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Pino Aprile attacca: «Dov’è l’equità di questa Italia?»
«Fin quando la protesta sarà confinata in Sicilia, il resto dell’Italia la snobberà, anzi, a qualcuno fa persino piacere…». Il giornalista e scrittore Pino Aprile in questi è al centro dell’attenzione perché aveva già raccontato – e in tempi non sospetti – la genesi del Movimento dei Forconi che sta scaldando la rete e gli animi dei siciliani. Se “Terroni” aveva aperto con prepotenza la ferita delle predazioni risorgimentali al Sud, “Giù al Sud” (entrambi editi da Piemme) è molto di più, è un orgoglioso manifesto per la futura rinascita dell’orgoglio meridionale che ha scosso molte coscienze e creato grandi aspettative. Aprile non lesina critiche ad Equitalia e a Mauro Moretti, e sottolinea che neppure con l’arrivo del governo Monti la situazione sembra migliorare: «Nei suoi discorsi non cita mai il Mezzogiorno. Dovrebbero spiegargli che anche Lampedusa è Italia».
L’Italia sta scoprendo il Movimento dei Forconi e la sua forza di disperazione: una sorpresa per tutti meno che per lei…
L’anno scorso ero stato invitato allo scuola di politica di Filaga, fondata da padre Pintacuda, sui monti sicani. C’erano moltissimi agricoltori ma anche diversi politici, fra cui l’onorevole Arturo Iannacone e Antonio Ciano. Lì ho scoperto un mondo che ignoravo e che sta per essere schiacciato, quello degli agricoltori e degli allevatori: gente orgogliosa ma silenziosa, almeno sino a ieri. Questa gente ci ha raccontato che le norme italiane per la tutela dei prodotti impongono, giustamente, una serie di percorsi di produzione come garanzia del prodotto, dei diritti dei lavoratori e anche degli stessi produttori. Ma sul mercato non vi è alcuna tutela per questi prodotti certificati e così il nostro grano, il nostro latte, i nostri formaggi, finiscono per essere schiacciati da merce di provenienza sconosciuta o, al meglio, senza alcuna certificazione. Così facendo le aziende hanno speso molto ed incassato poco, finendo ben presto sul lastrico e accumulando debiti soprattutto con l’Inps».
Ma l’Inps a sua volta, ha ceduto tutto ad Equitalia…
«Sì e quest’ultima, riscontrando l’impossibilità ad incassare le intere somme richieste, procede alla messa all’asta e al sequestro dei beni, senza alcuna remora. L’ulteriore beffa sta nel fatto che Equitalia ha acquisito il debito dall’Inps appena all’8-10% e ovviamente, a queste condizioni, i produttori avrebbero potuto concordare l’estinzione del debito senza problemi. La gente è disperata e non mi sorprende l’esplosione del movimento. Mi hanno detto “prima o poi prendiamo le armi, ci serve solo un leader”».
Perché dovremmo commuoverci per gli imprenditori veneti se i siciliani in strada vengono presi per briganti?
«Le difficoltà sono le stesse per tutti gli imprenditori, al nord come al sud, è il governo ad attuare due pesi e due misure. Difatti quando rimasero invendute 100mila forme di parmigiano, il governo lombardo-veneto ad attuazione leghista e anti-meridionale, le acquistò con soldi in buona parte destinati propri al sud. Ma quando si pose lo stesso problema per il pecorino, la polizia, inviata da un ministro dell’interno leghista, si scagliò con grande durezza contro gli allevatori sardi. Parmigiano e pecorino, eppure il trattamento fu ben diverso…»
Dunque ci dobbiamo aspettare l’intervento della polizia contro il Movimento?
«Queste persone devono essere ascoltate perché con la violenza non si può risolvere nulla. Ma sono convinto che finché il Movimento resterà confinato in Sicilia, l’Italia lo ignorerà, del resto ad una parte dell’Italia non dispiace che la Sicilia si faccia male da sola. Allo stesso modo, l’unico modo per far capire all’innominabile amministratore delegato di Trenitalia che non può tagliare impunemente le tratte dirette dal sud verso il nord, è quello di bloccare l’unica tratta che gli interessa ovvero la Roma-Milano. Ma quando ho chiesto al Movimento dei forconi quali fossero le loro intenzioni, loro mi hanno risposto: “non abbiamo i soldi per andare a protestare in continente”».
In “Giù al Sud” denuncia l’imbroglio federalista bollandolo come “fregalismo” eppure il governo Monti non prende nemmeno in considerazione il Mezzogiorno…
«Il signor Monti deve essere informato che l’Italia esiste anche sotto Roma. Persino sotto Napoli. Il presidente del consiglio si dimentica di parlare del rilancio del sud e dovrebbe chiamare Mauro Moretti per mandarlo immediatamente a casa. Tuttavia nel governo tecnico c’è anche un ottimo ministro come Fabrizio Barca (Ministro alla Coesione Territoriale) che sta lavorando benissimo e sottotraccia. Ma sino ad oggi, Barca è davvero l’unico elemento positivo».
Crede che il Movimento dei forconi sia la mossa decisiva per il risveglio del sud?
«Questo movimento è figlio della pura disperazione e non ha, alle sue spalle, una programmazione né una strategia vera e propria. E’ difficile fare previsioni poiché nel passato movimenti nati in questo modo hanno ottenuto grandi risultati ma, spesso, sono finiti assai male, come accadde ai Vespri. La speranza è che l’Italia scopra e si interroghi sul disagio del sud e soprattutto che i meridionali, prendano finalmente coscienza della propria condizione disperata e comincino ad esigere, non solo a pietire».
A proposito di Equitalia, crede che si corra il rischio di una degenerazione del malcontento popolare?
Equitalia, pur se deve ottemperare a fini legittimi, ha ottenuto dei poteri eccessivi che le permettono di essere prepotente verso il cittadino. L’idea che per recuperare poche centinaia di euro si impedisca all’intera azienda di lavorare, mi sembra folle o peggio, in malafede. Pensate che nel Tavoliere molti imprenditori hanno dovuto svendere la propria azienda perché gli avevano reso inutilizzabile macchinari di enorme valore. Sono solo prepotenze o bisogna domandarsi a chi faccia comodo tutto ciò? Se io fossi un mafioso approfitterei di questa occasione per riciclare il mio denaro. Sono solo sospetti ovviamente, ma che senso ha mettere in ginocchio delle aziende sane, pignorare case e rovinare vite solo per recuperare pochi soldi? Dov’è l’equità di questa Italia?
Fonte: Settimanale “Centonove” del 20 gennaio 2012