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Noi siamo @Stoleggendo. Diecimila volte #Grazie

1799073_10205255446082254_8834345510549068522_oCaldogno (in provincia di Vicenza) e Montecaglioso (in provincia di Macerata) hanno qualcosa in comune con il progetto lettura noprofit @Stoleggendo.

Entrambi hanno più di diecimila abitanti.

Non so il sindaco di Caldogno o quello di Montecaglioso ma non avrei mai creduto che un giorno questo progetto lettura noprofit nato il 24 febbraio 2014 – con un tweet della prima #readerguest, Francesca Rodella – raggiungesse e superasse l’incredibile quota dei diecimila followers.

Ad oggi più di cento fra giornalisti, librai, editor e scrittori si sono avvicendati diventando “padroni di casa” per 1-3 giorni di @Stoleggendo e per ciascuno di loro c’era una sola consegna: divertiti e racconta chi sei mediante i libri che ami.

Qualcuno non ha sentito la scintilla – e va bene così.

Al Salone del Libro di Torino2014/1

Al Salone del Libro di Torino2014/1

Ma che sorpresa vedere che tanti di voi, giorno dopo giorno, se ne sono innamorati. Colleghi giornalisti ne hanno parlato sui giornali e sui blog

Al Salone del Libro di Torino2014/2

Al Salone del Libro di Torino2014/2

conferendogli la propria credibilità. Lo avete ospitato in casa come la libraia Cristina Di Canio e soprattutto lo avete fatto vostro, portandolo sulle bacheche dei vostri account social, parlandone con gli amici e Anna Da Re ci ha regalato un agosto di letture a zonzo per gli States. Ci siamo voluti riunire al Salone del Libro di Torino e al Premio Strega e grazie all’entusiasmo di Annarita Briganti siamo arrivati nella vetrina di un festival internazionale: BookCity2014.

Una delle cose più belle di @Stoleggendo è la sensazione che stiamo davvero, tutti insieme, facendo qualcosa. Qualcosa di utile, un invito fattivo alla lettura che parte dalla pagina, passa dalla rete e poi ritorna sulla pagina scritta – virtuale o cartacea che sia.

Da "Il mio Libro"

Da “Il mio Libro”

Ogni giorno, mando email, twitto, scrivo post

e telefono a tutti i #readerguest titolari, a Milano, Palermo, Vicenza, Napoli, Cagliari. Con alcuni di voi mi sono sentito solo una volta e altri, per fortuna, sono ormai parte di questa strana e folle banda chiamata @Stoleggendo.

E tutto questo accade da Messina che non è esattamente il centro culturale di Italia.

Però accade e la benzina di tutto ciò è l’entusiasmo dei nostri followers, le vostre idee, la voglia di esserci e condividere l’amore puro e semplice per la lettura. Semplicemente.

Con il #readerguest Jón Kalman Stefánsson al Salone di Torino

Con il #readerguest Jón Kalman Stefánsson al Salone di Torino

Una sera a Formia dove la splendida Rossella Tempesta ci ospitava nel cartellone per il Formia Festival #900, in una grande tavolata con #readerguestpoetici (in trasferta) ovvero Gaja Cenciarelli, Leonardo Luccone, Stefano Piedimonte, Nadia Terranova, Rosa Polacco mi disse questa frase: dove pensi che possa arrivare @Stoleggendo?

Esiste un tetto di followers per un progetto lettura come questo?

Ricordo con emozione la sera del 14 novembre a Milano nella libreria “Il mio libro”, il primo evento ufficiale di @Stoleggendo con Annarita Briganti, Adriana Falsone, Francesco Muzzopappa, Stefano Piedimonte, Federico Baccomo, Chiara B. Mazzotta, con la diretta di RadioPaneSalame, con le classi di Elisa Lucchesi e tanti, tanti lettori soprattutto. C’era qualcosa in quella sera che terrò sempre nel cuore. C’era l’incredulità di vedere tanta gente lì riunita solo per un’idea, solo per @Stoleggendo.

Abbiamo costruito un progetto etico, oserei dire, dove non si fanno interviste, non si fanno recensioni, non si dettano linee di condotta e in cui ciascun #readerguest è libero di twittare come, quando e quanto vuole.

