Gianni Barbacetto: «Tangentopoli? Un’occasione sprecata»


Gianni Barbacetto

Gianni Barbacetto

Il 17 febbraio 1992, con l’arresto di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro di spicco del PSI milanese, scoppiò Tangentopoli. A vent’anni di distanza, tre voci di punta del giornalismo d’inchiesta italiano – Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio – hanno ricostruito in Mani Pulite (Chiarelettere – Pp 912  Euro 19,60) tutto ciò che accadde con una cronologia degli eventi precisa e dettagliata che fa di questo volume un vero e proprio documento imprescindibile per capire cosa fu Tangentopoli e come si arrivò a quella catastrofe etico-giudiziaria. Ma, come spiega Barbacetto, il pericolo è tutt’altro che scampato visto che il peso della corruzione oggi è di ben 60 miliardi annui.

Vent’anni è ingiusto dire che Tangentopoli è stata un’occasione persa?

Purtroppo è stata un’occasione persa per la politica che non ha colto l’occasione per rinnovare davvero le regole del gioco e gli uomini che lo conducono. Il sistema dei partiti è apparentemente crollato perchè c’è stato solo un ricambio di facciata, che ha riciclato fin troppi protagonisti nella cosiddetta seconda repubblica. Soprattutto non sono cambiati i metodi e gli stili di lavoro.

Dunque al cittadino cosa resta da fare dinnanzi al male della corruzione? Deve rassegnarsi o scendere in piazza?

Nessuna constatazione della gravità del male della corruzione ci deve portare alla rassegnazione, alla passiva accettazione. Al contrario bisogna informarsi e cercare di cambiare le cose con il proprio voto e con l’impegno personale. Le dichiarazioni del presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, evidenziano che siamo ormai prossimi ad un nuovo collasso strutturale e non possiamo permetterci ancora una volta che il nuovo sistema politico sia la semplice prosecuzione del precedente, come accadde dopo il ’92. Il costo annuo della corruzione è di ben 60 miliardi l’anno e oggi l’Italia oscilla sull’orlo della crisi greca, per questo si tratta di un fallimento non solo morale, di un danno che ci impedisce di crescere.

20120306135743_libro_320La responsabilità civile dei magistrati crede che andrebbe auspicata o temuta?

Se si vuol fare pagare un magistrato che sbaglia, allora dico sì, ma è già così. Un magistrato che compie un reato, viene processato e se fa un errore grave, viene sottoposto a procedimento disciplinare. Se invece la responsabilità civile è la minaccia che qualunque indagato possa portare in tribunale il proprio giudice, ciò vorrebbe dire il collasso del sistema giudiziario perché basterebbe una disponibilità economica per bloccare il processo. I magistrati lavorerebbero con il rischio di risarcimenti milionari e non sarebbero, di fatto, più liberi di giudicare anche il potente per il timore di venire trascinati in cause eterne. I giudici ovviamente devono lavorare bene ma devono essere liberi di farlo con il massimo della serenità.

Francesco Musolino 

Fonte: Settimanale Il Futurista – giovedì 1 marzo 2012

Informazioni su Francesco Musolino

Francesco Musolino (Messina, 1981) è giornalista culturale e scrittore. Collabora con diverse testate nazionali, fra cui Il Messaggero, L’Espresso, Specchio e La Repubblica. Nel 2019 ha esordito con il romanzo L’attimo prima (Rizzoli, 2019), seguito dal saggio Le incredibili curiosità della Sicilia (Newton Compton, 2019) e nel 2022 pubblica "Mare mosso" (Edizioni e/o), un noir mediterraneo ispirato da fatti reali. Ideatore del no profit @Stoleggendo, membro del collettivo Piccoli Maestri, conduttore televisivo e docente di scrittura creativa.

Pubblicato il 2012/03/10, in Interviste con tag , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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