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Javier Cercas: «Siamo tutti impostori». L’intervista su Il Fatto Quotidiano

6453846_665710«Tutti noi siamo piccoli impostori, per tale motivo scrivere questo libro mi faceva paura». Javier Cercas – scrittore e saggista spagnolo, classe 1962 – risponde al telefono dalla sua casa di campagna nell’Ampurdán, la Toscana spagnola, a pochi giorni della pubblicazione in Italia del suo nuovo e atteso romanzo, “L’impostore” (Guanda editore – in uscita il 3 settembre pp.416 €20) in cui narra l’incredibile vicenda di Enric Marco, uno dei più grandi impostori della storia, capace di fabbricarsi una nuova identità fingendosi un sopravvissuto al campo di concentramento nazista di Flossenbürg. Divenne un eroe nazionale spagnolo, un simbolo vivente della resistenza – oggi è un agguerrito 93enne – finché venne smascherato nel maggio del 2005 dallo storico Benito Bermejo, piombando nell’oblio

L’INTERVISTA INTEGRALE SU IL FATTO QUOTIDIANO DEL 3 SETTEMBRE 2015

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Ildefonso Falcones non ha dubbi: «Oggi viviamo in una situazione economica paradossale».

Il suo romanzo d’esordio gli è valso milioni di copie vendute nel mondo eppure l’ha dovuto riscrivere ben nove volte prima che un editore spagnolo lo prendesse in considerazione. Era “La cattedrale del mare” con cui Ildefonso Falcones – già avvocato di successo – è divenuto famoso, bissando il successo con “La mano di Fatima”. Una trilogia degli esclusi che trova compimento con il suo nuovo romanzo, “La Regina Scalza” (Longanesi, pp.704 €19,90). Il sentimento principale di questo libro che ruota attorno alla musica e alla schiavitù, è certamente l’amicizia che lega le due protagoniste e narratrici – Caridad e Milagros – e andranno incontro ad un destino assai diverso, muovendosi su un palcoscenico storico davvero significativo come il tentativo di sterminio ai danni dell’etnia gitana, messo in pratica nel XVIII° secolo. Dopo aver parlato di ebrei e moriscos, Falcones torna a parlare dei reietti e dei perseguitati occupandosi di un popolo senza tradizione scritta e perennemente frainteso. Una lunga chiacchierata in un noto albergo milanese durante la quale si è discusso anche di scrittura, politica, economia e fortuna editoriale: “il talento è importante ma la fortuna è l’unica condizione necessaria per raggiungere il successo. Ma nonostante il successo non lascerei mai il mio studio: in tribunale incontro gente vera ogni giorno e questo mi permette di restare con i piedi per terra”. Leggi il resto di questa voce