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Chiara Moscardelli racconta “Quando meno te lo aspetti”: «dovremmo imparare ad amare la nostra vita».
“Quando meno te lo aspetti” (Giunti editore, pp. 272) è il terzo romanzo dell’autrice romana Chiara Moscardelli. Una delle cifre più importanti per uno scrittore è senza dubbio la riconoscibilità della propria voce, l’autorevolezza della propria scrittura e da questo punto di vista la Moscardelli ha fatto centro. La sua nuova protagonista, Penelope Stregatti, è una principessa azzurra dei giorni nostri, una giovane donna che ha messo da parte – ma non del tutto – i sogni per affrontare le conseguenze del giorno dopo, il risveglio nel mondo reale. “Quando meno te lo aspetti” è una felice commedia degli equivoci che si intreccia con un mistero ambientato nel mondo aziendale, richiamando lo stile sornione di alcuni grandi classici del cinema da Sciarada a Caccia al ladro. Un libro da intendere come un concreto inno al carpe diem, alla felicità insita nelle piccole cose, nelle nostre vite anziché nei sogni futuri affinché l’incertezza che ci attende sia da intendere come un dono, non come una sventura certa.
«Nessuno può proteggerci da noi stessi». Daria Bignardi racconta “Santa degli impossibili”.
«Quando noi rinunciamo alla nostra vocazione, qualunque essa sia – dallo scrivere al volontariato, dall’essere madri al desiderio di esplorare il mondo – rischiamo di ammalarci. E con ciò che rimuoviamo dobbiamo fare i conti, presto o tardi». Dopo il successo ottenuto con “L’amore che ti meriti”, la giornalista ferrarese Daria Bignardi ritorna a stretto giro in libreria con “Santa degli impossibili” (Mondadori, pp.112 €12) in cui affronta temi cari quali il bisogno degli altri e la necessità di fare i conti con noi stessi e con tutto ciò che avremmo voluto essere un giorno. La protagonista, Mila, è una donna ricca di sospesi e di progetti incompiuti che sembra essersi smarrita decidendo liberamente di cambiare vita, sposando Paolo e divenendo madre ma un incontro casuale con Santa Rita, la santa delle missioni impossibili e delle cause perse, le permetterà di ritrovare, forse, la propria strada in una Milano che fiorisce attorno all’umanità dolente del carcere di San Vittore senza mai curarsene. La Gazzetta del Sud ha intervistato Daria Bignardi che sarà ospite alla kermesse letteraria TaoBuk2015 (giovedì 24 settembre a Taormina). Leggi il resto di questa voce
Una, nessuna e centomila Milano. Alessandro Robecchi si racconta
Dopo il felice esordio nella noir con “Questa non è una storia d’amore”, Alessandro Robecchi ritorna in libreria con “Dove sei stanotte” (Sellerio, pp.350 €14). Carlo Monterossi, autore televisivo di successo con la sua tv-spazzatura, si ritrova invischiato in un altro pasticcio: gli toccherà ancora una volta vestire i panni dell’investigatore per tirarsene fuori, al contempo preda e cacciatore, sempre sotto l’occhio vigile dei suoi angeli custodi. Robecchi – milanese classe ’60, giornalista, autore televisivo di successo per Maurizio Crozza e già caporedattore presso il giornale satirico “Cuore” – riporta il lettore nella sua Milano, fra il Salone del Mobile e i faraonici numeri dell’Expo, ma anziché fermarsi nei tipici scenari turistici, si inoltra nelle periferie ricche di speranza e immigrazione, lontano dai riflettori della «capitale morale d’Italia». Alessandro Robecchi è stato recentemente protagonista in Sicilia partecipando alla fiera dell’editoria “Una Marina di Libri” di Palermo e al festival “A tutto volume” a Ragusa. Leggi il resto di questa voce
#HoLettoCose – Panorama (Tommaso Pincio, NN editore, 2015).
#HoLettoCose – Panorama (Tommaso Pincio, NN editore, 2015).
I libri belli arrivano al momento giusto, ne sono convinto. Nell’ultima notte del Salone del Salone del Libro di Torino – dopo una tre giorni di incontri, eventi ed interviste – mi ha colto l’insonnia. Ormai la prendo con filosofia; anziché dannarmi, ho aperto la borsa ai piedi del letto, cominciando a leggere il libro che avevo tenuto da parte per il viaggio dell’indomani: Panorama di Tommaso Pincio.
