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“Pinocchio è un cretino senza rimedio”. Emanuele Trevi racconta “Il Popolo di Legno”.
Una Calabria lontana da qualsivoglia realismo geografico è la assoluta protagonista de “Il popolo di legno” (Einaudi, pp.192 €18), il nuovo libro di Emanuele Trevi, scrittore e critico letterario romano, classe ’64. Si tratta di un libro amaro, centrato sulla convinzione che sia impossibile mutare il corso del proprio destino, per cui ogni azione compiuta cercando di innalzarsi, è destinata a fallire. Questo è il messaggio che il Topo – un ex prete dotato di mellifluo fascino – porta innanzi nella trasmissione radiofonica, “Le avventure di pinocchio il calabrese” in onda su una emittente locale. Il suo pubblico è ovviamente il popolo di legno, ovvero i calabresi, raccontati senza alcuna misericordia, né speranza di salvezza dalle umane miserie. Il Topo diventerà un idolo dell’etere, dando una nuova interpretazione politica alle gesta di Pinocchio – “un cretino senza rimedio” – come fosse un moderno Vangelo, in un romanzo dalla prosa cautamente cadenzata su cui incombe l’ombra del potere criminale imperante sul territorio calabrese, capace di decretare la vita o la morte una sconcertante, inconcepibile, naturalezza. Un libro scomodo, capace di fotografare la durezza di certi ambienti, inadatto ai buonisti che continuano a vagheggiare un Meridione favolistico, anni luce lontano dalla realtà dei fatti. Leggi il resto di questa voce
«Anche quando si scappa via lontano, le radici non si dimenticano mai». Maurizio Fiorino racconta “Amodio”.
A diciott’anni Maurizio Fiorino è andato via dalla sua città, Crotone, sfuggendo da un’atmosfera claustrofobica e all’estero il suo estro fotografico è esploso ed oggi viene celebrato in diverse mostre internazionali. Oggi, 30enne, vive e lavora a Milano ma nel suo primo romanzo – “Amodio” (Gallucci, collana Hd pp.152 €16,50) – racconta proprio la Calabria, con i suoi colori e tutte le sue contraddizioni celebrate anche da Pier Paolo Pasolini. In “Amodio”, è centrale il racconto della storia d’amore fra Armando e Amodio – il figlio minore di uno dei boss più temuti della ‘ndrangheta – in una terra spesso amara in cui il binomio omosessualità-mafia è inaccettabile, fonte di solitudine e quasi sempre letale. Il risultato è che questo romanzo d’esordio pur non essendo un libro autobiografico racconta una storia tremendamente verosimile, un grido di libertà contro l’omofobia in una Calabria ancora ricca di speranza. Leggi il resto di questa voce