«Visto che il mondo non sta fermo, le mappe saltano e diventano obsolete». Vittorio Giacopini racconta “La Mappa”

Vittorio Giacopini
Vittorio Giacopini

Un romanzo storico ambizioso, capace di raccontare una nuova era, il romanticismo, e la morte della politica che diventa soltanto potere e spirito di conquista. Ne “La Mappa” (Il Saggiatore, pp.332 €18) Vittorio Giacopini – scrittore, giornalista e conduttore di Radio3 – si immerge nell’atmosfera fra i lumi e il romanticismo, non per un’analisi critica dei fatti ma, al contrario, per narrare gli “atti mancati”, i passaggi a vuoto della storia, ovvero il “mancato incontro dell’Italia, e dell’Europa, con illuminismo e rivoluzione”. Protagonista del romanzo finalista al Premio Campiello 2015 è il cartografo Serge Victor, un figlio dell’illuminismo, convinto che “prima venga la mappa e poi l’azione”, dunque il trionfo della pianificazione tattica e lo studio delle variabili contro il caos inevitabile degli eventi tentando di eludere l’avanzata scomposta e inarrestabile dei sentimenti. Ma la storia finisce sempre per compiere il proprio corso e le mappe mutano e diventano obsolete, incapaci di cogliere i mutamenti della realtà sotto i nostri occhi. Continua a leggere “«Visto che il mondo non sta fermo, le mappe saltano e diventano obsolete». Vittorio Giacopini racconta “La Mappa””

Professione abbandonologa. La scrittrice Carmen Pellegrino si racconta.

Carmen Pellegrino
Carmen Pellegrino

Alento è un borgo abbandonato e immaginario che sorge su una terra inesorabilmente destinata a franare, portandosi via tutto, la memoria in primis, dei luoghi così come degli abitanti. Alento è un simbolo, celebra il valore e l’importanza della lentezza in un’epoca in cui la velocità fagocita tutto. Alento, infine, rappresenta uno di quei luoghi – e sono migliaia lungo la nostra penisola – in cui il tempo si è fermato per sempre. E proprio qui, in questo borgo che non si trova nelle mappe, la scrittrice campana Carmen Pellegrino, ha voluto ambientare il suo romanzo d’esordio “Cade la terra” (Giunti, pp.220 €14), finalista alla 53° edizione del Premio Campiello e già vincitore del Premio Rapallo Carige Opera. In “Cade la terra” la Pellegrino parte dalle sorti segnate di Alento per raccontare soprattutto le vicende della sua ultima abitante, Estella e del suo desiderio di resistere, di tenere in vita la memoria delle anime degli scomparsi, ricomponendo le loro esistenze con un coro di voci e dialoghi dagli echi novecenteschi, restituendo così valore a chi viene dimenticato dalla storia e cancellato dal tempo. Grazie alla fortuna del suo libro e alla serietà dei suoi studi condotti sul campo, la Pellegrino (classe ’77) – dopo aver indagato alcuni dei nodi salienti della modernità, concentrando i suoi studi sui movimenti collettivi di dissidenza e successivamente concentrando i suoi studi sul  razzismo, l’esclusione sociale e le condizioni di sfruttamento dei migranti – ha posto le basi per la nascita dell’abbandonologia, ovvero una scienza dell’abbandono come forma di recupero alla coscienza del vissuto storico dei luoghi. La Gazzetta del Sud seguirà la fase finale del premio Campiello dialogando con i cinque finalisti – Marco Balzano con “L’ultimo arrivato” (Sellerio), Paolo Colagrande con “Senti le rane” (Nottetempo), Vittorio Giacopini con “La Mappa” (Il Saggiatore), Carmen Pellegrino con “Cade la terra” (Giunti) e Antonio Scurati con “Il tempo migliore della nostra vita” (Bompiani) partendo proprio dall’unica autrice femminile in gara (curiosamente la stessa proporzione di genere vista anche nella 69a edizione del Premio Strega), la scrittrice napoletana Carmen Pellegrino. Continua a leggere “Professione abbandonologa. La scrittrice Carmen Pellegrino si racconta.”

