Tutti amano Sasha Grey. L’intervista a tu per tu.

L’8 aprile del 2011 è stato un momento triste per molti. Quel giorno, tramite la propria pagina Facebook, la pornostar americana Sasha Grey annunciò il suo ritiro dalle scene hard dopo aver girato ben 271 film (molti dei quali sono ancora in cima alle classifiche dei download e delle visualizzazioni online).

Sasha Grey – per l’anagrafe Marina Ann Hantzis – oggi ha 25 anni e senza rinnegare nulla, ha trovato l’amore e ha cambiato vita, puntando sulla recitazione, la musica e soprattutto sulla scrittura. Basta entrare in libreria per essere accolti da ogni tipo di libro erotico, nefasta conseguenza del fenomeno delle “50 sfumature” ma c’era una comprensibile curiosità su The Juliette Society, firmato proprio da Sasha Grey (in Italia edito da Rizzoli, pp. 288 €15). Ci si avvicina al libro per curiosità e si finisce intrigati da una trama fortemente voyeuristica, crasi delle torride atmosfere del Marchese De Sade e del surrealismo di Luis Buñuel, in cui si narra il risveglio sessuale di Catherine grazie all’amica e confidente, Anna.

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Veronica Raimo: l’amore prima di Internet

veronica-raimo-500x599Che sapore aveva l’amore quando WhatsApp era una semplice interazione e il creatore di Facebook non era nemmeno ancora nato?
Veronica Raimo, scrittrice romana classe ’78, è tornata in libreria con “Tutte le feste di domani” (Rizzoli, pp.306, €18) proprio con l’intenzione di riportarci indietro nella Roma degli anni ’70/’80, quando le storie d’amore erano scandite da gettoni e cabine telefoniche piuttosto che da notifiche ed sms a raffica. Una storia che non è partita sin quando non è “arrivata” Alberta, la protagonista creata dalla Raimo, il vero traino della storia. Si tratta di una donna capace di indossare e svestire, ridicolizzandoli, tutti gli stereotipi femminili fin troppo presenti e abusati nella narrativa contemporanea. Sarà lei a scegliere prima Flavio – il marito innamorato che le permetterà di cambiare rango sociale – e poi Carsten, la perfetta via di fuga dalla stabilità. Sono passati sei anni dall’esordio con “Il dolore secondo Matteo” (minimum fax), ma valeva la pena attenderli e paradossalmente, in questi tempi di produzioni seriali funestati da scrittori fin troppo prolifici, fa notizia che una scrittrice si voglia prendere del tempo per creare, reclamando la propria libertà creativa.

L’intervista integrale sul blog Ho un libro in testa

Un salto nel vuoto di Alessandro Cattelan. Un libro-confessione da non perdere

Catherine Grenier, condirettore del , ci guida alla scoperta dell’artista contemporaneo più famoso e discusso di questi anni, con una conversazione che spazia dall’infanzia agli esordi, sino alla mostra celebrativa del Guggenheim museum. Spesso contestato a priori e giudicato un’artista capace soltanto di provocare, Cattelan stupisce per la naturalezza con la quale apre se stesso al lettore, condividendo la sua infanzia tutt’altro che agiata, i suoi primi e disparati lavori – dalla raccolta rifiuti all’obitorio – sin quando a 25 anni decise di non lavorare più, compiendo quel salto nel vuoto che esprime tutta la sua essenza: “Volevo solo prendere in mano il mio destino, nel bene e nel male”. Guidati dalle sue parole, scopriamo i concetti celati nelle sue opere più celebri, come Him e La Ballata di Trotsky e la sua concezione d’arte intesa come un mezzo per salvarsi, per cui l’opera d’arte “deve farti riflettere sul mondo in cui vivi, non decorarlo”. Forse Cattelan si ritirerà davvero ma difficilmente lo farà senza stupirci ancora. Francesco Musolino

