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Professione abbandonologa. La scrittrice Carmen Pellegrino si racconta.
Alento è un borgo abbandonato e immaginario che sorge su una terra inesorabilmente destinata a franare, portandosi via tutto, la memoria in primis, dei luoghi così come degli abitanti. Alento è un simbolo, celebra il valore e l’importanza della lentezza in un’epoca in cui la velocità fagocita tutto. Alento, infine, rappresenta uno di quei luoghi – e sono migliaia lungo la nostra penisola – in cui il tempo si è fermato per sempre. E proprio qui, in questo borgo che non si trova nelle mappe, la scrittrice campana Carmen Pellegrino, ha voluto ambientare il suo romanzo d’esordio “Cade la terra” (Giunti, pp.220 €14), finalista alla 53° edizione del Premio Campiello e già vincitore del Premio Rapallo Carige Opera. In “Cade la terra” la Pellegrino parte dalle sorti segnate di Alento per raccontare soprattutto le vicende della sua ultima abitante, Estella e del suo desiderio di resistere, di tenere in vita la memoria delle anime degli scomparsi, ricomponendo le loro esistenze con un coro di voci e dialoghi dagli echi novecenteschi, restituendo così valore a chi viene dimenticato dalla storia e cancellato dal tempo. Grazie alla fortuna del suo libro e alla serietà dei suoi studi condotti sul campo, la Pellegrino (classe ’77) – dopo aver indagato alcuni dei nodi salienti della modernità, concentrando i suoi studi sui movimenti collettivi di dissidenza e successivamente concentrando i suoi studi sul razzismo, l’esclusione sociale e le condizioni di sfruttamento dei migranti – ha posto le basi per la nascita dell’abbandonologia, ovvero una scienza dell’abbandono come forma di recupero alla coscienza del vissuto storico dei luoghi. La Gazzetta del Sud seguirà la fase finale del premio Campiello dialogando con i cinque finalisti – Marco Balzano con “L’ultimo arrivato” (Sellerio), Paolo Colagrande con “Senti le rane” (Nottetempo), Vittorio Giacopini con “La Mappa” (Il Saggiatore), Carmen Pellegrino con “Cade la terra” (Giunti) e Antonio Scurati con “Il tempo migliore della nostra vita” (Bompiani) – partendo proprio dall’unica autrice femminile in gara (curiosamente la stessa proporzione di genere vista anche nella 69a edizione del Premio Strega), la scrittrice napoletana Carmen Pellegrino. Leggi il resto di questa voce