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«Devo amare per riuscire a scrivere». Elisabetta Bucciarelli racconta “La resistenza del maschio”.
A PordenoneLegge l’ho ascoltata parlare, flirtare con il pubblico e sferzarlo con un contropensiero arguto, teso a smontare i cliché narrativi. Elisabetta Bucciarelli – scrittrice, sceneggiatrice, saggista e autrice tv – torna in libreria con “La resistenza del maschio” nel catalogo di una delle più interessanti case editrici del momento, NNEditore (pp.240 €13) che si sta distinguendo grazie ad un catalogo variegato e la bella consistenza fisica dei libri. La Bucciarelli, padrona dei ritmi del noir (nel 2010 con “Ti voglio credere”, Kowalski vinse il Premio Scerbanenco per il miglior noir italiano) in questo romanzo prende di mira il maschio contemporaneo, indagandone lo stile di vita e il mutare del suo approccio seduttivo. Da anni leggiamo di questi presunti “nuovi maschi” ma la Bucciarelli anziché osservarli passivamente ne ha indossato i panni e in un azzeccato doppio piano narrativo, alterna le vicende de L’Uomo e quelle di tre donne in attesa in uno studio medico. In tal modo svela anche le nevrosi femminile, l’ansia di vivere in un tempo ritmato dai traguardi, frantumato dall’instabilità. L’Uomo professa l’attesa, la sospensione, una distanza emotiva che non anela al climax del possesso totale e come tutti i personaggi azzeccati in letteratura, si finisce per amarlo o per odiarlo. Personalmente, io l’ho adorato pur con tutte le sue contraddizioni. Leggi il resto di questa voce