Archivi Blog

I nuovi mediatori culturali, dal web alla radio, dalla carta stampata alla tv.

zanchiniLa 29esima edizione del Salone Internazionale del libro di Torino è stata archiviata registrando, nell’arco delle cinque giornate complessive, un incremento di visitatori del 4,05% rispetto al 2015. Verrà ricordato come il Salone dei giovani (oltre 25.000 complessivi) e degli eventi in diretta streaming. Questa è stata l’edizione della kermesse torinese che ha concesso più spazio alle tematiche food e delle code sterminate per accedere agli eventi sold-out con Checco Zalone, Luciano Ligabue e Roberto Saviano. Ma una volta chiusi i cancelli, liberati gli stand dei padiglioni del Lingotto, restano sul campo tante domande sul futuro dell’editoria. Leggi il resto di questa voce

Antonio Manzini, Sull’orlo del precipizio, Sellerio editore (Gazzatta del Sud, 9 dicembre 2015)

 

5895-3Cosa succederebbe se tutte le principali case editrici si ritrovassero riunite sotto un’unica sigla? Antonio Manzini – scrittore di successo grazie al “suo” vicequestore Rocco Schiavone, che approderà prossimamente in tv – torna in libreria con un delizioso racconto in cui immagina una distopia editoriale che richiama 1984 di George Orwell e strizza l’occhio all’attualità, lanciando ombre sul prossimo futuro dopo l’avvento di “Mondazzoli”. La vicenda si apre con il celebre scrittore Giorgio Volpe che ha appena terminato il suo nuovo e attesissimo romanzo. Campione di vendite, vincitore di tutti i premi più prestigiosi e amato persino dalla critica, Volpe viene travolto dall’affetto della casa editrice, certi che questo suo nuovo libro lascerà il segno, tanto nelle classifiche che nei cuori dei lettori. Tutto sembra perfetto ma da un giorno all’altro, le tre case editrici principali italiane – la Gozzi la Bardi e la Molossi – convergono in un unico polo editoriale, il Gruppo Sigma. E tutto muta dal giorno alla notte. In questo capovolgimento Manzini tira fuori una vena surreale che sfiora con successo il parossismo, facendo ridere e al contempo, riflettere il lettore. La sua storica editor “è stata mandata in pensione” e alla sua porta si presentano due sconosciuti, Aldo e Sergej, con inquietanti pretese e minacce di sanzioni per il tempo sprecato. Ciò che Volpe non sa è che la nuova casa editrice – con mercato succursale in Russia – ha delle sue precise regole riguardo i contenuti dei libri («Avventura sì, malattie no. Matrimonio sì. Corna sì, solo se poi pace. Corna e divorzio no. Sesso tanto»). Ma siamo solo all’inizio perché nemmeno i classici  si salvano, ri-editati per essere adattati al nuovo pubblico. Proprio Sergej ha sforbiciato senza ritegno Guerra e Pace: lasciando «solo Pace. Guerra la togliamo tutta». Perché? «Non si può angosciare il lettore. Pace, amore, ottimismo e fratellanza, ecco le nuove direttive Sigma!». Un vero incubo da cui non si salvano nemmeno Manzoni e Gadda che vengono riscritti con un tono più giovane e moderno, sennò «sai che palle». Con queste direttive in un attimo i bravi del Manzoni diventano dei coatti che minacciano Don Abbondio con uno stile da borgatari, perché «è così che si avvicinano i giovani alla letteratura». Volpe combatterà la sua fiera battaglia ma la Sigma conosce le regole del mercato e il valore economico delle parole. Con “Sull’orlo del precipizio”, Manzini firma una riuscita e attualissima distopia che, speriamo vivamente, valga da monito per i padroni dell’editoria che arriveranno in futuro.

Antonio Manzini – Sull’orlo del precipizio – Sellerio, pp.128 €8

Francesco Musolino®

L’affare Mondazzoli fra apocalittici e integrati. Sei opinioni d’autore.

Apocalittici o integrati? Fieri difensori delle libertà o realisti osservatori delle leggi capitalistiche del mercato editoriale? Nonostante la percentuale di lettori in Italia sia vergognosamente bassa – secondo fonti Istat, rispetto al 2013, la quota di lettori di libri è ulteriormente scesa dal 43% al 41,4%, piombando sino al 31.3% nelle isole – quasi tutti gli italiani hanno esternato la propria opinione in merito all’acquisizione da parte di Mondadori del comparto libri di Rcs per 127,5 milioni di euro. Il colosso di Segrate aveva nel suo ricco carnet già Einaudi, Piemme, Sperling & Kupfer, Frassinelli ed Electa, cui si aggiungono Rizzoli e Rizzoli International Pubblications, Bompiani, Marsilio, Fabbri, Bur, Sonzogno, Etas e tutta la divisione education. Solo Adelphi si è tirata fuori visto che l’editore Roberto Calasso l’ha ricomprata personalmente, detenendone adesso il 71%. Un’operazione importante che ha anche destato comprensibile scalpore, con appelli e petizioni firmati da scrittori di fama – fra cui Umberto Eco e Chiara Valerio – eppure non sarebbe giusto tacere il fatto che le grosse perdite di bilancio di Rcs esigevano un drastico intervento. Così, dopo un’estate trascorsa a paventare scenari diversi, “Mondazzoli” – neologismo di rara bruttezza – è divenuto realtà. Questo in attesa del verdetto dell’Antitrust che potrebbe sancire la cessione di qualche elemento per ridurre il rischio che si attui un monopolio culturale, vista la quota di mercato totale che oscilla sul 35%. E accantonati i discorsi sui massimi sistemi capitalistici restano sul piatto le esigenze concrete perché, come ricorda Sandro Veronesi nelle pagine di “Caos Calmo”, una fusione aziendale comporta sempre inevitabili perdite di posti di lavoro, tagliati in nome delle necessità di bilancio. Gazzetta del Sud ha voluto interpellare sei scrittori per capire che aria tiri oggi nel mondo dell’editoria. Leggi il resto di questa voce