Erano le 4 e quando l’ho terminato fuori già albeggiava. Immediatamente ho capito due cose:
- ero già in ritardo per fare i bagagli
- Panorama è un gran libro.
#HoLettoCose – Atti osceni in luogo privato (Marco Missiroli, Feltrinelli, 2015)
#HoLettoCose – Atti osceni in luogo privato (Marco Missiroli, Feltrinelli, 2015)
Esiste una formula matematica per non cedere alla tentazione di rubare la donna che desideriamo ad un amico, lo sapevate?
La formula della resistenza recita così:
«Y = (C x SC) + D ovvero la resistenza alla tentazione (Y) è il risultato della costanza (C) moltiplicata per un ipotetico senso di colpa (SC) più una serie di distrazioni (D) che andavano dosate al tempo giusto».
Il merito è di Marco Missiroli che la elabora nel suo nuovo romanzo, da pochi giorni in libreria: Atti osceni in luogo privato (Feltrinelli). E se state cercando un libro che mescoli dolcezza, ironia, malinconia, erotismo e sessualità, fermatevi. Avete fatto bingo.
Questa è la terza puntata di #HoLettoCose la rubrica libri scanzonata, non richiesta ed emotiva e forse non l’aspettavate ma insomma, eccola. Vi ricreo l’ambiente. La mia compagna stava pulendo l’acquario per cui avevo ore di tempo libero davanti a me e fuori diluviava. Seduto in poltrona stavo leggendo un romanzo ben diverso – ben scritto ma noioso – finché ho pensato: Ma chi me lo fa fare?
Ho premuto il tasto “home” del mio Kindle, selezionando quello di Marco Missiroli. E da lì in poi è stato un lungo viaggio nella sua scrittura.
Alleluja.
Noi siamo @Stoleggendo. Diecimila volte #Grazie
Caldogno (in provincia di Vicenza) e Montecaglioso (in provincia di Macerata) hanno qualcosa in comune con il progetto lettura noprofit @Stoleggendo.
Entrambi hanno più di diecimila abitanti.
Non so il sindaco di Caldogno o quello di Montecaglioso ma non avrei mai creduto che un giorno questo progetto lettura noprofit nato il 24 febbraio 2014 – con un tweet della prima #readerguest, Francesca Rodella – raggiungesse e superasse l’incredibile quota dei diecimila followers.
Ad oggi più di cento fra giornalisti, librai, editor e scrittori si sono avvicendati diventando “padroni di casa” per 1-3 giorni di @Stoleggendo e per ciascuno di loro c’era una sola consegna: divertiti e racconta chi sei mediante i libri che ami.
Qualcuno non ha sentito la scintilla – e va bene così.
Ma che sorpresa vedere che tanti di voi, giorno dopo giorno, se ne sono innamorati. Colleghi giornalisti ne hanno parlato sui giornali e sui blog
conferendogli la propria credibilità. Lo avete ospitato in casa come la libraia Cristina Di Canio e soprattutto lo avete fatto vostro, portandolo sulle bacheche dei vostri account social, parlandone con gli amici e Anna Da Re ci ha regalato un agosto di letture a zonzo per gli States. Ci siamo voluti riunire al Salone del Libro di Torino e al Premio Strega e grazie all’entusiasmo di Annarita Briganti siamo arrivati nella vetrina di un festival internazionale: BookCity2014.
Una delle cose più belle di @Stoleggendo è la sensazione che stiamo davvero, tutti insieme, facendo qualcosa. Qualcosa di utile, un invito fattivo alla lettura che parte dalla pagina, passa dalla rete e poi ritorna sulla pagina scritta – virtuale o cartacea che sia.
Ogni giorno, mando email, twitto, scrivo post
e telefono a tutti i #readerguest titolari, a Milano, Palermo, Vicenza, Napoli, Cagliari. Con alcuni di voi mi sono sentito solo una volta e altri, per fortuna, sono ormai parte di questa strana e folle banda chiamata @Stoleggendo.
E tutto questo accade da Messina che non è esattamente il centro culturale di Italia.
Però accade e la benzina di tutto ciò è l’entusiasmo dei nostri followers, le vostre idee, la voglia di esserci e condividere l’amore puro e semplice per la lettura. Semplicemente.
