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#HoLettoCose – Panorama (Tommaso Pincio, NN editore, 2015).

#HoLettoCose – Panorama (Tommaso Pincio, NN editore, 2015).

  33443296_serie-viceversa-tommaso-pincio-rosa-mogliasso-1I libri belli arrivano al momento giusto, ne sono convinto. Nell’ultima notte del Salone del Salone del Libro di Torino – dopo una tre giorni di incontri, eventi ed interviste – mi ha colto l’insonnia. Ormai la prendo con filosofia; anziché dannarmi, ho aperto la borsa ai piedi del letto, cominciando a leggere il libro che avevo tenuto da parte per il viaggio dell’indomani: Panorama di Tommaso Pincio.

  Erano le 4 e quando l’ho terminato fuori già albeggiava. Immediatamente ho capito due cose:

  1. ero già in ritardo per fare i bagagli
  2. Panorama è un gran libro.

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«C’è una zona d’ombra in tutti noi, ma solo alcuni sono pronti a scoprirne le conseguenze». Marco Missiroli si racconta

Marco Missiroli

Marco Missiroli

Marco Missiroli è uno dei più talentosi scrittori italiani e la conferma arriva da più parti. Dai lettori, in primis, che lo attestano ai vertici delle classifiche di vendita da settimane, dalla critica letteraria che lo ha generosamente recensito e infine anche d’Oltralpe, visto che Emmanuel Carrère lo ha definito “scrittore d’eccellenza”. In un periodo in cui si va a caccia di lettori, ricca di spunti è la biografia di Missiroli: riminese, classe ’81, si scopre lettore tardivo destando la propria passione per la parola scritta a diciannove anni che poco dopo lo condurrà verso la scrittura. Con successo, visto che il suo libro d’esordio, “Senza coda” (Fanucci, 2005), gli valse il Premio Campiello opera prima e con il suo quarto romanzo, “Il senso dell’elefante” (Guanda, 2012) ha ottenuto il Premio Campiello Giuria dei Letterati 2012. Nel suo nuovo romanzo “Atti osceni in luogo privato” – fresco vincitore del Premio Mondello Opera Italiana e pubblicato da Feltrinelli (pp.256 €16) – Missiroli firma una storia capace di toccare i lettori sia a livello cerebrale che emotivo, raccontando la storia di Libero Marsell e il suo percorso di crescita dai dodici anni sino alla maturità: affettiva, intellettiva e sessuale. Sin dalla copertina – recante uno storico scatto del fotografo Erwin Blumenfeld – Missiroli prende in contropiede il lettore, con una prosa sempre fluida e musicale ma densa di sensualità e presenze femminili misteriose e conturbanti. Su tutte spiccano Lunette, la giovane farfalla nera che battezza Libero ai piaceri della carne e ai dolori del cuore; e Marie, la bibliotecaria parigina, irraggiungibile promessa di felicità. Missiroli racconta il percorso agrodolce di un ragazzo invisibile che troverà la sua strada e questo cammino è costellato da letture d’autore – da Camus a Buzzati, da Faulkner a Whitman – ribandendo, a nostro avviso con forza, che anche le esperienze vissute sulla pagina scritta contribuiscono a renderci più vivi e consapevoli. Leggi il resto di questa voce

Chi ha paura dei lettori? Jean-Paul Didierlaurent si racconta.

3127649-9788817079242Ogni giorno, un uomo si reca al lavoro prendendo il treno delle 6.27 che attende sulla banchina in mezzo a tanti altri pendolari come lui. Appena vi sale, anziché prendere posto nel vagone, si siede sul predellino e comincia a leggere le pagine sopravvissute alla distruzione che lui stesso comanda, seppur controvoglia. Il protagonista di “Un amore di carta” (Rizzoli, pp.192 €15 trad. it. di Maurizia Balmelli) il romanzo d’esordio dello scrittore francese Jean-Paul Didierlaurent, si chiama Guylain Vignolles ed è una delle tante persone che conducono esistenze invisibili. Lavora in una fabbrica di riciclaggio, al servizio di un’impietosa trituratrice di libri invenduti soprannominata “la Cosa” che ogni giorno fagocita pile su pile di titoli resi agli editori per farne una poltiglia puzzolente da cui verranno generati nuovi libri che, fatalmente, torneranno nelle sue fauci. C’è un modo per sopravvivere a questa quotidiana distruzione? Guylain ha scoperto che nei meandri della macchina poche pagine riescono miracolosamente a salvarsi e ogni sera, a fine turno, con la scusa di dover pulire la pancia del mostro, lontano da occhi indiscreti, recupera quelle pagine sfuse per poi poterle leggere allo scompartimento di pendolari al mattino dopo. Finché la sua esistenza solitaria e ordinaria viene sconvolta dal ritrovamento di una penna usb contenente il diario di una certa Julie, addetta ai bagni di un centro commerciale. La vita di Guylain è travolta da quelle pagine così personali e quelle parole saranno capaci di scardinare due esistenze invisibili, dando vita ad una ricerca romantica ma forse impossibile. “Un amore di carta” è il folgorante esempio del potere liberatorio della lettura dalle brutture, dal grigiore del quotidiano, riuscendo ad elevare anima, persino a mondarla dai peccati.

