Il Male e il suo fascino irresistibile. Pietrangelo Buttafuoco racconta “I cinque funerali della Signora Göring”
La baronessa Carin von Fock ed Hermann Göring, furono protagonisti di una tragica storia d’amore che li mise al centro del grande romanzo popolare, una delle operazioni più importanti del ministero della propaganda nazista, guidato da Joseph Goebbels. Ma dietro lo splendore di una bellissima nobildonna che si innamorò dell’eroe dei cieli e maresciallo del Reich, si celano anni di malattia e un finale spietato. Con una scrittura lirica, una danza con le parole che arriva ad evocare la potenza delle note di Wagner, lo scrittore siciliano Pietrangelo Buttafuoco racconta questa storia d’amore a cavallo fra le due grandi guerre ne “I cinque funerali della signora Göring” (Mondadori, pp.180 €18). E’ il Male, la sua essenza ciò che trasuda dalle pagine di Buttafuoco, quella potenza oscura che rifiutiamo pur non essendone mai immuni. Ma è da segnalare che sull’onda del grande e recente successo editoriale, “Buttanissima Sicilia” ha debuttato in teatro a Caltanissetta – sabato 11 ottobre in prima nazionale presso il Teatro Regina Margherita alle ore 21 con Salvo Piparo, Costanza Licata e Rosemary Enea, per la regia del giornalista Giuseppe Sottile del Basto: «Abbiamo messo in scena alcuni brani di questo libro che definisco da svenimento, praticamente un dizionario di cose mai dette sulla nostra Sicilia, capace di scalfire il conformismo sui temi di mafia e antimafia». Con Pietrangelo Buttafuoco abbiamo parlato del nuovo romanzo “I Cinque Funerali della Signora Göring“.
Perché raccontare la storia d’amore fra Carin von Fock ed Hermann Göring?
«E’ una storia tragica, dolce e crudele. Tutto partì con quella foto su Life divenuta copertina di questo libro; allora lavoravo a “Le uova del drago” ma sapevo già che avrei dovuto raccontarla».
«Una donna bellissima che lasciò ogni cosa, compresi il marito e il figlio in tenera età, per rispondere all’amore subitaneo che le esplose in petto per Hermann. Nel suo ricco epistolario c’è tutta l’innocenza di Romeo e Giulietta e la tragicità di Anna Karenina».
Talmente belli insieme che divennero simboli del regime…
«Furono il simbolo della rivoluzione e Carin venne immediatamente adottata dalla gente, l’eroina del grande romanzo popolare. Ricordiamoci che subito dopo la Prima Guerra Mondiale Göring era popolare come Francesco Totti al quartiere romano della Garbatella: era l’eroe dei cieli, l’erede del mitico Barone Rosso, venerato come un dio».
Hermann tentò di preservare la salma di Carin dalla furia dei nemici. Perché in guerra si finisce per distruggere ogni bellezza?
«E’ sempre difficile parlare degli anni della guerra a mente fredda, giudicando le azioni commesse; anni di paura ed esaltazione, capaci di spingere la natura umana ben oltre il confine fra il bene e il male. Se penso a Carin ed Hermann, preferisco citare Nietschze: “tutto ciò che accade in amore accade al di là del bene e del male”».
La fascinazione del Male è un tema che torna spesso nei suoi romanzi. Perché?
«Quando ci si immerge fra le pagine del Faust, del Maestro e Margherita o nella Divina Commedia, alla fine, inevitabilmente, si fanno i conti con Mefistofele, con Voland e le cantiche che ti risuonano nella mente sono sempre quelle dell’Inferno».
Francesco Musolino®
Fonte: 12 ottobre, 2014 – La Gazzetta del Sud
Pubblicato il 2014/10/13, in Interviste con tag buttafuoco, buttanissima, carin, francesco musolino, funerali, göring, goebbels, hitler, inferno, intervista, la gazzetta del sud, male, mefistofele, nazismo, nietzsche, sicilia, voland. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
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