Daša Drndić: «in che modo la vittima si trasforma in carnefice?». Grandi nomi al Festival Internazionale degli Scrittori a Firenze

Dasa Drndić
Dasa Drndić

Con “Il vestito dei libri” – la lectio magistralis del Premio Pulitzer Jhumpa Lahiri – e la premiazione del “Premio Gregor von Rezzori Giovani Lettori”, mercoledì 10 giugno a Firenze partirà la terza edizione del Festival degli Scrittori, la kermesse internazionale – realizzata da The Santa Maddalena Foundation, presieduta da Beatrice Monti della Corte, e curata da Alba Donati – che promuove l’incontro tra gli scrittori e il pubblico italiano, mediante incontri, reading e tavole rotonde sulla traduzione. Il Festival – che si concluderà venerdì 12 – vedrà la presenza di numerosi scrittori internazionali e italiani – fra cui segnaliamo Michael Cunningham, Andrew Sean Greer, Edmund White, Alberto Manguel, Antonio Scurati e Carmen Pellegrino (finalisti al Premio Campiello 2015), Aldo Nove, Alessandro Mari, Vanni Santoni e le giornaliste Rosa Polacco e Livia Manera Sambuy. Uno dei momenti più importanti sarà il recital “Casanova e dintorni: un viaggio nell’eros” con Alba Rohrwacher e Filippo Timi a dare voce all’eros libertino di Casanova (giovedì 11, ore 19) ma la kermesse è impreziosita anche dal Premio Gregor von Rezzori – Città di Firenze, giunto alla nona edizione. Continua a leggere “Daša Drndić: «in che modo la vittima si trasforma in carnefice?». Grandi nomi al Festival Internazionale degli Scrittori a Firenze”

«C’è una zona d’ombra in tutti noi, ma solo alcuni sono pronti a scoprirne le conseguenze». Marco Missiroli si racconta

Marco Missiroli
Marco Missiroli

Marco Missiroli è uno dei più talentosi scrittori italiani e la conferma arriva da più parti. Dai lettori, in primis, che lo attestano ai vertici delle classifiche di vendita da settimane, dalla critica letteraria che lo ha generosamente recensito e infine anche d’Oltralpe, visto che Emmanuel Carrère lo ha definito “scrittore d’eccellenza”. In un periodo in cui si va a caccia di lettori, ricca di spunti è la biografia di Missiroli: riminese, classe ’81, si scopre lettore tardivo destando la propria passione per la parola scritta a diciannove anni che poco dopo lo condurrà verso la scrittura. Con successo, visto che il suo libro d’esordio, “Senza coda” (Fanucci, 2005), gli valse il Premio Campiello opera prima e con il suo quarto romanzo, “Il senso dell’elefante” (Guanda, 2012) ha ottenuto il Premio Campiello Giuria dei Letterati 2012. Nel suo nuovo romanzo “Atti osceni in luogo privato” – fresco vincitore del Premio Mondello Opera Italiana e pubblicato da Feltrinelli (pp.256 €16) – Missiroli firma una storia capace di toccare i lettori sia a livello cerebrale che emotivo, raccontando la storia di Libero Marsell e il suo percorso di crescita dai dodici anni sino alla maturità: affettiva, intellettiva e sessuale. Sin dalla copertina – recante uno storico scatto del fotografo Erwin Blumenfeld – Missiroli prende in contropiede il lettore, con una prosa sempre fluida e musicale ma densa di sensualità e presenze femminili misteriose e conturbanti. Su tutte spiccano Lunette, la giovane farfalla nera che battezza Libero ai piaceri della carne e ai dolori del cuore; e Marie, la bibliotecaria parigina, irraggiungibile promessa di felicità. Missiroli racconta il percorso agrodolce di un ragazzo invisibile che troverà la sua strada e questo cammino è costellato da letture d’autore – da Camus a Buzzati, da Faulkner a Whitman – ribandendo, a nostro avviso con forza, che anche le esperienze vissute sulla pagina scritta contribuiscono a renderci più vivi e consapevoli. Continua a leggere “«C’è una zona d’ombra in tutti noi, ma solo alcuni sono pronti a scoprirne le conseguenze». Marco Missiroli si racconta”

Sandro Veronesi: «Io sono un viaggiatore curioso»

