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«Nella letteratura ciò che conta non è il cosa, ma il come». Francesco Piccolo si racconta

Francesco Piccolo

Francesco Piccolo

Chiameteli come vi pare, autofiction o avanguardia, i libri di Francesco Piccolo funzionano. Il segreto del successo non esiste ma in questo caso potrebbe essere la sua voce narrante, costruita con semplicità – almeno ad una prima lettura – capace di fare ridere o immalinconire; ma Piccolo riesce in pagina anche ad aprire squarci, stimolando dibattiti socio-politici intergenerazionali, come nel caso di “Il desiderio di essere come tutti” (Einaudi, 2014) che gli è valso il premio Strega lo scorso anno. Casertano, classe ’64 ma ormai romano d’adozione, Piccolo si muove con successo nel mondo della scrittura spaziando «su due mari ugualmente amati» ovvero la narrativa e la sceneggiatura. Ha co-firmato numerose sceneggiature di successo del cinema italiano – fra cui le pluripremiate “La prima cosa bella”, “Habemus Papam” e “Il capitale umano” – è attualmente in sala con “Mia madre” – di cui firma la sceneggiatura con Nanni Moretti e Valia Santella – ma è già al lavoro per portare la tetralogia di Elena Ferrante in tv. Con il suo ultimo libro di racconti, “Momenti di trascurabile infelicità” (Einaudi, pp.143 €13) ha bissato il successo del precedente (Momenti di trascurabile felicità, Einaudi, 2012), tanto che da settimane è in vetta alle classifiche di vendita. Leggi il resto di questa voce

«La Sicilia, un giorno, sarà un posto bellissimo». Corrado Fortuna racconta il suo esordio da romanziere

Corrado Fortuna

Corrado Fortuna

Fra le pagine di “Un giorno sarai un posto bellissimo” (Baldini & Castoldi, pp.208, €14,50) trasuda l’urgenza di capire, di tracciare un segno rosso che, partendo dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, ci conduca fuori, svelando verità dolorose ancorché taciute. Il bel romanzo d’esordio di Corrado Fortuna sa essere duro, verso la Sicilia e i palermitani – colpevoli spesso di non voler vedere, di non saper cambiare – e al tempo stesso misericordioso nei confronti di una terra bellissima, eppure martoriata, abbandonata alle brutture dell’uomo. Corrado Fortuna – nato a Palermo, nel 1978 – ha esordito al cinema come protagonista di “My name is Tanino” (diretto da Paolo Virzì) per poi essere il protagonista di “Perduto amor”, diretto da Franco Battiato, vincendo il premio Guglielmo Biraghi nel 2004. Negli anni è stato diretto dal messinese Christian Bisceglia (Agente matrimoniale, 2005), da Giuseppe Tornatore (Baaria, 2009) e infine da Woody Allen (“To Rome with love”, 2013). Il suo esordio come romanziere narra la storia di una lunga amicizia, quella fra l’introverso Arturo e lo strafottente Lorenzo, che sboccia sui banchi di scuola nella Palermo del 1983 per giungere sino ai giorni nostri. Peccato che Lorenzo sia figlio di un boss e che al suo matrimonio sarà presente anche Giulio Andreotti. Dalla ricerca di un prezioso regalo di nozze, un prezioso vassoio d’argento che proverebbe la Trattativa Stato-Mafia, si dipana un libro pungente, che alterna fatti processuali a mera finzione, un giallo in cui, come scrisse Calvino a Sciascia, il colpevole è già noto a tutti. Corrado tornerà al cinema a novembre con “Scusate che esisto!” al fianco di Paola Cortellesi e Raoul Bova, diretto da Riccardo Milani.

Un giorno sarai un posto bellissimo. Partiamo dal titolo?

«Nasce da una celebre frase di Paolo Borsellino, “la Sicilia un giorno sarà un posto bellissimo”. Peccato che non ci ha detto quando accadrà». Leggi il resto di questa voce