Una sera a Formia dove la splendida Rossella Tempesta ci ospitava nel cartellone per il Formia Festival #900, in una grande tavolata con #readerguestpoetici (in trasferta) ovvero Gaja Cenciarelli, Leonardo Luccone, Stefano Piedimonte, Nadia Terranova, Rosa Polacco mi disse questa frase: dove pensi che possa arrivare @Stoleggendo?
Esiste un tetto di followers per un progetto lettura come questo?
Ricordo con emozione la sera del 14 novembre a Milano nella libreria “Il mio libro”, il primo evento ufficiale di @Stoleggendo con Annarita Briganti, Adriana Falsone, Francesco Muzzopappa, Stefano Piedimonte, Federico Baccomo, Chiara B. Mazzotta, con la diretta di RadioPaneSalame, con le classi di Elisa Lucchesi e tanti, tanti lettori soprattutto. C’era qualcosa in quella sera che terrò sempre nel cuore. C’era l’incredulità di vedere tanta gente lì riunita solo per un’idea, solo per @Stoleggendo.
Abbiamo costruito un progetto etico, oserei dire, dove non si fanno interviste, non si fanno recensioni, non si dettano linee di condotta e in cui ciascun #readerguest è libero di twittare come, quando e quanto vuole.
Abbiamo fatto qualcosa di cui andar fieri. Un luogo virtuale in cui diecimila followers leggono i consigli dei #readerguest, #lettoridoc, professionisti a vario titolo del mondo dell’editoria che parlano seriamente di libri senza mai prendersi troppo sul serio.
Del resto la lettura è anche un mezzo di seduzione, no?
Oggi in rete si parla del bel libro di Marina Keegan con l’hashtag #ilcontrariodellasolitudine. Ecco, io non credo affatto che i social siano il rimedio al malessere della solitudine. Piuttosto sono una valvola di sfogo non una panacea per ogni male, primo su tutti la solitudine.
La risposta alla solitudine – dal lat. solitudo -dĭnis, der. di solus «solo» ovvero “la condizione, lo stato di chi è solo, come situazione passeggera o duratura” secondo la definizione della Treccani – sono le reti, la costruzione faticosa e attiva di un insieme di persone con cui condividere le proprie passioni, il proprio amore.
In primis quello per la lettura.
Questo è @Stoleggendo.
Noi siamo @Stoleggendo.
Che voi siate #readerguest, scrittori, lettori, librai, editor o giornalisti o followers, ho una sola cosa da dirvi.
#Grazie
Francesco.
«I love shopping. Anche in tempo di crisi». Sophie Kinsella si racconta
La vita di Madeleine Wickham, ex giornalista finanziaria e scrittrice inglese di romanzi rosa, è cambiata radicalmente nel 2000 quando pubblicò “The Secret Dreamworld of a Shopaholic”, creando il personaggio di Becky (ovvero Rebecca Bloomwood) e firmando il suo primo libro “chick lit” con lo pseudonimo di Sophie Kinsella. Quel libro – in Italia edito da Mondadori con il più semplice e ormai celebre “I love shopping” – ha dato vita ad una serie di titoli dal successo mondiale che nel 2009 è approdata anche sul grande schermo con Isla Fischer nei panni della protagonista, dividendo le fans. Oggi Sophie ha firmato ben tredici romanzi di successo – di cui sette con il suo vero nome – vive nella sua Londra con i suoi cinque figli e il marito, Henry, che l’accompagna nei tour promozionali in giro per il mondo. La Gazzetta del Sud l’ha intervistata durante il suo tour milanese per il lancio del suo ultimo romanzo, “I love shopping a Hollywood” (Mondadori, pp.383 €20) in cui Becky si trova catapultata nel fatato mondo di Hollywood al fianco del marito Luke, cui spetta l’onore di curare le relazione della star, Sage Seymour. L’occasione per Becky sembra propizia per sfondare finalmente come stylist dei vip ma dovrà fare i conti con il bizzarro mondo del jet-set, il delicato equilibrio familiare e il ritorno della sua acerrima nemica, Alicia Billington. E in attesa della prossima avventura di Becky, la Kinsella ha annunciato che tornerà sugli scaffali italiani a giugno con un delicato romanzo young-adult, “Finding Audrey”, senza escludere che in futuro possa approdare al mondo della moda…
Sophie che cos’è la moda? È una questione di colori, tessuti e tagli o forse è qualcosa di più?
