Archivi Blog
Il lieto fine? È la fine dell’adolescenza. Valentina Diana racconta il suo romanzo d’esordio, “Smamma”.
In questa stagione editoriale è il rapporto padri-figli a farla da padrona. Basti pensare ai romanzi di Valerio Magrelli (“Geologia di un padre, Einaudi”), Antonio Scurati (“Il padre infedele”, Bompiani), Antonio Pascale (“Le attenuanti sentimentali”, Einaudi), la raccolta di racconti a tema, “Scena Padre” (ancora Einaudi) e ovviamente “Gli sdraiati” di Michele Serra (Feltrinelli) per settimane in cima alla classifica vendite, spodestando e distaccando tutti con merito, già in corsa verso lo Strega. Una serie di romanzi che hanno affrontato il tema fra il serio e il faceto, fra lacrime e sorrisi, fra tradimenti e risarcimenti eppure mancava una voce femminile capace di far da contraltare soprattutto agli sdraiati di Serra, rendendo il rapporto figlio-mamma in una accezione moderna. Del resto gli italiani sono spesso tacciati – a torto o a ragione – di essere bamboccioni e mammoni, no? Valentina Diana, attrice e drammaturga torinese classe ’68, con Smamma (Einaudi, pp.240 €17) firma il suo divertente romanzo d’esordio portando in pagina un figlio adolescente, Mino, irritante e sfrontato e un compagno, Gi, appassionato di Ruzzle e incline al commento filosofico. Dialoghi serrati, un ritmo tambureggiante e la grande attenzione alla musicalità del testo fanno di “Smamma” un romanzo pungente e acuto senza la speranza di un lieto fine salvifico… Leggi il resto di questa voce