitolarla, e dovendo scegliere in fretta – ovvero prima che la mia compagna scoprisse che sto per dare vita ad una nuova rubrica per recensire online i libri, cioè gratis – ho scelto: “Ho letto cose”. E il nome è il frutto di un sondaggio su Fb, per cui non prendetevela con me.

Quando ho comprato il Kindle – del Kobo magari ne parleremo un’altra volta – avevo combattuto una battaglia virtuale per non incentivare la lettura sugli ereader. Non che nessuno me l’avesse chiesto. Ma ci tenevo a ribadire il peso e l’odore della carta, la bellezza dello sfogliare i libri già letti… Tutto giusto però poi i solerti uffici stampa ti inviano i pdf da leggere e in qualche modo devi fare. Insomma, adesso il Kindle Paperwhite è come il mio fedele scudiero e proprio su questo device ho letto questo bel libro con cui parte questa rubrica che sarà scanzonata, non richiesta ed emotiva. Leggi il resto di questa voce

Regaliamo libri belli. Viaggio fra i libri-strenna

Lettere1Negli ultimi mesi si è molto discusso della pesante crisi che ha colpito il mercato editoriale in Italia – e non solo – complicando la vita alle librerie anche in virtù del fatto che i gruppi editoriali nostrani stanno iniziando a puntare, con maggiore decisione, sulle strategie digitali. Se è vero che “Un libro è un libro” – come recita lo slogan della campagna virale lanciata per omologare al 4% l’Iva fra ebook e i libri cartacei – è pur vero che quest’anno, piuttosto del classico regalo utile potremmo scegliere di acquistare – per gli altri ma soprattutto per noi stessi – un dono semplicemente bello. Con questa premessa, La Gazzetta del Sud, ha scelto di proporre ai propri lettori un’ampia selezione di alcuni libri-strenna perché è vero che un libro è sempre un libro ma …anche l’occhio vuole la sua parte. Leggi il resto di questa voce

Peter Pan, Mark Twain e il Lettore Bulimico. Edoardo Brugnatelli racconta la sua esperienza da #readerguest

Uno dei tweet da #readerguest di Edoardo Brugnatelli

Uno dei tweet da #readerguest di Edoardo Brugnatelli

La mia esperienza con @Stoleggendo nasce all’inizio di marzo quando Francesco Musolino mi contatta chiedendomi se mi interesserebbe fare da #readerguest. 
Prima reazione: Fico, ma che gliene frega al mondo là fuori delle mie letture?
Seconda reazione: Piantala di fare il deficiente e lanciati.

Terza reazione: Ok, poi quando ci farò la figura dell’idiota megalomane ne riparliamo…

E così accetto e comincia un’interessante trattativa sul quando fare ‘sta cosa. Alla fine è deciso: dal 13 al 15 maggio. Per quella data dovrei avere smaltito le ansie e le angosce del Salone di Torino e quindi potrei elaborarne di nuove (di ansie ed angosce) ad hoc.

Naturalmente non appena mi spiaggio sul treno di ritorno dal Salone di Torino, la mia coscienza bussa alla porta ricordandomi che manca poco anzi pochissimo all’inizio della mia avvventura di readerguest. Il treno è ancora nella periferia torinese e io sono già immerso nelle paludi dell’angoscia, preda di una devastante sensazione di inadeguatezza.  Il problema è che vorrei fare qualcosa di non schifoso o urfido. Quella notte ho dormito meno di 20 minuti maledicendomi per aver accettato. Leggi il resto di questa voce

“Confesso che volevo solo avere più followers…”. Francesco Formaggi #readerguest di @Stoleggendo.

Francesco Formaggi

Francesco Formaggi

E allora è successo che a un certo punto della giornata (9:37 a.m.) mi arriva un messaggio privato su facebook. Penso: chi cazzo è a quest’ora?

Era febbraio, faceva freddo, stavo scrivendo, ero un po’ annoiato. Leggo: «Francesco, hai visto @Stoleggendo su twitter?» penso: Twitter? Chi ci vai mai su twitter? e poi: chi cazxx è Francesco Musolino?

Non lo conoscevo, davvero, di sicuro non lo avevo mai incontrato di persona, altrimenti mi sarei ricordato la faccia (sono andato subito a spiare le foto del profilo), e non mi ricordavo neanche se per caso ci eravamo mai scritti o parlati al telefono o cose del genere.

Va be’, però sembra simpatico. Sarà il solito rompicoglioni? Vediamo.

Rispondo: «Non ancora, che ci si trova?»