Maurizio Cattelan con Catherine Grenier, UN SALTO NEL VUOTO. LA MIA VITA FUORI DALLE CORNICI – Rizzoli, pp. 154, € 18,00

 

Fonte: Satisfiction – dicembre 2011

Caterina Balivo non ha dubbi: «Io credo negli angeli»

«Sono stata la biografa-giornalista di Craig Warwick perché lui e la sua storia personale mi hanno davvero colpito nel profondo». La vulcanica Caterina Balivo è la co-autrice di “Tutti quanti abbiamo un angelo” (Rizzoli, pp. 252, €17), senza dubbio uno dei libri più sorprendenti delle feste appena trascorse, riscuotendo davvero un grande successo fra i lettori. Il libro ripercorre passo dopo passo la vita del sensitivo Craig Warwick, dalle sue vicissitudini sino ai numerosi successi raggiunti che lo hanno reso celebre a livello internazionale. Caterina Balivo – già conduttrice di “Festa Italiana” e “Pomeriggio sul 2”, entrambi andati in onda sulla Rai – attualmente partecipa all’“Alfonso Signorini Show” su Radio Montecarlo (in onda dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 10).

Caterina, ricordi il primo incontro con Craig?

«Certo. È venuto ospite alla mia trasmissione, “Festa Italiana”, per raccontare la sua storia. Gli ascoltatori rimasero molto colpiti e così anch’io, non lo nascondo e per questo è tornato più volte, collaborando a dei casi particolari legati a delle sparizioni misteriose. Invece l’anno scorso a “Pomeriggio sul 2”, Craig partecipava e ascoltava delle storie, delle esperienze di vita vissuta, legate tanto a personaggi noti che alla gente comune. Mi ha sempre colpito moltissimo il fatto che lui non si facesse mai raccontare nulla prima di andare in onda e solo se riceveva un flusso di energia, recapitava un messaggio da parte degli angeli».

E’ vero che il progetto del libro è nato da una tua iniziativa?

«Assolutamente. Avevo voglia di scrivere un libro, basandomi su una storia vera e Craig mi ha colpito davvero. Al di là del suo rapporto con gli angeli, lui ha girato il mondo e ha un bagaglio di esperienze vissute davvero significative e diverse dal solito. Lui stesso in passato aveva espresso il desiderio di scrivere un libro ma poi si è talmente immerso nel lavoro che quando gli ho detto “Craig, la Rizzoli è interessata al nostro libro”, è caduto dalle nuvole ma era davvero felicissimo».

Come mai, secondo te, il vostro libro ha riscosso tanto successo?

«E’ la storia vera di un uomo vivo e vegeto, non di un santone o di un uomo di cui non si sa nulla. In trasmissione Craig ha sempre riscosso un enorme successo, sia per la sua semplicità che per il suo modo di rapportarsi con la gente e visto che questo è anche il mio primo libro, credo ci fosse anche un po’ di curiosità da parte del mio stesso pubblico».

Fra Craig e l’Italia corre un legame molto forte…

«Craig è molto legato all’Italia, lui ha scelto di vivere a Sciacca dietro il consiglio di un angelo e qui ha trovato l’amore. Fra l’altro la madre di Craig sognava di poter venire nel nostro paese ma non è mai riuscita a farlo e in un certo senso la sua scelta di vivere qui è anche una sorta di riscatto».

Cosa ti ha colpito di Craig?

«Ho messo il mio volto e l’ho fatto perché so che Craig non ha mai speculato, non ha mai fatto consulenze in privato e non ha mai parlato con gli ospiti prima della diretta tv, senza alcun timore di andare in diretta. Una volta mi disse: “Caterina io ho i miei angeli, solo se loro mi parlano io posso dire qualcosa” e in due anni è stato sempre coerente con se stesso».

Caterina, tu credi negli angeli?

«Io credo che dopo la morte esista un aldilà e sono convinta che le entità continuino ad interagire con noi ma non so se chiamarli angeli».

