Le scimmie di Berselli cadono dagli alberi e imparano la lezione. Noi no.
Fine umorista, Alessandro Berselli con “Anche le scimmie cadono dagli alberi” (Piemme) torna alla scrittura umoristica dopo aver firmato diversi romanzi noir. Samuel Ferrari, il suo protagonista, lavora per una bieca multinazionale che sta allegramente distruggendo il mondo – cosa che gli procurerà non pochi problemi – ma la sua è un’esistenza anestetizzata, disimpegnata, forse persino educata all’errore. Sul suo cammino di sopravvivenza esistenziale – frustrato da un padre che lo vorrebbe in divisa e con una sorella fin troppo svampita – Samuel Ferrari rappresenta “un Peter Pan terminale” che si scontra con un universo femminile – rappresentato dalla collega Anna, la compagna Giada, la sorella Violet e la misteriosa Milf made in Japan – cinico e fin troppo determinato a prendere ciò che vuole, con qualsiasi mezzo. Fra le pagine di questo caustico romanzo “spaventosamente contemporaneo” troviamo la celebre Generazione X ormai alla deriva, alienata e alienante, rappresentata da una galleria di casi umani che Berselli fotografa con maestria. Perché chi critica la scrittura umoristica, relegandola in second’ordine rispetto ai cosiddetti romanzi impegnati, non ha compreso che far ridere riuscendo anche a far riflettere è un’impresa davvero, davvero dura.
Un libro pieno di colpi di scena sino al gran finale. Com’è nato “Anche le scimmie cadono dagli alberi”?
Come spesso capita, in modo abbastanza casuale. L’idea di partenza è stata quella del personaggio. Un adulto irrisolto, un Peter Pan terminale, volevo stabilire una sorta di paradigma di quella che continuiamo a chiamare la generazione X, che oramai abbraccia una vasta fascia anagrafica. E di contorno un universo femminile pronto a colpirlo in tutti i modo possibili, spesso con il consenso della vittima. Un romanzo corale, irriverente e caustico. Questo voleva essere.
Dei diversi proverbi che citi, quello scelto come titolo è molto metaforico. Ma a dirla tutta il tuo protagonista sembra intenzionato a continuare a cadere e cadere giù…
Hai ragione. Come ho detto prima è vero che le cose spesso vanno male, ma questo il più delle volte succede con il nostro tacito consenso. E nel rovinare la propria esistenza Samuel Ferrari è davvero un gigante. Il libro è il diario di bordo di un uomo che cerca di mantenere una linea di galleggiamento ma che nonostante gli intenti non ce la fa a non annegare. E non sarà certo la filosofia del titolo a salvarlo. Lo ammetto. Mi piacciono i loser, i protagonisti borderline. Quelli che in un modo o nell’altro restano sempre ai margini. Ma fondamentalmente l’obiettivo era quello di raccontare le gesta di un trentenne incapace di comprendere il mondo che gli sta intorno. Aggiungendoci un buon tasso di divertimento.
Violet, Giada, Anna e la signora Hoshie: il tuo immaginario femminile ha sempre (e giustamente) un sottofondo di lucida follia, non trovi?
Vero. Ma non è un libro misogino, anzi. Le donne in un modo o nell’altro si collocano sempre sulla linea dei loro obiettivi, anche quando il loro target è palesemente delirante. Sono gli uomini quelli che ne escono massacrati, e quindi inevitabilmente perdenti. Mi sono divertito a giocare con la psicologia dei personaggi, anche quando per stabilire le loro coordinate caratteriali ho utilizzato degli stereotipi. Che però ho trattato in modo caustico e grottesco. Non voleva essere un libro con intenti sociologici sul mondo dei trentenni ai tempi del ventunesimo secolo, ma più che altro una galleria di casi limite che si trovano, per uno scherzo del destino, a condividere lo stesso spazio e lo stesso tempo. Ho impostato tutto il mio lavoro sugli eccessi. E sulla esasperazione delle caratteristiche caratteriali.
A proposito di Oriente, come ti sei documentato sui riti nipponici, dal sakè alle usanze funebri?
Internet è una miniera di informazioni, soprattutto per chi, come me, gioca molto sul citazionismo. Il Giappone, la musica, il mondo delle multinazionali, i tic dell’uomo contemporaneo, le religioni alternative. Ho preso un universo di riferimenti e ho giocato con loro. Così è venuto fuori un meltin pot narrativo molto colorato, dove rituali antichi si interfacciano con le schizofrenie dei tempi moderni. Ho goduto molto.
Hai alle spalle delle collaborazioni con grandi riviste satiriche, poi arrivano diversi libri noir e ora torni in libreria con questo divertente romanzo surreale. Si può scegliere di cosa scrivere o è l’ispirazione ad avere la meglio?
Non mi piacciono le gabbie. Con Anche le scimmie cadono dagli alberi volevo fare un libro ipermoderno ad alto tasso di divertimento, il che non significa che ho chiuso con il noir. Mi piaceva l’idea di avere a che fare con un libro spaventosamente contemporaneo che stigmatizzasse le alienazioni della vita ai tempi del terzo millennio. E volevo anche che chi leggesse si divertisse parecchio. Questo è stato il leit motiv che ha informato la scrittura di questo romanzo. Divertimento e neuroni.
Perché questo taglio narrativo, perché hai scelto microcapitoli come scene di sceneggiatura, come sketch da palcoscenico a più voci?
Barbara Baraldi ha scritto che questo libro è strutturato come le canzoni dei Ramones, brevi punk da consumare in modo adrenalinico. Mi piace questa definizione perché consente a ogni capitolo di avere quasi una sorta di vita autonoma a prescindere dal romanzo. Credo che micro sceneggiatura sia in effetti la definizione più pertinente. Flash brucianti per mantenere sempre il lettore sul pezzo
La narrativa umoristica, specie in Italia, è considerata “leggera” e dunque spesso non viene presa in grande considerazione, dal pubblico e dalla critica. Credi che un giorno ne verremo fuori, magari passando da Wodehouse a Campanile sino agli autori contemporanei?
Mi piacerebbe. Io sto cercando di lavorare proprio su questo nuovo concetto di umorismo, citazionista e globalizzato, capace di muoversi su più registri e di attraversare i generi in modo trasversale. E’ un lavoro complesso, di cesello, che a fronte di una grande perfezione stilistica deve fare i conti con un risultato che al lettore deve sembrare assolutamente spontaneo. Mi piace l’idea di una scrittura che sia figlia dei nostri tempi, capace di interpretare in modo caustico i tic della società contemporanea. Spero di esserci riuscito.
Francesco Musolino®
Fonte: Satisfiction, 23 luglio 2014
Pubblicato il 2014/08/08, in Interviste con tag alessandro berselli, ambiente, anche le scimmie cadono dagli alberi, berselli, francesco musolino, generazione x, milf, multinazionale, peter pan, piemme, romanzo, satisfiction, surreale, umorismo. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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