«Molto, molto di più. La moda è l’espressione della tua stessa personalità, dei tempi in cui viviamo, tanto che il variare delle tendenze ha sempre espresso l’influenza di altre culture e paesi. Il modo in cui ti vesti esprime chi sei, il tuo posto nella società, la tua natura e la tua personalità. La moda dice tanto di noi dal punto di vista estetico, emozionale».
Come nacque la fortunata serie di “I Love Shopping”?
«Amo tutti i miei libri ma sono davvero molto affezionata al primo libro “I love shopping” (in Italia pubblicato nel 2000 per Mondadori). Con quel libro ho trovato un nuovo personaggio quasi il mio alter-ego e senza dubbio una grande amica, Becky. E’ stato l’inizio di una nuova era, un cambio di vita vero e proprio. Ho scoperto la mia vena comica che prima d’allora non avevo mai esplorato, forse per mancanza di coraggio. C’ho provato, ho avuto fortuna, è andata bene».
Cos’è che piace tanto dei tuoi libri alle tue lettrici?
«Tutti noi abbiamo debolezze e difetti e forse proprio per questo le donne amano i miei personaggi, perché magari si trovano a pensare, “cosa farei al suo posto?”. Credo che piaccia molto il fatto che Becky sia sempre attratta dal sogno, dalla fantasia, utilizzata per ipotizzare una realtà diversa, magica. Capita a tutte le donne, ogni tanto, di fissare il muro sospirando un po’…».
Sophie lei ritrae un certo mondo femminile con arte eppure non ha mai pensato di scrivere un libro con un protagonista maschile?
«Certo, c’ho pensato più volte a scrivere dal punto di vista di un uomo ma poi mi sono fermata, ad essere sincera non sono certa che ci riuscirei. Penso di scrivere delle donne in modo totalmente istintivo, mettendo in pagina i miei pensieri, il mio mondo e non riuscirei a farlo con un altro punto di vista».
Ha pensato di scrivere un libro della serie “I love shopping” adatto alla nostra economia in piena recessione?
«Oh sarebbe bizzarro! Qualcosa come, “I love shopping…ma dove sono i soldi?!”. In realtà in “I love mini shopping” (edito per Mondadori nel 2010) ho già fatto riferimenti alla crisi, parlando delle tante banche che sono fallite. In quel caso Becky reagì in modo esagerato, decidendo di non comprare più nulla e di barattare con le amiche gli abiti mai indossati. O almeno ci provò. Però già tante persone mi hanno chiesto come potessi scrivere questa serie di libri durante questa crisi economica e sa cosa rispondo allora?
Prego
«Che è un contesto perfetto. Il problema di Becky, la mancanza di soldi per soddisfare i suoi desideri, diventa il problema di tutti noi. E sappiamo bene che Becky non si ferma davanti a nulla».
La versione cinematografica di “I love shopping”, attesissima non ha pienamente convinto. Come mai?
«Effettivamente la Becky sul grande schermo era diversa da come la immaginavo anch’io ma questa separazione capita spesso nel passaggio dalla carta al cinema. L’unica cosa per cui mi sono imposta con la produzione era la necessità che il film avesse il calore e l’umorismo dei miei libri e credo che Isla Fischer sia un’ottima attrice anche se la sua Becky sembra una lontana cugina della mia».
Le sue scelte riguardo abiti, accessori, scarpe e borse finiscono per influenzare i desideri e lo shopping delle sue fans. E’ una bella responsabilità, no?
«Oh sì, devo andare in giro per negozi e sono costretta a sfogliare riviste su riviste di moda, è un lavoro molto duro (ride e si volta verso il marito, Henry). Il rischio è quello di essere troppo aggiornati su cosa va di moda perché il libro non va immediatamente in stampa e magari dopo un anno tutto è cambiato. Per cui faccio un mix, uso marchi classici e li alterno con qualcosa di nuovo e alcune volte invento brand di sana pianta. E’ accaduto in occasione del primo libro: la sciarpa verde che faceva impazzire Becky era firmata Danny&George e non avete idea di quante persone mi hanno chiesto dove potessero acquistarla. Erano soprattutto mariti cui ho dovuto dire che, purtroppo, era una marca inventata».
Sta scrivendo un nuovo libro della serie I love shopping?