Lo scrittore toscano Sandro Veronesi si auto-definisce un viaggiatore flaneur, un viaggiatore curioso, del resto, sin dall’adolescenza aveva sempre con sé un taccuino in cui annotava ciò che lo colpiva nel suo girovagare per il mondo. Pensieri, ricordi e riflessioni che hanno trovato spazio su una nota rivista specializzata in viaggi e che oggi giungono in libreria, racchiusi in uno sfizioso libro, “Viaggi e viaggetti. Fin quando il tuo cuore non è contento” (Bompiani pp. 224 Euro 17). Accanto ai testi già editi, qui trovano spazio anche degli inediti e il tutto è arricchito da pregevoli illustrazioni che completano le parole, come un filo d’inchiostro che si tramuta in immagini. Veronesi, noto al grande pubblico per il successo di “Caos Calmo” e per “La forza del passato” (già vincitore del Premio Campiello e tradotto in 15 lingue), attualmente sta scrivendo un nuovo romanzo e continua a farlo nel suo soggiorno, come sempre immerso nella confusione della sua vita familiare…

Cosa rappresenta per lei il viaggio?

«Il viaggio è sempre un privilegio, un momento emozionante nella vita di una persona. Personalmente leggere un libro di resoconti di viaggi mi ha sempre trasmesso la voglia di mettermi in cammino a mia volta e non necessariamente nei medesimi posti. Ma proprio come accade per le fotografie, è necessario che ciò che si narra, trasmetta l’energia, lo stupore proprio del viaggiare altrimenti finirà per annoiare».

«“Le proposte di viaggi strani sono lezioni di danza di Dio”. La citazione di Kurt Vonnegut jr. apre il suo libro e completa il titolo. Perché l’ha scelta?

«L’idea di associare il danzare e il viaggiare mi ha sempre colpito, specialmente in questa chiave ultraterrena. È un’immagine bellissima, nient’affatto ridondante e giustamente solenne per descrivere lo stato in cui si trova ogni viaggiatore, anche quello smarrito, colui che crede d’aver perso la via…».

È più bello tornare in un luogo che ci è rimasto nel cuore o scoprire un posto nuovo?

«Io sono un tipo romantico e tendo a voler tornare nei posti che amo mentre mia moglie, la mia compagna di viaggio, è più avventurosa e visto che la vita è corta, fa prevalere la curiosità. Alla fine si tratta di uno stato mentale perché un viaggio può essere felice o meno per tanti motivi. Nel libro racconto del viaggio a Serifos, nelle Cicladi, dove facemmo i conti con il meltemi, un vento da 40 nodi che fece star male mia moglie e invece a me dava grandi energie. Eppure fu proprio lei a scegliere quella destinazione, perché fosse stato per me saremmo tornati alle Eolie».

A Vezénobres si sentì come a casa. C’è un altro posto nel mondo dove ha provato la stessa sensazione?

«Mi è successo anche a San Francisco ma a Vezénobres, ciò che provai fu qualcosa di diverso perché si trattava di una similitudine paesaggistica. Improvvisamente, nel bel mezzo del suolo francese, trovai tutti gli elementi della mia Toscana. Forse accadde perché attraversandola a piedi, potevo sentire tutti gli odori e i suoni tipici della campagna e mi sentii proprio come a casa. Ma ho ritrovato casa anche nel quartiere di Miraflores, a Lima, poiché quei luoghi li ho imparati ad amare nei libri di Vargas Llosa».

Dunque lei consiglia di andare a visitare i luoghi narrati in un romanzo che abbiamo amato?

«Sì, ma è un viaggio da fare da soli perché è difficile trovare un compagno di viaggio che possa condividere la stessa passione e con la medesima intensità. Consiglio a tutti di viaggiare da soli quando si è giovani, io l’ho fatto in lungo e in largo e la prima volta che ho messo piede a Parigi, piuttosto che andare in albergo mi sono andato a sedere sui gradini della Madeleine proprio come fa Franz Tunda in “Fuga senza fine”, di Joseph Roth. Non sapevo nemmeno dovrei avrei dormito la notte e avevo ancora la valigia al mio fianco ma sapevo che il mio viaggio doveva partire proprio da lì».

Avendo a disposizione tre giorni e una modesta cifra da investire, che viaggio consiglierebbe ai lettori di questa intervista?

«Li inviterei ad andare a Vezénobres, un luogo rilassante ma anche ricco di cose insolite da vedere in Francia. Oppure Anversa, perché è la città perfetta per passarci un week-end tutto l’anno ma naturalmente in estate è ancora più bella e sorprendente».

Francesco Musolino®

Fonte: La Gazzetta del Sud, agosto 2013