Lui risponde: «dagli un’occhiata…c’è già un calendario di scrittori e giornalisti che parteciperanno gestendo la pagina» e mi linka la pagina su twitter.

Poi scrive: «Se ti va di partecipare o se ti andasse di gestire l’account come #readerguest…»

Penso: ma che cazzo è? Gestire l’account? Non gestisco il mio, figurati gestirne un altro! Che cazzo significa #readerguest? Leggi il resto di questa voce

Da leggere nei prati. Anna Da Re racconta la sua esperienza da #readerguest

0f4MzQm-“Ho fatto un’esperienza molto bella, la settimana scorsa: ho gestito l’account Twitter @stoleggendo. E’ un account non profit, creato dal bravo e superattivo Francesco Musolino, che dalla Sicilia si è inventato questa iniziativa e questo gesto bellissimo nei confronti dei libri. L’account è gestito a turno da uffici stampa, giornalisti, editor, lettori. Ognuno parla di libri a modo suo. Doppiamente: a modo suo nel senso che ognuno ha un rapporto diverso con i libri, e a modo suo perché ci sono tanti modi di scrivere su twitter quante sono le persone che ci scrivono.

Io sono stata alla consolle di @stoleggendo per 4 giorni, e mi sono divertita un sacco. Ho improvvisato molto, e anche questo mi ha divertito. E ho scoperto tante cose, su di me e sui libri.

Per esempio che mi ricordo bene i titoli e i nomi degli autori, spesso mi ricordo quando e dove ho letto un libro, ma altrettanto spesso non mi ricordo la trama, meno che mai la fine. Mi ricordo quello che mi è rimasto, di un libro. Evidentemente la mia memoria sa di avere poco spazio e economizza al massimo.

E c’è una certa efficienza in questo sistema di memorizzazione, perché ho un libro per tutte le occasioni. Parlatemi di un argomento e vi trovo un libro che ha a che fare con quell’argomento. Certo, spesso sono libri letti da poco, ma è pur sempre utile.

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E ho ricordato che c’è una cosa che mi piace da sempre: leggere all’aperto. Possibilmente su un prato.

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I prati di Cortina innanzitutto: mesi e mesi di vacanze, grandi camminate e grandi letture (negli ultimi due o tre anni solo letture). I prati erano morbidissimi alla vista, quando appena falciati, ma quando ci si avvicinava e ci si sedeva la falciatura appena fatta rivelava piccoli fusti oltremodo resistenti, spunzoni di ogni genere, cardi rasoterra ma pungenti, e insomma ci voleva una coperta bella spessa per resistere. Ma irresistibile era il profumo che faceva il fieno lì vicino, il fieno è ancora il profumo della mia infanzia.

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A Cortina ho letto Bibi, Una bambina del nord, quattro volumi che mi aveva regalato mia zia e che avrei voluto non finissero mai. Mi ha colpito recentemente, alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, Bianca Pitzorno che ha raccontato quei libri come i suoi libri di formazione. Ho avuto un attimo di orgoglio di condivisione! Ho letto Pattini d’argentoPiccole donneLe leggende dei monti pallidi.

Su prati adolescenziali, cortinesi ma anche di Pisa e dintorni, ho letto La storia di Elsa MoranteJane AustenCalvino e Il grande amico Meaulnes.

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Sui prati di Boston, nella mia prima estate americana, tra uno scoiattolo e un milkshake, ho cominciato le mie letture in inglese. John Dos Passos e avevo i brividi da tanto mi sembrava di essere a ChicagoHenry Miller che sembrava tanto trasgressivo. Philip RothIl giovane Holden.

images-3Ora più che mai, appena posso, appena arriva la primavera, appena ho tempo e modo di uscire dalla città, o anche solo appena la temperatura consente di stare seduti fuori, leggo all’aperto. Mi sembra che l’aria intorno faciliti l’esercizio dell’immaginazione, la fuga della mente che si fa con i libri.

E oggi, che ero in un prato nella splendida Villa Litta di Lainate, ho rimpianto di non avere portato un libro. Sono stata ad ascoltare gli uccellini e a guardare gli alberi foltissimi e il prato pieno di margherite. Sì, un libro mi mancava. Sì, bisogna sempre avere un libro con sé. Non sai mai che prato ti può capitare…

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E a voi dove piace leggere?

Buon sabato e buona lettura!”

Anna Da Re, #readerguest del progetto lettura noprofit @Stoleggendo 21 – 24 aprile

Fonte: Ciabattine.wordpress.com