Francesco Musolino®

Valeria Montaldi: «Le similitudini fra i nostri giorni e il Medioevo sono davvero molte (e insospettabili)»

Nell’anno 1254, la medichessa Caterina de Colleaperto sta conducendo la propria battaglia personale per riuscire ad introdursi a pieno titolo nell’ambiente medico di Parigi. L’aiuto del potente Rolando Lanfranchi, suo amante, le aprirà le porte necessarie ma non la proteggerà in alcun modo dinnanzi ad accuse ingiuste e scagliate verso una donna indifesa. Caterina dovrà scappare fra mille peripezie verso la sua Milano dove ad attenderla trova una città ricca di opposti e contraddizioni ma già capitale della moda e del lusso, dove c’è posto anche per un barlume di speranza. Il quinto romanzo di Valeria MontaldiLa Ribelle (Rizzoli; pp. 468; €19.90) è un nuovo e accuratissimo affresco di quel mondo medievale che l’autrice dimostra ancora una volta di conoscere a fondo, intessendo una trama avvincente e ricca di colpi di scena. Sullo sfondo medievale la Montaldi si richiama di continuo alla realtà contemporanea e lei stessa chiarisce a Tempostretto.it che le similitudini con quei tempi sono parecchie: «il desiderio di delegare l’incertezza sul futuro al potente di turno, fosse esso un imperatore o un papa; le passioni umane, costantemente uguali, l’avidità di denaro e di potere, le pulsioni sessuali, la prevaricazione operata sui più deboli; l’attività mediatica, oggi appannaggio dei mezzi di comunicazione di massa e allora compulsiva attività di predicatori, con relativi pellegrinaggi e adorazione di reliquie». E la relazione fra la sua Caterina – una donna coraggio e per questo portatrice di scandalo – e il potente Rolando, non può non rimandare ai giorni nostri: «Il problema è che quando un uomo raggiunge  una qualunque forma di potere, per rassicurare se stesso sulla propria inarrestabile ascesa cerca di palesarlo al mondo intero, questo potere. E allora ecco che  si circonda di giovani donne attraenti disposte a tutto, anche a buttare alle ortiche se stesse e la loro dignità».  

Chi sono “le donne portatrici di scandalo” cui dedica il romanzo? Perchè ha scelto una citazione di Simone Weil?

Per la verità, il romanzo è dedicato “alle donne, e al loro coraggio”: che poi alcune di queste donne coraggiose, con le loro azioni e le loro scelte di vita, sembrino portare scandalo in una società arroccata sui propri pregiudizi è cosa antica. La Weil (citando un passo del Vangelo) dice: “è necessario che vi siano scandali, ma guai a colui che porta lo scandalo”. Questo significa che se è utile che segreti inconfessabili vengano portati alla luce, è immorale che il loro disvelamento avvenga per motivi dettati da convenienza personale da parte del delatore. Credo che la Weil si possa considerare un’icona delle tante “donne coraggiose” che hanno popolato e continuano a popolare il mondo.

Come è nata la sua nuova eroina? A chi si è ispirata per darle vita?

Non c’è stato un modello specifico. Mentre mi documentavo sui testi per cercare di approfondire una volta di più  tematiche sociali e atteggiamenti quotidiani della gente che viveva più di ottocento anni fa, mi sono chiesta quale potesse essere il ruolo di una donna che ambisse a esercitare una professione difficile come quella medica. Con mia grande sorpresa, ho scoperto che di medichesse ce n’erano molte e che alcune erano apprezzate quanto i colleghi maschi. Da qui a farmi venire in mente di creare una storia imperniata su una di loro, il passo è stato breve: in quanto scrittrice donna, mi sembrava giunto il momento di dare spazio a un personaggio femminile forte, capace di fornire una sorta di “exemplum”, valido anche oggi .

Il rapporto fra Rolando e Caterina è un misto di amore, passione, protezione e raccomandazioni. Montaldi dunque non c’è nulla di nuovo sotto il sole visto che i potenti hanno sempre profittato delle giovani beltà?

