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Intervista a Nanni Moretti: «No, io non sono imparziale».

Yasmina Khadra: «l’Occidente non avrebbe dovuto deporre Gheddafi».

Yasmina Khadra

Yasmina Khadra

Si conclude oggi la seconda edizione del SabirFest, la kermesse letteraria finalizzata sulla valorizzazione concettuale della cultura e della cittadinanza mediterranea tramite un ricco programmi di incontri con l’autore, reading, tavole rotonde e spettacoli dal vivo con autori e artisti di fama internazionale svoltosi – da giovedì 8 ottobre e organizzato dalla casa editrice Mesogea e dalla Fondazione Horcynus Orca, in collaborazione con Naxoslegge – nel cuore della città di Messina. Uno dei protagonisti più attesi della manifestazione era Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, scrittore algerino apprezzato e tradotto in tutto il mondo, autore de “L’Ultima notte del Rais” (Sellerio editore, pp.168 €15 tr. it di Marina Di Leo). In questo romanzo Khadra – che scelse di usare il nome della moglie per scavalcare il veto della censura militare in patria – veste i panni del Rais, Mu’ammar Gheddafi, raccontandone gli eccessi e le fobie in prima persona, scavando nella sua dolorosa storia personale. Signore e padrone del popolo libico, dittatore sanguinario, Gheddafi è piombato nella polvere dopo essere stato osannato per decenni come una divinità in terra. Ma le ragioni della sua atroce fine, avvenuta durante la guerra civile libica del 2011, guardano al ruolo dell’Occidente. «Non avreste dovuto invadere l’Iraq – dichiara Khadra – non avreste dovuto deporre Gheddafi. Il caos attuale è figlio anche di quelle scelte dissennate». Leggi il resto di questa voce

«Un uomo, un voto. Da questa consapevolezza partono tutti i cambiamenti». Luis Sepúlveda a Taormina racconta le sue battaglie.

Luis Sepúlveda

Luis Sepúlveda

Seduto nel giardino all’aperto dell’Hotel San Domenico di Taormina, Luis Sepúlveda fuma una sigaretta fatta a mano e parla di letteratura, con passione. E’ la star della quarta edizione del TaoBuk festival – kermesse letteraria presieduta da Antonella Ferrara che si concluderà il prossimo venerdì 26 – e ascoltandolo parlare si ha la netta sensazione che sia una di quelle persone che merita il grande successo ottenuto. Quasi sessantacinquenne (li compirà il prossimo 4 ottobre) gli occhi di questo pluripremiato e amatissimo scrittore cileno, emanano una grande serenità quando confessa di non aver mai coltivato l’odio per i suoi aguzzini, nonostante abbia passato più di due anni e mezzo in una minuscola cella a seguito del colpo di stato militare che, nel 1973, depose l’allora presidente cileno, Salvator Allende. Da allora la vita di Sepúlveda è stata incentrata all’attivismo civile – al fianco dell’Unesco e Greenpeace – e dopo anni da cronista e inviato speciale in Africa e Sud America, nel 1989 cominciò a scrivere narrativa. Con enorme successo. Ospite a Taormina per ritirare il TaoBuk Award, il legame di Sepúlveda con la Sicilia è forte e radicato nel tempo – nel 1999 ritirò ad Agrigento l’Efebo d’Oro e questa è la sua quarta visita sull’isola – e la sua passione per la scrittura è sempre forte: «ho scritto una nuova fiaba, parlerà di un cane molto speciale e un libro di racconti. Ed entro l’anno spero di terminare un nuovo romanzo».

Lei sembra perfettamente a suo agio in Sicilia…

«Sì, questa terra è parte della mia geografia sentimentale. E’ un luogo così diverso dal resto d’Italia, al confine con l’Europa, qui ci si sente veramente nel sud del mondo.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Camilleri rappresentano il suo legame narrativo invece.

«Quando lessi la definizione della malinconia di Tomasi di Lampedusa, la felicità dell’essere triste, mi colpì ma io non volevo essere un uomo melanconico. Camilleri è un grande maestro, un vero amico, capace di scrivere in un modo che riecheggia lo stile classico ma al tempo stesso è modernissimo. Mi colpisce sempre il trattamento dei suoi personaggi, unico nella letteratura contemporanea. Camilleri è uno scrittore impressionista, capace di dire molto con poche parole». Leggi il resto di questa voce