«Le storie? Servono a portare il mare in montagna, a scacciare la paura della notte». Maurizio De Giovanni racconta “I Guardiani”.
Maurizio De Giovanni risponde al telefono dalla sua casa napoletana. Lo interrompiamo mentre è immerso nella scrittura del nuovo libro che uscirà a luglio, “Rondini d’inverno. Sipario per il Commissario Ricciardi”. Celebre per i suoi ritmi di lavoro forsennati, il 2017 di questo autore – classe 1958 – è iniziato felicemente visti gli ottimi dati d’ascolto registrati dalla la serie tv del suo Commissario Lojacono sugli schermi Rai (interpretato da Alessandro Gassman, cui l’autore partenopeo ha dedicato anche il recente volume “Vita quotidiana dei Bastardi di Pizzofalcone”, edito da Einaudi, dando voce ai suoi personaggi in prima persona). Ma presto farà ritorno sul piccolo schermo con una fiction prodotta da Cattleya e tratta dalla sua nuova trilogia, iniziata con il romanzo “I Guardiani” (edito da Rizzoli, pp. 362 euro 19). De Giovanni rimane saldamente ancora alla sua Napoli ma cambia completamente scenario, sfornando un noir avventuroso che inizia nelle aule universitarie – grazie a due dei protagonisti, il brillante antropologo Marco Di Giacomo e l’assistente devoto Brazo Moscati – sfociando poi fra vicoli e cunicoli della città sotterranea, fra segreti, culti misteriosi e assassini efferati, una lunga catena di reati e strani eventi, scoprendosi parte di un disegno che potrebbe coinvolgere l’intera umanità. Maurizio De Giovanni sarà uno degli ospiti di punta della kermesse letteraria palermitana, “Una Marina di Libri” – in programma dall’8 all’11 giugno – presentando il suo nuovo romanzo venerdì 9 (ore 20 all’Orto Botanico) con lo scrittore Gian Mauro Costa.
Da Ricciardi a Lojacono sino ai Guardiani, la scena è sempre Napoli. Perché?
«Esistono una miriade di Napoli, è una città antichissima, sedimentata nel tempo, meticcia e bastarda per sua natura che costantemente propone un punto di vista differente all’osservatore. Chiaramente ciò significa che offre una sequenza infinita di spunti ad un narratore come me, che ama questa città visceralmente. Ma a differenza delle altre serie, ne “I Guardiani” c’è poca strada, poco costume, lasciando spazio al fascino irrequieto della città sotterranea, un’atmosfera intensa e senza eguali».
Con che spirito scrive le sue storie?
«Con gioia. Sono convinto che un narratore abbia non semplicemente il diritto ma il dovere di divertirsi perché solo così può contagiare i lettori».
I suoi personaggi saranno invischiati in una indagine rischiosa, coinvolti in
Antichi culti. Crede davvero ci siano dei luoghi fisici carichi di un’energia spirituale che trascende le epoche?
«Esistono, senza dubbio. Capita a tutti, credo, di aver avvertito una sensazione di benessere o malessere, una condizione inspiegabile provata in una chiesa, nell’androne di un palazzo o in un parcheggio. Dobbiamo accettare un lato misterioso e spirituale della vita, un’energia che risiede nei luoghi e che qualcuno può anche provare a sfruttare».
Brazo e Marco, i suoi protagonisti maschili, come sono nati?
«I personaggi arrivano da soli. In un secondo momento giunge il contesto. Brazo e Marco, come tutti gli altri nati dalla mia penna, sono figli della strada, della memoria e delle circostanze. Il mio pregio, forse, è quello di saper ascoltare con onestà le storie che mi raccontano, non le altero né le manipolo. E sono il primo a stupirmi dei finali».
Napoli è legata a doppio filo con la scaramanzia. Lei cosa ne pensa?
«Non sono superstizioso. Invece mi interessa la casualità degli eventi, mi affascinano i superstiziosi e il loro modo di vedere il mondo».
Anche “I Guardiani” sbarcherà sul piccolo schermo?
«Cattleya ha già acquistato i diritti per una serie in tre stagioni. È un progetto ambizioso cui stiamo lavorando in fase di scrittura».
Lei si considera con modestia un narratore, non uno scrittore. Ma le storie a cosa servono?
«Le storie servono per portare il mare in montagna. Le storie aiutano ad aprire spazi dove non ci sono, ad abbattere gli ostacoli, a far passare la paura della notte. Facendone nascere altre».
Nel volume “Vita quotidiana dei Bastardi di Pizzofalcone” ci sono le foto del set ma soprattutto lei dà voce ai suoi personaggi.
«È stata un’esperienza molto intensa. Ho voluto che parlassero in prima persona per la prima volta e loro mi hanno raccontato un sacco di cose che non sapevo».
Un personaggio l’ha mai tradita?
«Lo fanno continuamente. Ma il bello è proprio questo e ormai sono rassegnato».
Nel 2020 chiuderà con i suoi personaggi?
«Dal 2020 non vorrei più scrivere serie, solo libri singoli. Bisogna fermarsi un libro prima di stufare».
E i lettori come la prenderanno?
(Ride) «Spero bene!»
FRANCESCO MUSOLINO®
FONTE: GAZZETTA DEL SUD, 6 GIUGNO 2017
Pubblicato il 2017/06/08, in Interviste con tag cattleya, crimini, culto, de giovanni, einaudi, guardiani, lojacono, mistero, napoli, pizzofalcone, rizzoli, una marina di libri. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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