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«Mi sta strettissimo il mio corpo, mi sta strettissima la mia testa». Antonella Lattanzi si racconta
Pubblicato da Francesco Musolino
Uno sconosciuto episodio di guerra chimica segna la genìa di Giovanni, un bimbo di sette mesi che nella Bari del 1943 sopravvive ad un episodio terribile ma tenuto sotto chiave, celato alla memoria storica degli italiani. Comincia così, con pagine fulminanti, Prima che tu mi tradisca, il nuovo romanzo della scrittrice barese Antonella Lattanzi (Einaudi, pp. 432 €19). La narrazione però compie subito un brusco salto in avanti e l’autrice, con una prosa musicale che ci restituisce persino i versi e i rumori propri della quotidianità, racconta la sorte di due sorelle assai diverse, Michela e Angela J. Sarà quest’ultima, nel bel mezzo di un momento clou per lo svolgersi dell’esistenza della sorella, a scomparire nel nulla, lasciando al suo posto solo tante domande ma nessuna risposta. Prima che tu mi tradisca è un romanzo a cavallo con il tempo, un libro sospeso fra gli anni ’90 e il 2000, dove micro e macro storia si incontrano e si scontrano, dandoci il senso del tutto. Illuminati dal rogo del Petruzzelli, dal gol di Cassano e da altri episodi che hanno segnato la nostra vita e cristallizzato gli attimi, la Lattanzi ci prende per mano, danzando con una prosa sicura ma frenetica che oscilla fra Bari e la sua Roma, sempre all’ombra oscura dei tradimenti, condanna perenne cui nessuno dei suoi personaggi sembra capace di affrancarsi, spezzando la catena che dal torto porta alla vendetta.
Dopo l’esordio disturbante con Devozione, Antonella Lattanzi ritorna in libreria con un nuovo romanzo. Da non perdere. Leggi il resto di questa voce →
Pubblicato su Interviste
Tag: angela j, bari, cassano, editor, einaudi, francesco musolino, ho un libro in testa, intervista, iprite, lattanzi, petruzzelli, prima che tu mi tradisca, roma, scrittura, tagli
Carlo Mazza rivela: «Nella follia della corruzione barese ritrovo il caos tipico degli ambienti noir»
Pubblicato da Francesco Musolino
Massimo Carlotto in persona lo ha scelto per Sabot/Age, la collana che cura per Edizioni E/O, contenente storie che nessun altro avrebbe voluto raccontare e con Lupi di fronte al mare (€19,50), il banchiere di origini baresi,Carlo Mazza, ha fatto il suo ingresso nel genere noir dalla porta principale. Un libro aggressivo che pone al centro della pagina proprio la città di Bari, destinata a diventare uno specchio del malaffare e della corruzione che imperano in Italia, difatti, i legami fra politica, malavita, sanità privata e gli ambienti finanziari sono al centro delle indagini del capitano dei carabinieri Bosdaves che si farà strada in una realtà dove la realtà sembra lasciare spazio alle peggiori fantasie criminali. Come fosse una medicina amara, Mazza ci mette di fronte al degrado sociale e morale di Bari, alla corruzione dilagante nel mondo della sanità e viste le cronache di questi giorni, il suo libro è più che mai di grande attualità: «E’ come se il perseguimento del profitto illecito non fosse più un obiettivo lucido e quantificabile, ma una corsa disperata, e in una certa misura consapevole, verso la propria fine».
Dopo qualche pubblicazione minore, il suo primo romanzo è stato premiato da E/O e da Massimo Carlotto che l’ha inserita nella collana Sabot/Age. In un certo senso anche lei si sente un sabotatore?
Sì, almeno in riferimento a “Lupi di fronte al mare”, un romanzo che descrive un contesto, un modo di fare e di essere, che trova difficilmente spazi nella letteratura “bianca”, sempre più tendente all’approccio autobiografico e meno alla narrazione dei contesti ambientali.
Lei porta Bari sulla pagina ma non si tratta solo di uno sfondo, anzi la città diventa quasi un vero e proprio personaggio…
Bari ha due particolarità, che la rendono adatta alla narrazione “noir”. In primo luogo, in generale l’evoluzione dell’universo criminale mostra una commistione tra le malavite autoctone (mafia, camorra…) e quelle che provengono dall’esterno (slave, nigeriane, cinesi). La collocazione geografica di Bari, a metà tra oriente e occidente, la rende città simbolo di questa commistione (oltre che concreto crocevia di traffici). Inoltre, forse per una rivalsa storica verso secoli di precarietà, i protagonisti del malaffare barese sembrano soggiogati da un’avidità autodistruttiva. Se sono un politico importante e ho un’indennità considerevole, per di più ottengo profitti enormi dalle mie pratiche di malaffare, perché chiedo al mio corruttore anche un cappotto di cachemire? Non sarebbe più prudente e più logico, considerando la modestia del regalo rispetto a ben altri affari, che io me lo acquistassi da solo? E invece no, pretendo anche quello. Oppure si finisce per mettere in crisi la propria immagine di politico, faticosamente costruita, per il piacere di quattro spigole o cinque chili di cozze. Il malaffare non è più nemmeno una tragedia, in questo senso. E’ solo follia. E’ come se il perseguimento del profitto illecito non fosse più un obiettivo lucido e quantificabile, ma una corsa disperata, e in una certa misura consapevole, verso la propria fine.
Perché questa è una storia che nessuno avrebbe raccontato? Lo stile noir è stato fondamentale per sviluppare la sua storia?
Mi ricollego alla risposta precedente. Il giallo è una partita a scacchi, dove sia il comportamento dell’investigatore dia quello del criminale sono logici. La follia della corruzione barese, invece, è molto più aderente ai parametri del noir, che sono la complessità e il caos.
Il suo protagonista sulla pagina, le somiglia o è solo frutto della finzione letteraria?
Nell’idea che me ne sono fatto, dovrebbe essere un po’ più alto di me, più tenebroso. Sì, qualcosa di me credo senz’altro di averlo riversato nel personaggio. Ad ogni modo, ciò è avvenuto anche per altri personaggi, ognuno dei quali esprime qualche aspetto della mia personalità.
Questo è il primo capitolo di una trilogia. Quale filo rosso unirà i tre libri?
La volontà di rompere gli inspiegabili silenzi e rendere conto della complessità del reale. Bisogna fare in modo che i lettori diventino consapevoli delle situazioni che vivono, proprio per mezzo della pagina scritta e del suo potere di coinvolgimento, tanto più grande quanto brillante è la scrittura e convincente la trama.
FRANCESCO MUSOLINO
Pubblicato su Interviste
Tag: bari, carlotto, edizioni e/o, mazza, noir, sabotage, sanità