Recentemente ci sono stati roghi di libri a Mosul. Perché i regimi bruciano i libri?

«Ciò dimostra ancora una volta che i libri continuano ad essere considerati qualcosa da temere. Sono il simbolo stesso della cultura. Sin dalla notte dei tempi, purtroppo, assistiamo a questi tentativi barbari per fermare il progresso della conoscenza, rischiando di farci piombare nell’oscurantismo più cupo. Ma i libri finiscono sempre risorgere dalle ceneri. Volete una prova ? Pensate alla marea di disegni che hanno invaso il pianeta dopo il massacro atroce di fumettisti di Charlie Hebdo. Mi piace pensare che le penne siano sempre più forti delle armi e della violenza». Leggi il resto di questa voce

I libri cambiano davvero il destino delle persone.

Confesso di avere un debole per i libri che parlano di libri. Da Calvino a Yehoshua, da Vargas Llosa a Hornby, da Miller a Manguel per fortuna sono numerosi – ma mai abbastanza per quanto mi riguarda – i romanzi che piuttosto che scandagliare il processo narrativo in modo didascalico-accademico, mirano semplicemente a farci incuriosire e innamorare, innescando un processo di scatole cinesi che il vero Lettore non potrà non seguire. Così, una volta chiuso il libro sarà già pronta una lista di nuovi titoli da scovare in libreria, su consiglio di autori che apprezziamo e che magari, qualcun altro libro ci ha fatto conoscere. E il piacere è maggiore se i titoli in questione sono in fase di traduzione o difficili da reperire come nel caso diLa Casa di Carta edito da Sellerio (pp. 96; tr. it. di Maria Nicola; €10), che è stata capace di assicurarsi una piccola perla che non potrà non ingolosire i bibliofili o bibliofolli, citando il bel libro di Alberto Castoldi.

La Casa di Carta (che Alberto Manguel cita neIl diario di un lettore) è il surreale racconto dell’incrociarsi di quattro destini, tutti legati ai libri in modo molto stretto. Perché, come l’autore sottolinea, i libri cambiano il destino delle persone. Il romanzo esiguo nel numero di pagine ma non per la densità di contenuti, prende avvio con un decesso: Bluma Lennon, docente universitaria a Cambridge, viene travolta da un auto proprio mentre leggeva un volume di versi di Emily Dickinson dopo averlo acquistato in una libreria di Soho. Incredibilmente tutto ciò da il via ad una sorta di diatriba accademica per calcolare quale verso stesse leggendo con precisione nel momento dell’impatto. E’ evidente che Dominguez non debba nutrire grande stima per gli accademici vista l’ironia utilizzata per dipingerli. 

Sarà proprio il successore in pectore di Bluma, un docente argentino di ispanistica, a prendersi cura dei suoi studenti ma la sua attenzione sarà attratta da un volume recapitato proprio alla defunta collega dall’Uruguay e giunto troppo tardi: una copia del 1946 de La Linea d’Ombra di Joseph Conrad. Come se non bastasse la dedica nel libro, vergata dalla stessa Bluma per un misterioso uomo, il volume presenta inequivocabili tracce di cemento che rischiano di far impazzire la domestica del professore, sempre alle prese con l’impari battaglia contro la polvere e i parassiti della carta.

Come il cuore rivelatore di Poe, quel libro, piazzato sul leggio attrae fatalmente l’attenzione del docente, che prova sentimenti contrastanti verso i libri tanto che anno dopo anno cerca di evitare che la sua casa venga inondata dai libri:

“Ogni anno regalo non meno di cinquanta volumi ai miei studenti, eppure non riesco a smettere di aggiungere sempre un nuovo scaffale, una nuova doppia fila di libri; i libri avanzano per la casa, silenziosi, innocenti. Non riesco a fermarli”.

Chi è Carlos Brauer e perché ha rispedito indietro quel volume a Bluma? Cosa spinge il docente ad imbarcarsi in un viaggio verso la natìa argentina e poi verso l’Uruguay per scoprire la storia di Brauer e del suo folle archivio?

Dominguez ha scritto uno dei libri più interessanti sulla bibliofilia, l’arte di creare le biblioteche – con o senza un criterio logico – evidenziando che la fatica per procurarsi un libro non è nulla dinnanzi a quella per disfarsene. “Le biblioteche di una vita sono ben di più di una semplice somma di libri”, scrive Dominguez. “Una biblioteca è una porta sul tempo”, come scrisse Borges.

