#HoLettoCose – La notte dell’innocenza (Mario Desiati, Rizzoli, 2015).
#HoLettoCose – La notte dell’innocenza (Mario Desiati, Rizzoli, 2015).
Non è bello rendersi conto che non impariamo dai nostri sbagli. Stanotte ho letto d’un fiato il nuovo libro di Mario Desiati, La notte dell’innocenza (Rizzoli) e sono andato a dormire pieno di dubbi. All’indomani del derby di Torino (vinto dai granata per 2 a 1) restano sul piatto tante domande ma soprattutto una: com’è possibile entrare allo stadio con una bomba carta? Perché la competizione sportiva – calcistica, ahimè – può spingerci ben oltre gli istinti animaleschi, desiderando non soltanto la sconfitta del nostro avversario ma proprio il suo annientamento?
L’ottava puntata di #HoLettoCose la mia rubrica libri online, scanzonata emotiva e non richiesta parla di un libro che straccia il velo dell’oblio. Mario Desiati ha scritto un bel libro che sta sul limitare fra il romanzo e il saggio. Il punto di vista scelto è quello che affonda le mani nella memoria del bambino che è stato, che torna a casa dal campetto di calcio di provincia con le macchie d’erba e ancora tanti sogni nuovi di zecca, per piazzarsi davanti alla tv, per rimirare i propri idoli. Ma al contempo, Desiati sin dalle prime pagine apre ad alcune riflessioni interessanti, sui legami viscerali che si legano alla nostra passione sportiva.
E’ il 29 maggio 1985, la notte dell’Heysel. Mario è un bambino di otto anni, ignaro. Alla tv, il mitico Bruno Pizzul dovrà raccontare una serata drammatica che si chiuderà con trentanove morti e oltre seicento feriti. La finale di Coppa Campioni diventa una resa dei conti, una vendetta sanguinosa degli hooligans inglesi contro inermi tifosi italiani spediti nel settore Z, aggrediti con spranghe, tirapugni e pezzi di cemento di un rovinoso stadio che viene giù. Tutto questo davanti a pochi poliziotti che non capiscono il dramma. Tutto questo nonostante allarmi inascoltati. A telecamere spente, si consuma un dramma ma i morti verranno presto declassati, come sottolinea Desiati, saranno «morti di serie C», frettolosamente rispediti in patria, alcuni nemmeno suturati e i loro effetti personali saranno preda degli sciacalli, degli hooligans. Trofei di guerra.
Il 29 maggio prossimo saranno trascorsi trent’anni da quella notte dell’Heysel ma la sensazione è che non abbiamo affatto imparato la lezione. Gli allarmi si infrangono sul garantismo all’italiana capace di piegarsi sempre alle esigenze più nefaste, spalancando le porte dei salotti tv ad opinionisti di ogni tipo, al qualunquismo degenerante.
Ad un certo punto, a pagina 124, Desiati scrive:
«è qui che ho avuto la percezione di vergognarmi di essere italiano. Parlando dell’Heysel mi sono imbattuto in uomini che non solidarizzavano con le vittime, non condannavano i carnefici».
Si giocherà la partita. I calciatori sono costretti a farla, persino a mostrare la coppa vinta grazie ad un rigore di Platini al 56’. Quella notte cambierà tutto. Ma non per tutti. Questo libro è una bussola per non dimenticare. Speriamo di essere finalmente pronti.
«Ci hanno consegnato una coppa e ci hanno detto di mostrarla ai tifosi. Non ci rimaneva che terminare la nostra recita».
«In Occidente nel ventesimo secolo vi sono stati più morti in scontri tra tifosi che in guerre di religione».
«La rete leggera cade facilmente, viene tagliata, scavalcata, non c’è più; un parà reduce della guerra delle Falkland chiama la carica, la gente scappa, cerca una via di fuga verso il prato, ma i pochi poliziotti presenti non capiscono il dramma in corso e manganellano gli italiani che vogliono fuggire dal settore e scavalcano la recinzione che lo divide dal campo».
p.s. Leggetelo. E se ne avete voglia, mi trovate su Facebook o sul progetto @Stoleggendo
Pubblicato il 2015/04/28, in Uncategorized con tag bomba, calcio, condanna, desiati, heysel, innocenza, juventus, liverpool, Mario Desiati, memoria, morti, rizzoli, settore z, vergogna, violenza. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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