Marco Travaglio attacca: «Più fanno leggi ad personam, più dimostrano la loro debolezza»
Era l’ospite più atteso al festival del giornalismo d’inchiesta. E non ha deluso il suo pubblico.
Torinese classe ’64,editorialista e co-fondatore de Il Fatto Quotidiano. Fra i tanti nomi eccellenti presenti 2° festival del giornalismo d’inchiesta “A Chiarelettere”, Marco Travaglio era certamente il più atteso e difatti il suo incontro/spettacolo, Povera Patria, era davvero gremito, colmando ogni tipo di posto disponibile nel cortile del Complesso San Pietro che l’ospitava.
Travaglio ha cominciato subito con una precisazione che ha chiarito il senso dell’intera serata: “Il titolo ha un che di pessimista, di rassegnazione che non condivido appieno, difatti penso che questo sia un momento non dico allegro ma molto interessante, soprattutto per chi fa il mestiere di giornalista ma anche per chi fa quello di cittadino. Come tutti i momenti in cui il sistema va in crisi si aprono degli squarci di libertà nei quali ci si può infilare per fare delle cose dirompenti.”
Il riferimento a «il Fatto Quotidiano» di cui lo stesso Travaglio è anche azionista è lampante, difatti continua: “Insieme ad altri colleghi siamo riusciti a far nascere questo giornale di cui un anno fa cominciavamo a parlare proprio qui a Marsala. C’era grande prudenza anche un logico timore di non farcela ed invece abbiamo avuto una grande risposta da parte dei lettori e degli abbonati e solo a loro, oggi, dobbiamo rendere conto del nostro operato. Ma è bene sapere che non tutti i giornalisti hanno questo “potere”, anzi, la maggior parte di loro passa più tempo a cercare di convincere l’editore a pubblicare le notizie piuttosto che a cercarle. Invece noi dobbiamo solo cercare le notizie, verificarle e scrivere il pezzo. Sembra strano ma è così. Al massimo la notizia passa il giorno dopo per questioni di spazio. Forse anche Il Manifesto agisce così ma loro non possono condurre la nostra battaglia contro il finanziamento pubblico ai giornali, altro enorme conflitto di interessi. Vi spiego come funziona: ogni anno il governo, intorno all’autunno, fa sapere che eliminerà questo contributo che è vitale per molti quotidiani e così scatta la gara a chi chiama per primo per questa questua legalizzata sino a che appare Gianni Letta che annuncia sorridente che anche per questa volta il peggio è passato. Capite che c’è una spada di Damocle che pesa ogni anno sui giornali e soprattutto sugli editori? Sarebbe irrazionale credere che non abbia un peso…”
Inevitabilmente Travaglio affronta la questione morale e il degrado politico italiano attuale: “C’è una magistratura che vuole fare ancora il proprio mestiere ed è riuscita ancora una volta a scoperchiare una serie di scandali in giro per l’Italia e tutto questo nonostante abbia dovuto far fronte a numerosi ostacoli al proprio operato. Nel mio ultimo libro, “Ad Personam” (Chiarelettere) ho contato circa 105 leggi fatte per tutelare gli interessi di una persona. Nello specifico sono 38 quelle fatte per tutelare gli interessi giudiziari, finanziari e affaristici di Silvio Berlusconi ma poi ce ne sono un’altra settantina che sono state fatte da maggioranze bipartisan, talvolta unanimi, per sistemare gli affari di poche persone: dalla legge pro-Sofri fatta dal centro-sinistra, alle leggi pro-mafia fatte dal centro-destra e dal centro-sinistra insieme, alle leggi pro-Confindustria, pro-Telecom, pro-Sismi per coprire le vergogne e le deviazioni dei nostri servizi segreti pubblici e privati, le leggi pro-Dell’Utri, pro-Previti, alle leggi per i furbetti del quartierino, l’indulto all’allargato ai reati dei colletti bianchi eppure – continua Travaglio – nonostante questa fiumana incontenibile di leggi ad personam che hanno di fatto privatizzato la seconda Repubblica, ancora la magistratura e i giornalisti riescono a fare il proprio dovere. Secondo me il fatto stesso che si continuino a progettare nuove leggi ad personam è motivo di grande ottimismo perché vuol dire che dopo 15 anni non hanno ancora ottenuto il loro scopo e dunque hanno ancora paura che qualche magistrato o qualche giornalista riesca a scoprire i loro reati, altrimenti non si vedrebbe per quale motivo, nel 2010, si vuole tentare di bloccare, anzi abolire, sia la cronaca che le indagini giudiziarie perché sono proprio questi gli obiettivi della cosiddetta legge sulle intercettazioni. Più fanno leggi ad personam più dimostrano la loro debolezza, evidentemente quello che fanno nella loro quotidianità è talmente grosso che non c’è coperchio che possa coprirlo.”
Quindi sembra esserci ancora un residuo di speranza per chi dissente e difatti Travaglio prosegue: “Per molti anni noi giornalisti ci siamo chiesti se esistesse un’asticella sotto la quale non si potesse scendere, un limite oltre il quale non si potesse andare. Ecco, la buona notizia è che il caso-Scajola cui, vale la pena ricordarlo, è stata acquistata una casa a sua insaputa, ha finalmente rivelato un limite invalicabile persino per gli elettori di destra che hanno subissato i loro giornali di riferimento di lettere di protesta. Pensate che quest’acquisto era talmente a sua insaputa che si vantava con Lory Del Santo dell’affare che aveva fatto acquistando a così poco prezzo un appartamento di ben 250 metri quadrati davanti al Colosseo… 250 metri quadrati, mica un mezzanino, come ha provato a difendersi in prima battuta Scajola.”
Riguardo la libertà di stampa, Travaglio rincara la dose: “È vero che siamo considerati da Freedom House un paese semi-libero e abbiamo un assetto editoriale assurdo. Tuttavia è bene sapere che ai giornalisti, per contratto, è garantita la possibilità di non firmare un pezzo che non avrebbero voluto scrivere e che invece gli è stato imposto dalla proprietà del giornale. Immaginate se domani aprendo il giornale trovaste un pezzo non firmato, diversi articoli non firmati, non vi verrebbe la curiosità di capire cosa c’è dietro? Per questo motivo apprezzo la scelta della Busi di togliere la propria faccia dal TG1 di Minzolini, dato che il suo volto equivale ad una firma a fondo di un pezzo.”
E sempre a proposito di libertà di stampa, Marco Travaglio rivela: “Molto spesso giornalisti chiamano in forma anonima la nostra redazione per “consegnarci” gratuitamente una notizia che il loro giornale non intendeva pubblicare. Una sorta di sabotaggio silenzioso che mi fa convincere che questo periodo non è certamente allegro ma è sicuramente interessante.”
FRANCESCO MUSOLINO®
Fonte: http://www.tempostretto.it del 28 maggio 2010
Pubblicato il 2010/05/28, in Interviste con tag berlusconi, chiarelettere, colosseo, del santo, dell'utri, di pietro, fatto quotidiano, festival, finanziamento, inchiesta, leggi, letta, manifesto, marsala, patria, personam, povera, scajola, telecom, travaglio. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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