10427301_10204608281623547_2156047561905718464_nAbbiamo fatto qualcosa di cui andar fieri. Un luogo virtuale in cui diecimila followers leggono i consigli dei #readerguest, #lettoridoc, professionisti a vario titolo del mondo dell’editoria che parlano seriamente di libri senza mai prendersi troppo sul serio.

Del resto la lettura è anche un mezzo di seduzione, no?

Oggi in rete si parla del bel libro di Marina Keegan con l’hashtag #ilcontrariodellasolitudine. Ecco, io non credo affatto che i social siano il rimedio al malessere della solitudine. Piuttosto sono una valvola di sfogo non una panacea per ogni male, primo su tutti la solitudine.

La risposta alla solitudine – dal lat. solitudo -dĭnis, der. di solus «solo» ovvero “la condizione, lo stato di chi è solo, come situazione passeggera o duratura” secondo la definizione della Treccani – sono le reti, la costruzione faticosa e attiva di un insieme di persone con cui condividere le proprie passioni, il proprio amore.

In primis quello per la lettura.

Questo è @Stoleggendo.

Noi siamo @Stoleggendo.

Che voi siate #readerguest, scrittori, lettori, librai, editor o giornalisti o followers, ho una sola cosa da dirvi.

#Grazie

 Francesco.

«Parafrasando Churchill, i nuovi radical chic sono il peggiore degli ambienti possibili, esclusi tutti gli altri». Michele Masneri racconta “Addio, Monti”.

Michele Masneri

Michele Masneri

«Monti, antica suburra, luogo di schiavi, gladiatori e prostitute, è rimasto più o meno così fino agli anni Ottanta, poi è diventato improvvisamente il posto giusto per l’aperitivo e la cena di fusion giapponese-brasiliana». L’ossessione degli eventi, Cortina e i supermercati in cui andare a fare la spesa, passando per omaggi più o meno espliciti – da Arbasino a Gadda, da Risi a Balzac – il giornalista Michele Masneri nel suo romanzo d’esordio “Addio, Monti” (Minimum Fax, pp.167 €14), racconta la società e i salotti romani, lo sfoggio delle riviste e delle amicizie giuste, in un libro folgorante dalla prosa torrenziale, rapsodica, che trascina tutto dentro, mischiando l’alto e il basso, il cervello e la pancia, in un vortice da cui nessuno si salva; eppure la bravura del Masneri (bresciano, classe ‘74) è quella di pungere armato di humour british senza mai giudicare, senza mettere nessuno alla gogna perché in fondo i radical chic descritti da Tom Wolfe, oggi sono gli hipster, «ragazzi con grandi barbe e occhiali tartarugati appena ritornati da Berlino…sono, come scrive Walter Siti in Troppi paradisi, “la fascia alta dei morti di fame”». Un libro pungente, sfrontato ma soprattutto intelligente, che ruota sul rione Monti e sulla dorata Cortina ma soprattutto sul concetto di “gentrifricazione”, un processo che affascina il Masneri, svelando come nascono le tendenze e la ricerca delle “zone alternative”, dal Pigneto in avanti…

Un libro che somiglia ad un lavoro antropologico per la capacità di rendere con fulminanti descrizioni look, manie, tic verbali e gestualità. Com’è nato Addio, Monti?

«L’idea di Addio, Monti nasce molto poco da una trama e molto di più da un fatto linguistico; avevo voglia di scrivere un romanzo con una lingua veloce e rapida, senza tanta psicologia, con un chiacchiericcio tra due persone abbastanza colte, molto disilluse, forse molto superficiali, che raccontano di avvenimenti esistenziali anche drammatici, e fino in fondo non si capisce se sono dei cinici tremendi o se invece in fondo a questo cinismo c’è qualcosa. L’ispirazione è Fratelli d’Italia di Alberto Arbasino, per me il più grande romanzo del dopoguerra italiano, e per il quale Addio, Monti è un piccolo omaggio, a partire dall’incipit. Un Fratelli d’Italia aggiornato ai tempi della troika e della austerity; lì c’erano ragazzi-bene a scorrazzare tra Capri la Baviera e il festival di Spoleto durante l’Italia del boom. Qui, nell’Italia della crisi, si sta chiusi in un supermercato a parlare delle proprie diete e disavventure sentimentali e lavori part time». Leggi il resto di questa voce