I nuovi mediatori culturali, dal web alla radio, dalla carta stampata alla tv.
La 29esima edizione del Salone Internazionale del libro di Torino è stata archiviata registrando, nell’arco delle cinque giornate complessive, un incremento di visitatori del 4,05% rispetto al 2015. Verrà ricordato come il Salone dei giovani (oltre 25.000 complessivi) e degli eventi in diretta streaming. Questa è stata l’edizione della kermesse torinese che ha concesso più spazio alle tematiche food e delle code sterminate per accedere agli eventi sold-out con Checco Zalone, Luciano Ligabue e Roberto Saviano. Ma una volta chiusi i cancelli, liberati gli stand dei padiglioni del Lingotto, restano sul campo tante domande sul futuro dell’editoria.
Un dato su tutti. Nel primo trimestre del 2016 la narrativa italiana ha segnato una battuta d’arresto attestandosi ad un -1,7% rispetto al 2015. Un segnale che testimonia, un trend preoccupante dal momento che nel medesimo arco temporale, in Francia si è registrato un più deciso -3%. L’inversione di tendenza della narrativa non va presa sottogamba. «Significa che la componente letteraria spaventa i lettori? O forse i best seller hanno ormai eroso lo spazio di approfondimento, di confronto dei lettori con il testo?» si domanda lo scrittore romano Paolo Di Paolo, in libreria con “Una storia quasi solo d’amore”, Feltrinelli. «Il mercato è in evidente affanno e si finisce per dare la caccia ai lettori, ormai entità sfuggenti, imperscrutabili. Ma gli stessi assetti del settore rispecchiano una grande confusione – prosegue Di Paolo – con la nascita del colosso “Mondazzoli”, de La Nave di Teseo e il valzer di uffici stampa e direttori editoriali che ha sconvolto gli equilibri. La sensazione è che nel giro di pochi anni sia tutto mutato, tanto che oggi è davvero arduo, quasi impossibile, stabilire cosa serva per far “partire” un libro. Nemmeno i passaggi televisivi dalla De Gregorio o da Fazio possono garantire la certezza del risultato». Crisi del mercato, crisi dei lettori, crisi persino dei media dunque. Ma in questo mutare d’eventi c’è un trend di continuità? «Il mercato editoriale è sempre stato in crisi – afferma Corrado Melluso, direttore editoriale Baldini&Castoldi – lo scriveva Gobetti ad inizio secolo e pochi anni or sono lo ribadiva Antonio Franchini (storico editor Mondadori, approdato a Giunti). Inseguire trend e tendenze è una mossa fallimentare – prosegue Melluso – i generi letterari sono codificati e ciclicamente finiscono per tornare alla ribalta. Piuttosto sono mutati i mediatori culturali. Ancora oggi un passaggio su un grande quotidiano al lancio di un libro atteso può far la differenza. Ma non v’è più la certezza di pochi anni fa». Dunque dinnanzi alla sterminata mole di novità editoriali che invadono il mercato italiano – più di sessantamila – che ruolo hanno oggi i mediatori? Le recensioni, la critica, dalla radio alle terze pagine culturali – quelle sopravvissute – sono ancora un punto di riferimento per i lettori? “Leggere, cosa e come. Il giornalismo e l’informazione culturale nell’era della rete” (Donzelli editore), il saggio del giornalista e conduttore di Radio Rai, Giorgio Zanchini, affronta con coraggio la questione, facendo perno su un’accurata documentazione. «Sono d’accordo con Roberto Calasso, un mondo senza mediatori è illusorio. Oggi più che mai abbiamo bisogno del loro ruolo, della loro conoscenza, per distinguere la qualità, per orientarci nella vastità dell’offerta che ci si squaderna innanzi. La carta stampata è in crisi ovunque ma la pubblicità sull’online ancora non ingrana e ci troviamo immersi in un sistema in continuo sviluppo e di ardua comprensione. Mai come oggi, anche grazie al citizen journalism, l’accesso alle informazioni è enorme e in tempo reale, semmai il problema – continua Zanchini – è il tempo, l’impossibilità di leggere tutto, di gestire questo overload informativo, un flusso di dati e contenuti che rischia di travolgerci quotidianamente». Nel proliferare di giornali e blog online, Zanchini evidenzia un altro elemento-guida in continuità con il passato: «i lettori continuano ad affidarsi all’autorevolezza delle testate, una sorta di faro, una scelta improntata a premiare l’autorevolezza, l’accuratezza delle fonti». In Italia i cosiddetti “lettori forti” sono il 13,7%, i “lettori deboli” sono il 45,5% e i “non-lettori”, coloro che non leggono neppure un libro l’anno, sono la maggioranza in ben 14 regioni su 20. E questo pessimo primato tocca alla Sicilia con un roboante 71,8%. Eppure una parte del mondo culturale vorrebbe che si facesse a meno dei mediatori, abbattendo la barriera fra lettori e scrittori. «È una questione anche generazionale che mette in discussione l’élite intellettuale, la sua autorità, ma credo sia un falso problema. Citando Don Milani – chiosa Zanchini – la lettura ci rende sovrani e abbiamo bisogno della figura dei mediatori per orientare le nostre scelte». Vittorio Giacopini, giornalista, conduttore di “Pagina3” la rassegna stampa culturale su Radio3 e finalista lo scorso anno al Campiello con “La Mappa” (Il Saggiatore) conclude questa riflessione centrando l’attenzione sul ruolo della critica letteraria. Apparentemente scomparsa. «Oggi le pagine culturali offrono spesso un paesaggio desolante, con gli scrittori-amici che si recensiscono a vicenda, in un profluvio d’elogi. La critica letteraria è scomparsa nel nulla, cedendo il posto all’ammiccamento, alla segnalazione ruffiana, ben celata dalla comune appartenenza ai mega gruppi editoriali italiani». In tale scenario quali contromosse sono ipotizzabili? «Fino agli anni ’80 esisteva la società letteraria – prosegue Giacopini – capace di esprimere anche una valutazione politica dell’opera. Oggi, invece, la rete appare come il luogo del giudizio narcisista, in cui regna un moltiplicarsi di soggettività petulanti». Ecco, il succo della questione relativa ai mediatori sembra essere proprio questo. Da una parte è giusto dar conto di tutto ciò che si affaccia sul mercato ma davanti al libro da stroncare l’atteggiamento prevalente è quello di passare la mano. «Dobbiamo fare in modo che venga meno il tabù della recensione negativa. Sulle pagine culturali non si stronca più nessuno, temendo forse il risentimento, la vendetta persino. Dobbiamo recuperare il rispetto dell’oggetto libro che oggigiorno sembra essersi smarrito».
FRANCESCO MUSOLINO
FONTE: GAZZETTA DEL SUD, 5 GIUGNO 2016
Pubblicato il 2016/06/06, in Varie ed eventuali con tag baldini&castoldi, donzelli, feltrinelli, il saggiatore, la nave di teseo, lettura, mediatori, mondazzoli, overload, pagina3, radio anch'io, radio3, salone del libro, torino. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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