NoViolet Bulawayo è la prima donna di colore e africana ad essere stata finalista al prestigioso Man Booker Prize 2013, traguardo raggiunto con il suo romanzo d’esordio “C’è bisogno di nuovi nomi” (edito da Bompiani, pp. 265 €18). Un libro duro, doloroso ma anche ironico, narrato dal punto di vista di una bambina africana di dieci anni, Darling, e del suo colorito gruppo di amici (accanto a Darling ci sono Chipo, Bastard, Stina, Diolosa e Sbho) ogni giorno in strada a piedi scalzi e malandati, andando a caccia di guava per sopravvivere ai morsi della fame mentre il loro paese cade a pezzi. NoViolet Bulawayo racconta la durissima realtà dello Zimbabwe con il punto di vista candido, ironico e disincantato tipico dei bambini ma anche quando Darling finalmente andrà in America – nella seconda parte del libro – troverà una realtà difficile, molto lontana dal paese delle meraviglie e delle opportunità che le avevano imparato a far sognare. Ospite in questi giorni al Festivaletteratura di Mantova, NoViolet Bulawayo – nata in Zimbabwe e cresciuta negli Stati Uniti, ha cambiato il suo nome di battesimo per tributo alla memoria della madre, persa in tenerissima età – ha risposto alle nostre domande, senza lesinare i suoi personali dubbi in merito al valore degli interventi delle ONG del mondo occidentale nel Darfur, riportando in primo piano il dibattito sull’Aids, una catastrofe sanitaria troppo spesso relegata al silenzio dai mass media.
Questo libro è ispirato alla recente storia del suo paese, lo Zimbabwe. È stato un compito doloroso ma necessario?
Ad un anno di distanza, il romanziere statunitense Peter Cameron tornerà in Sicilia. Difatti, dopo essersi innamorato di Messina e delle sue primizie culinarie – in una avvincente due giorni per presentare “Il Weekend” che abbiamo raccontato su questo giornale – Cameron, già autore bestseller con “Un giorno questo dolore ti sarà utile” e “Quella sera dorata” (in Italia tutti i suoi libri sono editi da Adelphi), farà ritorno sull’isola per incontrare i suoi lettori palermitani. L’occasione sarà una doppia presentazione coordinata dalla libreria Modusvivendi: lunedì 16 giugno ore 20.30 (nell’ambito della bella iniziativa “Citofonare Modus”) e martedì 17 alle ore 18.30, con la partecipazione della scrittrice siciliana Beatrice Monroy. Nel capoluogo siciliano, Cameron presenterà “Andorra”, il suo secondo romanzo in ordine cronologico, che arriva in Italia dopo ben diciassette anni dalla sua pubblicazione. Ed era un libro atteso poiché “Andorra” (Adelphi, pp.236 €18) rappresenta il filone più oscuro e noir della scrittura di Cameron – il suo gemello è senza dubbio “Coral Glynn” per complessità di intreccio e tono narrativo – e per tale motivo chi ama la scrittura del fine romanziere nato a Pompton Plains, lo attendeva con grande curiosità. Continua a leggere “Peter Cameron: return to Sicily.”
Corpi di Gloria (Marsilio, pp.176 €16) è il romanzo d’esordio della scrittrice Giuliana Altamura già vincitore del Premio Rapallo Carige Opera Prima 2014. Al centro della narrazione, fluida e molto visiva nelle sue descrizioni, c’è il racconto dell’estate di un gruppo di giovani figli della provincia pugliese. Il disturbo alimentare di Gloria, il difficile confronto con l’immobilismo del sud italiano del fratello Andrea, l’inevitabile ingerenza della droga, il valore del sesso e quello dei soldi entrano in pagina in modo diretto ma non subdolo, con una scrittura chiara e scorrevole mai povera o scontata. In un villaggio di Riva Marina dove tutte le case sono uguali e il tempo scorre lento come se i minuti fossero intrisi di colla, va in scena una rappresentazione della generazione dei ventenni odierni che sfugge a tanti cliché: ecco perché il libro d’esordio di Giuliana Altamura, Corpi di Gloria, dovrebbe essere una lettura d’obbligo nei licei italiani.
Hai dichiarato: “Il mio Sud è una metafora dell’adolescenza, di un tempo sospeso, un limbo dentro un’estate che volge al termine”. Qual è stata la scintilla di Corpi di Gloria?
Tornando in Puglia ogni estate e osservando il cielo del Sud, terso e luminosissimo, mi sono resa conto di quanto la sua bellezza fosse atroce, splendida e allo stesso tempo paralizzante, capace di immobilizzare ogni cosa. Ho collegato questo sentimento di sospensione, terribile e affascinante insieme, al limbo dell’adolescenza – un’estate che sembra eterna, ma che dovrà presto finire, esattamente come quella vissuta dai miei personaggi, destinati come tutti all’ineluttabilità della crescita. Continua a leggere “Giuliana Altamura si racconta: «La paura è condizione necessaria della crescita»”