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Il grande ritorno di Rocco Schiavone, fra complotti e tradimenti.

PULVIS ET UMBRA – ANTONIO MANZINI – Sellerio, pp. 416 euro 15

FRANCESCO MUSOLINO

Pulvis et Umbra (edito da Sellerio) è la sesta avventura del vicequestore Rocco Schiavone, creato dalla penna di Antonio Manzini e felicemente già approdato sugli schermi di RaiDue, interpretato da Marco Giallini. Romano verace, Schiavone è stato strappato all’Urbe come punizione per la sua condotta non certo irreprensibile e il suo inserimento nella fredda Aosta stenta a decollare, fra giornalisti vendicativi e superiori ostili. Nel frattempo dal Ministero continuano a tenerlo nel mirino e a rendergli la vita difficile – verrà privato persino del suo ufficio e confinato in una sorta di sgabuzzino delle scope – e Schiavone reagirà malissimo, delegando tutto ai colleghi con esiti tragicomici. Il vicequestore Schiavone continua a rimpiangere e a vivere nel rimorso per la scomparsa della sua defunta Marina ma, nel frattempo, due figure femminili si fanno più prossime: il commissario alla scientifica, la siciliana Michela Gambino che crede nei complotti e soprattutto l’agente Caterina Rispoli, con la quale il feeling sembra già scattato da tempo e stuzzica il lettore. Schiavone inquadra tutta la propria esistenza nel tentativo di scansare le seccature eppure spiazza il lettore accogliendo il giovane Gabriele, il vicino di casa scapestrato, rivelando nei suoi confronti una tenerezza insospettabile, tanto da impartirgli persino burbere lezioni di vita da strada. Con questo libro Manzini conduce il proprio personaggio ad un giro di boa. Sarà impegnato in una doppia indagine per omicidio apparentemente non collegata e finirà per incassare una sonora sconfitta, chinando il capo, con amarezza alla Ragion di Stato e obbedendo agli ordini dei propri superiori. Ma Rocco dovrà fare i conti con gli amici di una vita e il loro voltafaccia inaspettato. Tempi duri si profilano all’orizzonte per il vicequestore Rocco Schiavone e in attesa della seconda serie su RaiDue – già in lavorazione – il libro è scattato, con merito, in cima alle classifiche di vendita. Riuscirà Schiavone a mandar giù i rospi e tenere a bada il suo amor proprio o prossimamente – con buona pace della sua passione per le Clark’s – sarà trasferito direttamente sulle Dolomiti, fra bufere e skylift?

 

Antonio Manzini, Sull’orlo del precipizio, Sellerio editore (Gazzatta del Sud, 9 dicembre 2015)

 

5895-3Cosa succederebbe se tutte le principali case editrici si ritrovassero riunite sotto un’unica sigla? Antonio Manzini – scrittore di successo grazie al “suo” vicequestore Rocco Schiavone, che approderà prossimamente in tv – torna in libreria con un delizioso racconto in cui immagina una distopia editoriale che richiama 1984 di George Orwell e strizza l’occhio all’attualità, lanciando ombre sul prossimo futuro dopo l’avvento di “Mondazzoli”. La vicenda si apre con il celebre scrittore Giorgio Volpe che ha appena terminato il suo nuovo e attesissimo romanzo. Campione di vendite, vincitore di tutti i premi più prestigiosi e amato persino dalla critica, Volpe viene travolto dall’affetto della casa editrice, certi che questo suo nuovo libro lascerà il segno, tanto nelle classifiche che nei cuori dei lettori. Tutto sembra perfetto ma da un giorno all’altro, le tre case editrici principali italiane – la Gozzi la Bardi e la Molossi – convergono in un unico polo editoriale, il Gruppo Sigma. E tutto muta dal giorno alla notte. In questo capovolgimento Manzini tira fuori una vena surreale che sfiora con successo il parossismo, facendo ridere e al contempo, riflettere il lettore. La sua storica editor “è stata mandata in pensione” e alla sua porta si presentano due sconosciuti, Aldo e Sergej, con inquietanti pretese e minacce di sanzioni per il tempo sprecato. Ciò che Volpe non sa è che la nuova casa editrice – con mercato succursale in Russia – ha delle sue precise regole riguardo i contenuti dei libri («Avventura sì, malattie no. Matrimonio sì. Corna sì, solo se poi pace. Corna e divorzio no. Sesso tanto»). Ma siamo solo all’inizio perché nemmeno i classici  si salvano, ri-editati per essere adattati al nuovo pubblico. Proprio Sergej ha sforbiciato senza ritegno Guerra e Pace: lasciando «solo Pace. Guerra la togliamo tutta». Perché? «Non si può angosciare il lettore. Pace, amore, ottimismo e fratellanza, ecco le nuove direttive Sigma!». Un vero incubo da cui non si salvano nemmeno Manzoni e Gadda che vengono riscritti con un tono più giovane e moderno, sennò «sai che palle». Con queste direttive in un attimo i bravi del Manzoni diventano dei coatti che minacciano Don Abbondio con uno stile da borgatari, perché «è così che si avvicinano i giovani alla letteratura». Volpe combatterà la sua fiera battaglia ma la Sigma conosce le regole del mercato e il valore economico delle parole. Con “Sull’orlo del precipizio”, Manzini firma una riuscita e attualissima distopia che, speriamo vivamente, valga da monito per i padroni dell’editoria che arriveranno in futuro.

Antonio Manzini – Sull’orlo del precipizio – Sellerio, pp.128 €8

Francesco Musolino®