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Peter Cameron: return to Sicily.

Peter Cameron

Peter Cameron

Ad un anno di distanza, il romanziere statunitense Peter Cameron tornerà in Sicilia. Difatti, dopo essersi innamorato di Messina e delle sue primizie culinarie – in una avvincente due giorni per presentare “Il Weekend” che abbiamo raccontato su questo giornale – Cameron, già autore bestseller con “Un giorno questo dolore ti sarà utile” e “Quella sera dorata” (in Italia tutti i suoi libri sono editi da Adelphi), farà ritorno sull’isola per incontrare i suoi lettori palermitani. L’occasione sarà una doppia presentazione coordinata dalla libreria Modusvivendi: lunedì 16 giugno ore 20.30 (nell’ambito della bella iniziativa “Citofonare Modus”) e martedì 17 alle ore 18.30, con la partecipazione della scrittrice siciliana Beatrice Monroy. Nel capoluogo siciliano, Cameron presenterà “Andorra”, il suo secondo romanzo in ordine cronologico, che arriva in Italia dopo ben diciassette anni dalla sua pubblicazione. Ed era un libro atteso poiché “Andorra” (Adelphi, pp.236 €18) rappresenta il filone più oscuro e noir della scrittura di Cameron – il suo gemello è senza dubbio “Coral Glynn” per complessità di intreccio e tono narrativo – e per tale motivo chi ama la scrittura del fine romanziere nato a Pompton Plains, lo attendeva con grande curiosità. Leggi il resto di questa voce

«Ho sempre preferito la finzione letteraria alla realtà». Peter Cameron si racconta

Nel momento stesso in cui consentiamo a uno scrittore di entrare nel nostro personalissimo Olimpo, aspettando con crescente frenesia la pubblicazione (e la traduzione) del suo ultimo libro per poi divorarlo nello spazio di pochi giorni, qualcuno di buon cuore dovrebbe rammentarci che anche il più magnetico dei romanzieri – capace di affascinarci con la sua prosa e l’inventiva delle sue trame – rimane sempre un essere umano, con i pregi ma anche con i suoi difetti e umane debolezze. Ci risparmieremmo cocenti delusioni dinanzi alle bizze e ai capricci cui spesso sono abituati gli addetti ai lavori del mondo editoriale. Rammentando questa verità ho incontrato per Linkiesta il romanziere statunitense, Peter Cameron, autore di punta per la casa editrice Adelphi, tornato in libreria con Il Weekend, dopo i grandi successi raccolti con Quella sera dorata (115 mila copie, 17 edizioni) e Un giorno questo dolore ti sarà utile (157 mila copie, 20 ed.) cui sono seguiti Paura della matematica e il più recente Coral Glynn. L’autore era in Sicilia per la sua prima volta inaugurando un tour promozionale che si concluderà con due attesi incontri al Festivaletteratura di Mantova. Fortunatamente, è bastato uno sguardo a quest’uomo di 53 anni, dal fisico asciutto e lo sguardo tenero, per tirare un sospiro di sollievo: Peter Cameron è esattamente come te lo immagini. La sua voce calma e profonda sembra venire fuori direttamente dalle pagine dei suoi libri densi di pathos, costantemente tesi a indagare l’animo umano alla ricerca del significato delle nostre passioni, con uno stile satinato e una prosa sempre elegante, persino nel cogliere con precisione le idiosincrasie che mandano in pezzi gli amori apparentemente più solidi e borghesi. Leggi il resto di questa voce

Peter Cameron: «Scrivere è l’escamotage perfetto per abbracciare il dolore».

cameronPura letteratura, noir o romanzo storico? É sempre un’impresa ardua apporre un’etichetta ad un libro, ma questa semplificazione sembra  impossibile per i libri dello scrittore statunitense Peter Cameron, già autore di best-seller come Quella sera dorata e Un giorno questo dolore ti sarà utile. Cameron, già annoverato dalla critica come uno dei maggiori esponenti della letteratura americana contemporanea, ritorna in libreria con Coral Glynn, lanciato in contemporanea negli States e in Italia, dove è pubblicato da Adelphi (pp. 212, €18, trad. it. di Giuseppina Oneto). Al centro della vicenda troviamo Coral Glynn, un’infermiera a domicilio rimasta sola al mondo e con una visione totalmente disincantata della vita. Eppure sarà proprio il suo arrivo a villa Hart, nella brumosa quiete della campagna inglese degli anni ’50, a sconvolgere il torpore sentimentale del maggiore Clement Hart, spingendolo a dichiararsi alla giovane per timore di sprofondare nella solitudine. Cameron, con una prosa limpida e sempre scorrevole che non presta mai il fianco alla banalità, cercherà di sondare i misteri del cuore e del passato di Coral, un personaggio su cui resterà sempre una misteriosa, quanto affascinante, aura di mistero.

