#ioleggoperché e la lettura in Italia. L’opinione di Fabio Geda, Marco Missiroli, Stefano Petrocchi, Stefano Piedimonte e Nadia Terranova
Alla vigilia della sua prima edizione, la manifestazione #ioleggoperché si annuncia come una mobilitazione di massa sotto l’egida dell’Associazione Italiana Editori per promuovere la lettura. In campo ci sono numeri impressionanti come le 240mila copie di 24 longseller che verranno donati ai non-lettori da trentamila volontari, i Messaggeri. Giovedì 23 aprile sono previsti oltre mille eventi in contemporanea lungo tutta la penisola e c’è attesa per il ritorno dei libri in prime-time con la diretta (Rai3, 21.05) della serata condotta da Pierfrancesco Favino dall’Hangar Bicocca di Milano con numerosissimi ospiti per condividere insieme i libri amati. Un’iniziativa fortemente mediatica – ma non priva di critiche – tanto che #ioleggoperché ha persino un suo inno inciso da Samuele Bersani e Pacifico con Francesco Guccini: “Le storie che non conosci”. Basterà a superare la crisi della lettura? Gazzetta del Sud ha voluto approfondire il tema chiedendo ad alcuni scrittori cosa ne pensano.
Davvero entusiasta è lo scrittore riminese Marco Missiroli, in classifica con “Atti osceni in luogo privato”, edito da Feltrinelli. «#ioleggoperché è un percorso di libri e lettori. È una macchina del tempo che unisce ere, scrittori, pubblicazioni e voci con un’unica finalità: il contagio, la contaminazione. I lettori – prosegue Missiroli – si seminano con il libro giusto al momento giusto: dovrebbero farlo le scuole e gli insegnanti, calcolando il grado di resistenza alla noia dell’età dei loro alunni e consigliare il libro giusto. Ogni libro giusto è un patrimonio, cavallo di Troia e attivatore di coscienza letteraria». Sullo stesso piano Stefano Petrocchi, direttore della celebre Fondazione Bellonci: «Ben venga ogni manifestazione che si proponga di portare il libro al centro dello spazio pubblico: a scuola, nelle piazze, in tv. L’amore per i libri – prosegue Petrocchi che ha aperto gli archivi della memoria ne “La polveriera” (Mondadori) – non è un seme che si pianta, nasce spontaneamente. Bisogna preparare però il terreno di coltura, facendo sapere ai ragazzi che c’è un libro, una storia che li sta aspettando, e far sì che questo libro e questa storia siano a portata di mano o di mouse». Le luci e le ombre dell’iniziativa le mette in mostra la scrittrice messinese Nadia Terranova che ha felicemente esordito con il romanzo “Gli anni al contrario” per Einaudi. «Ho delle perplessità sulla vaghezza dell’operazione e sull’esaltazione dell’esercizio della lettura fine a sé stesso. Più che #ioleggoperché, avrei fatto #ioleggocosa, anche dibattendo ferocemente sui contenuti. La cultura serve a questo. Tuttavia ho visto che in molti centri, soprattutto periferici, sta servendo ad aggregare e incuriosire, quindi non me la sento di demolirla, anzi, spero che il prossimo anno si ripeta accogliendo molte critiche che sono state fatte». Anche lo scrittore napoletano Stefano Piedimonte, attualmente al lavoro per un romanzo in uscita per Rizzoli, è sulla stessa linea: «le occasioni a favore dei libri sono tutte da apprezzare, dal grosso festival letterario con nomi internazionali all’iniziativa del singolo che – come il sottoscritto – dimentica in aereo il romanzo che stava leggendo e non prova neanche a recuperarlo pensando che poi lo leggerà qualcun altro. Bisognerebbe intanto creare nuove iniziative – continua Piedimonte – ma spesso si parte dal presupposto che non ne valga la pena. I lettori sono pochi e restano tali proprio perché non ci sono iniziative. E’ un circolo vizioso che va smontato». Ma non ci sono solo plausi per #ioleggoperché. Fra i più critici il torinese Fabio Geda, uno degli autori italiani più amati dagli studenti per il suo super best-seller, “Nel mare ci sono i coccodrilli”, edito da Baldini&Castoldi. «Credo che tentare di acchiappare nuovi lettori propinando loro ventiquattro romanzi scelti da qualcuno che non sia il lettore stesso sia una delle sciocchezze più colossali che l’Associazione Italiana Editori abbia mai partorito. Invece di proporre l’immenso catalogo di universi narrativi disponibili, incoraggiando le persone non a scegliere ma a “farsi scegliere” da una storia, ecco che si rifà lo stesso errore perpetrato ogni giorno in migliaia di scuole, imponendo dall’alto i testi invece di spalancare le porte della percezione grazie all’offerta di librerie e biblioteche. Faccio notare che l’Aie non ha voluto firmare la petizione a favore della biblioteche scolastiche promossa da Torino Rete Libri. Evidentemente preferisce fare regali agli editori acquistando qualche manciata di libri piuttosto che investire nell’educazione alla lettura dei lettori di domani».
Francesco Musolino®
Fonte: 22 aprile, Gazzetta del Sud
Pubblicato il 2015/04/24, in Interviste, Varie ed eventuali con tag #ioleggoperché, aie, baldini&castoldi, bellonci, einaudi, gazzetta del sud, geda, lettori, lettura, missiroli, mondadori, petrocchi, piedimonte, rizzoli, terranova. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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