«Sì, ci sto lavorando ma non posso dire altro. Ma intanto ho terminato di scrivere un nuovo libro rivolto agli young-adult che si intitolerà “Finding Audrey” e in Italia dovrebbe uscire il prossimo giugno».
Sophie visto che si spinge sino a creare brand, le hanno mai proposto di disegnare una sua linea di moda?
«Non ancora. Però sarebbe davvero una nuova e intrigante sfida. Chissà…».
Francesco Musolino®
Fonte: La Gazzetta del Sud, 30 dicembre 2014
La notte di @Stoleggendo a BookCity2014
Una rete virtuale che cresce e si stringe, con entusiasmo e voglia di incontrarsi, tweet che diventano sorrisi, RT che si fanno abbracci calorosi.
Una mattina, nella calda estate milanese Annarita Briganti – giornalista, scrittrice e colonna del progetto – mi propose di provare a creare un evento che fosse degno di entrare nel cartellone ufficiale di BookCity 2014. E il suo sorriso era talmente brillante che non potevo davvero resistere a questa folle idea ma non credevo fosse possibile…sinché ieri, con immensa sorpresa, ho potuto annunciare che il 14 novembre ci sarà il primo evento ufficiale, “La notte di @Stoleggendo“, un raduno per tutti i #readerguest, per tutti coloro i twittaroli che amano la lettura e i libri e si sono affezionati a questo folle progetto lettura noprofit, nato con un tweet, il 24 febbraio scorso. Un evento nel calendario ufficiale di un festival che cresce a vista d’occhio, ambientato nella tana dell’editoria nazionale. Insomma, cosa posso chiedere di più? Leggi il resto di questa voce
Silvia Bergero: «Vi presento le mie Galline»
Dei ventenni sappiamo già tutto. E anche i trentenni non sono più un’incognita. Quelle generazioni X e Y le abbiamo lette in tutte le salse e viste al cinema in tutte le varianti possibili. Le quarantenni sono al centro dei nuovi serial tv americani ma in una società gerontocratica, che non lascia spazio ai giovani nel mondo del lavoro, le vere protagoniste devono essere le cinquantenni. Ma chi sono? «Sono quelli che hanno fatto in tempo a crearsi una carriera in un ambito di lavoro scelto e non subito; quelli che hanno messo su famiglia senza troppi patemi (e magari l’hanno anche disfatta) e ora hanno figli più che ventenni, la casa al mare e poche preoccupazioni finanziarie. Sono anche quelli che hanno potere d’acquisto e quindi determinano il mercato più dei “trentenni-mille euro”. E vivono un segmento di età di grande cambiamento, il che significa che gli toccherà reinventarsi». Parola di Silvia Bergero, giornalista d’esperienza nonché autrice dell’ironico ma profondo Galline (Rizzoli; pp. 252; €17,90), il primo libro che vuole aprire uno squarcio su donne benestanti e apparentemente a loro agio fra glamour, lusso e amanti vari ma «con molte crepe sotto il vestito». La Bergero si è affidata al suo intuito di reporter e ad una curiosità bulimica per andare a caccia di notizie e particolari – dai vestiti ai luoghi più chic non manca davvero nulla – per costruire le sue protagoniste e senza scadere nel perbenismo, consiglia il lifting ma soprattutto l’amicizia. Perché la lotta contro il tempo è spietata e le Galline lo imparano sulla propria pelle.
Cominciamo con una curiosità: dopo 12 anni durante i quali hai diretto la sezione Cultura e Spettacoli del settimanale “Grazia”, intervistando scrittori e personaggi famosi, che sensazione ti dà stare dall’altra parte del microfono?
«Divertente, inusitato, coinvolgente. Ho preso tutta l’avventura di Galline con lo spirito del “dài mettiamoci alla prova su qualcosa mai fatto prima” e anche le interviste, i diversi interventi fra radio e tv rientrano nel quadro. Ogni tanto ho delle sovrapposizioni. Come durante l’intervista a Jonas Jonassons, autore di “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”, due giorni prima dell’uscita del mio libro. Facevo le domande, ma dovevo trattenermi per non dare le risposte io! Una specie di sdoppiamento della personalità. O forse, più banalmente, solo la sindrome Marzullo…»
Tv e libri si sono sempre occupati dei 20/30enni e da qualche anno grazie a fortunati serial tv, è esplosa la curiosità per le 40enni, le cougar. Tu invece hai scelto di parlare delle 50enni. Dunque, chi sono le tue Galline?