Il vero mistero di questo romanzo sembra essere proprio la vita emotiva di Coral, è d’accordo?

«Certamente uno dei temi principali del libro è quello del difetto di comunicazione e di come questo influenzi le nostre relazioni umane, rivelandoci come sia davvero difficile, forse impossibile, sapere chi siano davvero le persone con cui condividiamo la nostra vita, anche quella più intima».

Coral sembra essere uno dei suoi personaggi più ottimisti, perché riesce a trovare la sua strada, a superare i suoi blocchi…

«Sono d’accordo. Quando ho cominciato a scrivere Coral Glynn volevo che si parlasse di come noi tutti, affrontiamo diversamente le nostre repressioni e la mia protagonista doveva essere capace di affrontare i suoi limiti, per non lasciarsi bloccare dal suo passato. Al contrario Clement è molto più incline a rimuginare. Coral vuole fortemente un futuro, è decisa a sceglierselo, anche a costo di deludere chi la circonda».

Clement era convinto di aver esiliato l’amore ma con Coral cambia tutto. È possibile proteggersi dai sentimenti o ne siamo tutti preda?

«Mi piace pensare che siamo tutti in grado di trascendere noi stessi, di superare i nostri blocchi emotivi, le nostre false convinzioni, evolvendoci dinanzi alla vita. Bisogna riconoscere che non dipende solo dalle interazioni con gli altri, al contrario serve soprattutto grande forza di volontà per rimettersi in gioco. In definitiva credo che il succo stesso della vita sia proprio il continuo cambiamento».

Lei scrive che l’amore è sconcertante proprio perché è assolutamente logico. Sfatiamo uno dei classici luoghi comuni?

«Le emozioni sono sempre sconcertanti perché non temono la logica, anzi la sovvertono. Sono convinto che i sentimenti e le emozioni siano le uniche cose che ci mantengono fedeli a noi stessi, ciò che ci rammenta chi siamo e cosa proviamo davvero».

In Coral Glynn mette su pagina una girandola di sentimenti e passioni non corrisposte. È possibile essere pienamente felici o bisogna sempre trovare un compromesso con il proprio partner?

«Ho sempre concepito i rapporti fra le persone come qualcosa di estremamente fluido, soggetti a continui alti e bassi, del resto le relazioni non possono essere statiche poiché noi stessi non lo siamo. Mi rendo conto che l’impossibilità di avere uno schema su cosa si debba fare per essere felici in amore può essere una vera sciagura, ma per noi romanzieri è certamente una gran fortuna».

Da dove vengono le sue storie e i suoi personaggi? Si trovano nella realtà che la circonda o nel suo inconscio?

«Scrivere un libro è sempre un’esperienza complessa. Delle volte sento di essere un mezzo, un veicolo per un linguaggio che viene da luoghi che non conosco, magari inconsci. Altre volte, invece, scrivere somiglia proprio ad una lotta, del resto io cerco sempre di procedere, di andare avanti ma alla fine, torno sempre indietro su ciò che ho scritto, lavorando su ogni frase, cercando di renderla perfetta. Sinceramente credo che la mia prosa sia un giusto compromesso fra spontaneità e un lavoro di rilettura costante».

Il dolore, inteso in senso lato, è sovente al centro dei suoi romanzi. Per lei la scrittura è anche un’esperienza catartica?

«Non parlerei di catarsi vera e propria però quando leggo un bel libro mi sento sicuramente meno solo e per questo considero la letteratura come un modo per rammentare a me stesso che sono vivo. Credo che scrivere sia un escamotage perfetto per superare, comprendere, e in fin dei conti abbracciare il mio dolore, trasformandolo in un’opera letteraria».

FRANCESCO MUSOLINO®

Fonte: La Gazzetta del Sud