“Vi racconto la Penterafobia”. Intervista ad Eva Clesis
La giovane casa editrice Ciesse lancerà il 17 dicembre un’intrigante raccolta di racconti, intitolata «Fobie: autori disadattati. “In cura da” Alessandro Greco» (pp. 256 €15 – prefazione di Andrea Villani) composta da diversi racconti che oscillano dal tono irriverente al caustico, dall’ironico al grottesco. La talentuosa scrittrice barese Eva Clesis, autrice di “Io, Serafina e Tu” nel quale affronta una curiosa fobia realmente esistente, la Penterafobia ovvero la fobia della suocera.
Eva ha risposto ad alcune domande, presentando il suo punto di vista sul progetto “Fobie” e raccontando com’è nato il suo racconto (in coda un esilarante estratto).
Eva com’è nata la tua collaborazione con Fobie e con Alessandro Greco?
Semplice. Alessandro Greco, il curatore, mi ha contattata via Facebook per chiedermi se volessi partecipare. L’idea mi piaceva, e ancora di più quando ho scelto la mia fobia.
Le fobie piuttosto che estinguersi non fanno che moltiplicarsi. Il tuo spassoso racconto affronta la penterafobia ad esempio. Come mai ti sei ispirata a questa fobia e l’hai affrontata dal punto di vista maschile?
Le fobie si moltiplicano, è vero, ma in fondo, tranne per quelle più settoriali e “moderne”, si tratta delle solite vecchie paure con nomi diversi. Nel mio racconto ho affrontato la penterafobia, ovvero la paura dei suoceri e in particolare della suocera. Mi sembrava divertente, in più abbastanza comprensibile. Posso capire cosa significa quando la madre del tuo fidanzato si intromette un po’ troppo nel tuo rapporto con lui: i commenti acidi, le frecciatine. Ma documentandomi ho scoperto che in realtà le suocere terribili sono altre, quelle che, magari loro malgrado, ti rendono davvero la vita impossibile. Ed è una paura prevalentemente femminile. Giovani mogli bersaglio di critiche continue, stressate fino alla malattia alla sola idea di un pranzo in famiglia con la suocera. Per diversificare ho pensato in che modo un uomo potesse sentirsi terrorizzato da una suocera, e il risultato è stato esilarante.
La suocera è da sempre un bersaglio dei comici e il terrore dei mariti. Hai mai avuto la sensazione che, come accade al tuo protagonista, presentare il tuo fidanzato ai tuoi genitori, potesse essere un momento della verità?
Certo! L’incontro fidanzato/genitori è un momento critico, anche quando ci si sforza di non badarci. Il punto è che si tiene sia alla propria famiglia che al proprio compagno. Ed è vero che i genitori, e sopratutto le mamme, oltre a non avere peli sulla lingua con le proprie figlie sono anche molto attente a valutare ipotesi future, come la vita insieme, il matrimonio, i figli. Io ho sempre cercato di sdrammatizzare dicendo che non ho intenzione né di sposarmi né di avere figli. L’incontro allora assume tutta un’altra prospettiva: rilassata, senza occhi puntati. D’un tratto è come se al posto del fidanzato presentassi l’amico di scuola che è venuto a fare i compiti.
Non posso esimermi dal domandarti se soffri di qualche fobia e se sì, come la giustifichi a te stessa?
Soffro di tanti piccoli disturbi ansiosi, manie e via dicendo. Ho una fobia per gli insetti, in genere posso rivoltare casa per giorni se scopro qualche intruso, con poche eccezioni purtroppo. Non giustifico la fobia, è una paura irrazionale e basta, mentre per i disturbi sì, mi dico che è una maniera apparente di controllare quello che mi sfugge. Il mondo intero, in pratica.
Pubblicato il 2011/12/13, in Interviste con tag ciesse, clesis, eva, fobie, penterafobia, tempostretto.it. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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