Franco Marcoaldi: «I nostri cani ci osservano e ci giudicano»

Il legame affettivo che lega l’uomo e il cane ha ispirato diversi scrittori eccellenti da Paul Auster a Franz Kafka, da Edmondo Berselli a Grenier. Una lista che si arricchisce con il nome del poeta, scrittore e giornalista Franco Marcoaldi, autore di Baldo. I cani ci guardano (Einaudi, pp. 136, €13). Marcoaldi, che collabora alle pagine del quotidiano La Repubblica, ha voluto dar voce a Baldo, «un cane che attende il suo padrone» sino all’arrivo dell’Uomo e della Donna che lo porteranno a casa con loro. Nasce così un rapporto sempre più stretto fra Baldo e il Dio-Padrone e il cane con levità ma anche con grande profondità d’animo, osserva gli uomini, le loro ansie e la loro incapacità di essere felici godendo semplicemente del miracolo della vita: «Spesso noi rinunciamo inconsciamente alla spontaneità, all’immediatezza e alla dignità e solo loro sono capaci di dimostrarci quanto siano importanti queste qualità». Un libro adatto agli amanti dei cani, degli animali domestici tutti ma in generale Baldo è un libro di una bellezza malinconica, adatto ad ogni buon Lettore a caccia di una buona lettura.

 

Perché ha voluto dar voce ad un cane?
«Nasce da un’esperienza concreta, da una convivenza ormai decennale con il mio cane, la creatura con cui passo più tempo. Si è creato un rapporto molto intenso, cosa che spesso accade alle persone che convivono con gli animali e per tale motivo ho cominciato ad osservare il mio cane, provando ad immaginarne i pensieri, le emozioni e le sensazioni che possono attraversare la sua testa. Sin quando, verso la fine, il cane prende la parola e si rivolge al Lettore in prima persona».

Ma concretamente come si è mosso per mettere su carta pensieri e sensazioni del cane?
«Alla fine del libro cito una serie di libri di riferimento sull’argomento e ci sono alcuni classici che considero imperdibili come Flush. Biografia di un cane di Virginia Woolf. Molti libri mi hanno accompagnato durante la scrittura ma Baldo nasce dall’esperienza diretta, dalla convivenza quotidiana. L’idea fondamentale è quella di assumere un altro punto di vista perché probabilmente noi esseri umani siamo incastrati nella nostra presunzione di essere le creature elette dell’Universo e spesso finiamo per dare per scontate delle cose che non lo sono affatto».

Decisivo si rivela il cambio di prospettiva.
«L’idea di assumere un punto di vista differente non ha solo un valore sentimentale perché, diluito nel racconto, il punto di vista canino, con uno sguardo elementare, mette alla berlina l’essere umano, la sua presunta razionalità, il suo presunto buon senso e il suo utilitarismo. In tal modo finisce per mostrare come nelle azioni quotidiane sia possibile essere semplicemente felici tuttavia le nostre ansie ci privano di godere dei piaceri e delle gioie che ci accadono intorno. Uno sguardo attento ai nostri animali durante la vita di tutti i giorni può permetterci di ampliare la nostra percezione del mondo stesso poiché spesso noi rinunciamo inconsciamente alla spontaneità, all’immediatezza e alla dignità e solo loro sono capaci di dimostrarci quanto siano importanti queste qualità».

Il rapporto con l’Uomo e la Donna è molto profondo, soprattutto con il Dio-Padrone. Dopo 11 anni, la Donna accusa il compagno di essersi “inselvatichito”. Ma per il cane è qualcosa di cui andar fieri…
«Il luogo comune vuole che chi abbia un rapporto stretto con gli animali finisca per “umanizzarli” troppo. Anche a me disturbano certi bamboleggiamenti inutili di alcune persone che hanno un rapporto stretto con i cani o i gatti ma in questo frangente il rapporto, semmai, è rovesciato. Il Padrone comprende che è necessario che lui si animalizzi, riscoprendo la naturalezza che ha perso nel corso del tempo. Proprio questa è la lezione che Baldo offre al suo padrone».

 

 

Franco Marcoaldi vive e lavora a Roma. Ha pubblicato: A mosca cieca (Einaudi 1992, premio Viareggio), Celibi al limbo (Einaudi 1995), Amore non Amore (Bompiani 1997), Benjaminowo. Padre e figlio (Bompiani, 2004) e Animali in versi (Einaudi, 2006). Da Einaudi ha pubblicato anche Voci rubate (1993), L’isola celeste (2000), Il tempo ormai breve (2008), Viaggio al centro della provincia (2009) e Baldo (2011). Collabora al quotidiano la Repubblica.

 

Fonte: http://www.tempostretto.it del 26/04/2011