Amos Oz: «a volte chiamiamo traditori coloro che hanno avuto il coraggio di guardare avanti»


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Amos Oz

Abramo Lincoln, David Ben-Gurion, Yitzahk Rabin, Charles De Gaulle. Al pari di questi uomini che hanno fatto la storia, anche il celebre romanziere israeliano, Amos Oz è stato chiamato traditore in patria sin dalla tenera età di otto anni, colpevole d’aver fraternizzato con un poliziotto britannico, a quel tempo emblema dei nemici oppressori. Oggi Oz è un brillante settantacinquenne, uno fra gli scrittori più amati e celebrati – sempre ai primi posti per il toto-Nobel alla letteratura – ma le sue arcinote posizioni politiche favorevoli alla costituzione di uno stato palestinese, non giovano alla sua popolarità in patria anche per via della sua equidistanza dagli estremisti di sinistra e dai fanatici di destra. Con il suo nuovo romanzo “Giuda” (Feltrinelli, pp.336 €18) – pubblicato contemporaneamente in Israele e Italia – Oz porta in pagina la sua amata Gerusalemme nei duri mesi invernali fra il 1959 e il 1960 con l’eco, in lontananza, degli spari della Lega Araba asserragliata lungo la linea del cessate il fuoco che attraversa la città. Protagonisti del libro sono il giovane e squattrinato studente Shemuel Ash, l’anziano saggio e disilluso Gershom Walad e la giovane Atalia Abravanel. I tre si troveranno per motivi di ristrettezze economiche sotto lo stesso tetto e il misterioso ruolo di Atalia sarà sempre più oscuro mentre Oz stuzzica il lettore, spingendo sul tavolo diverse e delicate tesi – sull’esistenza di Israele, l’amore universale e il senso delle religioni – tutte contrapposte fra loro, indagando sul significato del tradimento e sulla figura di Giuda nei vangeli gnostici.

«Ma bisogna fare attenzione, questo libro non è un manifesto», chiarisce più volte Oz durante la nostra intervista, in occasione della kermesse milanese BookCity2014, dimostrandosi sempre attento all’importanza delle parole e al loro intrinseco, potente significato.

5727377 (1)Così come avvenne per Lincoln, De Gaulle, Ben-Gurion e Rabin, anche lei è considerato un traditore. Cosa significa?

«Vede, talvolta venir considerato traditore significa semplicemente essere avanti rispetto al proprio tempo, aver avuto il coraggio del cambiamento rispetto alla moltitudine che spesso ne è spaventata. Coloro che vengono chiamati traditori, anche dal proprio popolo, devono accettarlo perché sarà il tempo a giudicarli. Sono fiero di far parte di questo club così particolare, anche se mi considero un membro juniores».

Perché ha voluto che la nascita dello stato di Israele, con i forti contrasti che segnarono quest’avvenimento storico, scandissero la narrazione del suo libro?

«Questo è uno dei temi del libro che ruota attorno ad alcuni temi universali: la lealtà, il tradimento, la fede e la sua carenza, l’amore, la perdita, la solitudine e la morte. Quando si incontrano, Shemuel Ash e Gershom Walad parlano di questi temi e attorno a loro si muovono alcuni fantasmi, fra cui Giuda e Gesù ma non solo loro. Se dovessi riassumere il mio libro lo farei ricorrendo ad alcune domande: possiamo credere in qualcosa, sì o no? E’ vero che ogni religione finisce con lo spargimento di sangue, sì o no? Possiamo fidarci gli uni degli altri, sì o no?»

Lei scrive che il vero tradimento di Giuda avviene quando perde la fede ma si tratta di un pericolo comune a tutti gli uomini, no?

«Ogni essere umano tradisce più volte nella propria vita. Quando cresciamo, tradiamo la nostra infanzia; andando via di casa, tradiamo i nostri genitori e man mano che la vita evolve, tradiamo i nostri ideali di gioventù. Sì, tutti noi siamo traditori. Se non ai nostri occhi, agli occhi degli altri».

amos-ozIl tradimento di Giuda per raggiungere la verità è un tradimento più accettabile agli occhi dei fedeli?

A volte, colui che viene bollato come traditore dal proprio popolo, con le proprie azioni dimostra di essere il più grande fra i credenti, colui che ciecamente ha amato e ricercato la verità. Proprio questo è il caso di Giuda».

Scrive che “ebraismo, cristianesimo e islam trasudano bontà e pietà, fintanto che non hanno per le mani sbarre, manette, potere e patiboli”. Come dobbiamo rapportarci con le religioni?

«Nel libro questa e altre tesi simili sono espresse da Gershom Walad ma io non sottoscrivo totalmente nessuna delle tesi espressa dai miei personaggi; le loro tesi devono battersi nel testo, toccherà poi al lettore trarre le conclusioni. Non sono contro le religioni e la fede, piuttosto ho sempre creduto e professato la tolleranza. Vorrei poter comprimere l’umorismo in delle pillole per farle assumere agli estremisti religiosi, ogni giorno. Sono sicuro che vincerei il premio Nobel per la medicina. E anche per la pace».

In questo libro ci sono almeno quattro, cinque punti di vista. Uno di questi è la visione utopica espressa da Abravanel. Quanto siamo lontani da un mondo senza barriere né confini?

«Ha ragione, la visione di Abravanel è meravigliosa. Concepire un mondo senza stato, eserciti né confini è qualcosa di molto vicino alla visione di Gesù stesso. Ma è proprio Atalia, la figlia di Abravanel, a chiarire che suo padre non era figlio del suo tempo; la sua utopia è fuori luogo, inconcepibile, inattuabile. Se lo stato di Israele non fosse mai nato, gli israeliani sarebbero rimasti sparpagliati in tante nazioni e quelli rimasti in Iraq oggi sarebbero stati facilmente uccisi dall’Isis. Proprio come accade per cristiani e curdi».

È fiducioso che si possa raggiungere la pace in Medioriente?

«Tutti conoscono la storia biblica di Davide e Golia. Ebbene sia arabi che israeliani sono convinti di essere l’espressione di Davide e che gli altri siano Golia. Oggi la pace è possibile, due popoli che amano la stessa terra possono condividerla. Ma ci sono forti interessi contrari alla risoluzione pacifica, sia da una parte che dall’altra».

Francesco Musolino®

Fonte: La Gazzetta del Sud, 29 novembre 2014

Informazioni su Francesco Musolino

Francesco Musolino (Messina, 1981) è giornalista culturale e scrittore. Collabora con diverse testate nazionali, fra cui Il Messaggero, L’Espresso, Specchio e La Repubblica. Nel 2019 ha esordito con il romanzo L’attimo prima (Rizzoli, 2019), seguito dal saggio Le incredibili curiosità della Sicilia (Newton Compton, 2019) e nel 2022 pubblica "Mare mosso" (Edizioni e/o), un noir mediterraneo ispirato da fatti reali. Ideatore del no profit @Stoleggendo, membro del collettivo Piccoli Maestri, conduttore televisivo e docente di scrittura creativa.

Pubblicato il 2014/12/01, in Interviste con tag , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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