Certo che non c’è nulla di nuovo sotto il sole! Perché, secondo lei, le vicende che continuano a coinvolgere i nostri potenti di oggi sono molto diverse da quelle che ha vissuto la mia Caterina? Il problema è che quando un uomo raggiunge  una qualunque forma di potere, per rassicurare se stesso sulla propria inarrestabile ascesa (e, perché no?, sulla propria virilità, messa a dura prova da gravosi impegni sociali e di immagine) cerca di palesarlo al mondo intero, questo potere. E allora ecco che  si circonda di giovani donne attraenti disposte a tutto, anche a buttare alle ortiche se stesse e la loro dignità.

L’incontro fra Caterina a Matthew è un simbolico passaggio di consegne? Ovvero nel suo prossimo romanzo l’eroina sarà ancora una donna?

Non so con precisione quale sarà la tematica del prossimo romanzo, anche se qualche idea comincia a germogliare nella mia mente. Matthew è ancora abbastanza giovane e può continuare a comparire nelle mie storie quindi preferisco non porre limiti alla sua “sopravvivenza narrativa”: se il personaggio avrà un ruolo plausibile, forse tornerà a fare capolino fra le mie pagine. Per quanto riguarda un’eventuale, prossima protagonista, si vedrà. Per ora è solo un deciso “no comment”.

Perché ha scelto Parigi e Milano come ambientazioni del suo romanzo e che tipo di città erano allora?

Perché erano le uniche, vere metropoli medievali e, nonostante le differenze degli organismi politici che le governavano, si assomigliavano nella vita quotidiana. Affollate, e ferventi  di vita e di commerci, entrambe vivevano la stessa contraddizione sociale: un’imbarazzante opulenza da una parte, un’estrema miseria dall’altra. Inoltre, nel periodo in cui si svolge il romanzo, a Parigi è nata la Sorbona, una delle fondazioni più importanti della storia europea: mi piaceva farne cenno e coinvolgere il lettore nell’atmosfera goliardica dovuta alla nuova, inaspettata folla di studenti che percorreva le vie della città.

Ormai lei è a pieno titolo un’esperta del mondo medievale e della sua microstoria. Cosa la affascina tanto? Le dispiace che per molti aspetti l’aggettivo “medievale” sia inteso in senso denigratorio?

Mi affascinano le similitudini con l’oggi. Sono molte, anche se insospettabili, e ne elencherò solo alcune: il desiderio di delegare l’incertezza sul futuro al potente di turno, fosse esso un imperatore o un papa; le passioni umane, costantemente uguali, l’avidità di denaro e di potere, le pulsioni sessuali, la prevaricazione operata sui più deboli; l’attività mediatica, oggi appannaggio dei mezzi di comunicazione di massa e allora compulsiva attività di predicatori, con relativi pellegrinaggi e adorazione di reliquie. E tanti altri aspetti che qui sarebbe troppo lungo elencare. Quanto all’aggettivo “medievale”, fortunatamente in questi ultimi decenni ha perso molta della sua valenza negativa: del resto, considerando che medioevo significa “periodo di mezzo”, mi piacerebbe sapere  in quale momento della storia gli uomini non hanno vissuto secoli “di mezzo”: forse che oggi, ben coscienti del nostro passato, non stiamo aspettando il futuro? Se non è un “di mezzo questo”…

Non nutre mai il desiderio di scrivere una storia ambientata nei giorni nostri?

Certo, e ho già parecchio materiale nel cassetto. Chissà, forse prima o poi mi deciderò ad aprirlo…

Valeria Montaldi, giornalista e scrittrice, vive e lavora a Milano. Ha esordito nel 2001 con Il mercante di lana (BUR), cui sono seguiti Il signore del falco (2003), Il monaco inglese (2006) e Il manoscritto dell’Imperatore (2008).

Fonte: www.tempostretto.it del 5 settembre 2011