«Sono certa di essere la capofila di un nuovo genere letterario – di cui qualcuno dovrebbe aiutarmi a trovare il nome – quello che ha come autori e personaggi gli over fifthy. Perché sono proprio loro i protagonisti dei nostri tempi, quelli che hanno fatto in tempo a crearsi una carriera in un ambito di lavoro scelto e non subito; quelli che hanno messo su famiglia senza troppi patemi (e magari l’hanno anche disfatta) e ora hanno figli più che ventenni, la casa al mare e poche preoccupazioni finanziarie. Sono anche quelli che hanno potere d’acquisto e quindi determinano il mercato più dei “trentenni-mille euro”. E vivono un segmento di età di grande cambiamento, il che significa che gli toccherà reinventarsi. Mi sembra che ce ne sia abbastanza per renderli interessanti. O no?»
L’amicizia, il lusso e uno stile di vita molto glamour sono da subito protagonisti del tuo romanzo. Tuttavia non è un mondo tutto sorrisi e lustrini tanto che uno spiacevole incidente nella Chinatown made in Milano rischia di rovinare tutto, persino la loro amicizia…
«Sotto il vestito c’è di più… ci sono crepe – come per tutti, per di più trattandosi di persone adulte, con un bel pezzo di vita alle spalle. Alcune sono crepe superficiali, che si possono rattoppare facilmente, altre sono “strutturali” come direbbe l’ingegnere del quintetto, Maddalena. E allora c’è molto da lavorare e le mie protagoniste debbono rimboccarsi le maniche».
Quanto c’è di autobiografico in ciò che racconti? C’è un personaggio cui ti senti maggiormente affine?
«Nulla di autobiografico o di biografico. Sono personaggi d’invenzione, nati certamente a partire dalla galleria di persone che ho conosciuto negli anni, o magari anche solo sbirciato in treno, ascoltato dal parrucchiere. Su quei materiali lì sono andata d’immaginazione. E infatti nei ringraziamenti confesso di aver rubato a molti: case, vestiti, animali domestici, tic, modi di dire, professioni. Qualche amica ogni tanto mi telefona: “Ma il vestito di Marras è il mio, vero?”. Un’altra mi ha mandato un messaggio che diceva: “Clarence è orgoglioso e ringrazia” laddove Clarence è il suo cane che io ho attribuito ad Andrea… insomma, è motivo di divertimento».
Il rapporto con il tempo che trascorre inesorabile è un altro tema focale accanto a quello dell’amicizia. Silvia qual è il modo migliore per combattere le rughe e gli anni che volano via?
«Essere consapevoli innanzitutto che comunque lo faranno, a prescindere da noi: le rughe arrivano e il tempo parte. Seconda cosa: non contrastare la propria età intignandosi a vestirsi/comportarsi come a 20 anni. Sono comportamenti ridicoli, anzi grotteschi. Detto ciò, fare tutto quello che possiamo: se vi piace il lifting, va bene, come pure la palestra, le diete e quant’altro. Innamorarsi è un ottimo antidoto. Ma anche le amiche, quelle vere: sono uno strumento formidabile di resistenza alla vita».
Galline ad un primo impatto sembra un libro ad esclusivo uso e consumo delle lettrici. Ma una volta letta l’ultima pagina, si ha la sensazione che sia rivolto anche agli uomini, sbaglio?
«Non sbagli affatto e ti ringrazio di aver letto il mio romanzo con tanta attenzione. Fin dall’inizio mi ero proposta di fare degli uomini dei co-protagonisti, defilati magari, ma non figurine bidimensionali. Qualcuno ha detto che gli uomini ne escono male. Io direi che ne escono per come sono nella realtà – fatte le dovute eccezioni come sempre. Gli uomini hanno un decennio secco di vantaggio su di noi per quanto riguarda l’anagrafe biologica e un ventennio di svantaggio per quanto riguarda quella psicologica. Sono degli eterni ragazzi, per questo ci piacciono».
SILVIA BERGERO vive a Milano. Giornalista, ha lavorato presso diversi quotidiani e mensili ed è stata a lungo la responsabile di spettacoli e cultura per il settimanale “Grazia”. Ha inoltre condotto programmi su Radio3. Questo è il suo primo romanzo.
Fonte: www.tempostretto.it del 22 giugno 2011