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Francesco De Gregori a “Una Marina di Libri”: «La commozione unisce le anime delle persone più delle parole».
«Questo libro coglie un momento di cambiamento. Continuo ad osservarmi, a muovermi. Non mi piace stare fermo». 65 anni compiuti da poco e 40 anni di successi alle spalle – da “Titanic” a “La leva calcistica della classe ‘68”, da “Alice” a “Rimmel” e “Prendere e lasciare” – il cantautore romano Francesco De Gregori si racconta a viso aperto in “A passo d’uomo” (Laterza editore), dialogando con il giornalista Antonio Gnoli. Un libro intenso, che spazia dalla memoria familiare – Francesco venne chiamato così in memoria dello zio, partigiano vicecomandante della brigata Osoppo, ucciso a Porzûs nel 1945 – dagli anni al Folkstudio al ruolo dell’artista nella nostra società, dal rapporto con la politica a quello con l’America, ricco di suggestioni che hanno avuto un picco nella fascinazione, umana e artistica, del cantautore Bob Dylan. Un cammino provocatorio, un’operazione di disvelamento che giunge a sino al più recente album, il ventunesimo, “De Gregori canta Dylan. Amore e furto”, in cui traduce e interpreta undici brani del musicista nato a Duluth, nel maggio del ’41. Leggi il resto di questa voce
3DomandeCon Vanni Santoni (Muro di Casse – Laterza)
Vanni Santoni è uno scrittore coraggioso, capace di osare. Appena ci si tuffa fra le pagine del suo nuovo romanzo, “Muro di Casse” – edito da Laterza, inaugurando la già promettente collana di narrativa del disordine, Solaris – si viene avvolti da un’atmosfera roboante. Le parole. Sono le parole scelte da Santoni a provocare nel lettore una sorta di incantesimo, un lungo flusso narrativo con periodi lunghi intere pagine. Il coraggio cui accennavo emerge nella sua scelta di scrivere un libro cui il lettore deve affidarsi, lasciandosi condurre innanzi. Altro che i libri e le letture semplici cui sin troppo spesso si fa ricorso con l’unico scopo di far cassa in tempi di magra. Leggi il resto di questa voce
Quanto ci manca…Giuseppe Mazzini. Intervista a Giancarlo De Cataldo
Dopo il successo di vendite ottenuto con Giudici e In Giustizia, il magistrato tarantino Giancarlo De Cataldo pubblica Il maestro, il terrorista, il terrone (Laterza), sincero e avvincente tributo per tre eroi risorgimentali dimenticati: Giuseppe Mazzini – di cui scopriamo tratti caratteriali poco noti – Felice Orsini e Carlo Pisacane. I tre vengono celebrati per le loro gesta ardite e per il sacrificio in nome della causa unitaria con un ritratti ricchi di aneddoti perfettamente contestualizzati grazie ad un severo lavoro bibliografico.
Persino l’India celebra la grandezza di Mazzini ma gli italiani lo conoscono poco e spesso lo immaginano come “un vecchio tetro, mezzo prete e mezzo esaltato”…
E invece il suo insegnamento conserva ancora elementi di potente attualità, specialmente sul piano della “missione” che lui riteneva fosse affidata all’Italia – di rappresentare il faro della cultura nel mondo che ci si augurava di costruire anche grazie alle Nazioni – e per quanto riguarda il modello sociale laico e progressista (ma non laicista, dunque non antireligioso) ipotizzato con l’avanzatissima Costituzione della Repubblica Romana del 1849. L’unità era, per Mazzini, il momento necessario verso mète più ambiziose e complesse, l’unità dei popoli, prima fra tutte. L’Italia doveva avere un suo posto nel mondo, e per averlo doveva essere una nazione grande, laica, colta, civile, compassionevole. Tutto il contrario di quella gretta e meschina estensione del Piemonte che si realizzò nel periodo immediatamente postunitario.
Perché Felice Orsini, il terrorista, merita di sedere a buon diritto accanto ai grandi eroi del Risorgimento?
Orsini piuttosto fu un particolare tipo di regicida: colui che, per colpire il tiranno, accetta il rischio di provocare vittime innocenti. Ciò detto, è innegabile che fra le cause che determinarono Napoleone III a scendere finalmente in campo a favore dell’unificazione vi fu la pluralità di attentati che subì da parte dei regicidi italiani e Orsini andò più vicino al bersaglio. Naturalmente, giocarono molte e complesse cause nella determinazione napoleonica, ma il “paradosso” del “mio” racconto su Orsini sta nella domanda finale: possiamo escludere che la paura indotta dall’ennesimo attentato abbia giocato un ruolo? Io penso di no!
Ma Mazzini, Orsini e Pisacane, a suo avviso, cosa penserebbero oggi della nostra Italia?
Credo che Mazzini e Pisacane continuerebbero a lottare per trasformare il Paese in un Paese più ricco di cultura e di giustizia sociale che di beni materiali. Sarebbero “contro”, in altri termini. Su Orsini sospendo il giudizio: ragazzi agitati e inclini alla violenza come lui possono finire guerriglieri nel terzo mondo, narcos in Sudamerica, o, magari, deputati neo-con.
Fonte: Il Futurista, n°25 del 24 novembre 2011
Consigli d’autore da Marsala
Oltre sessanta “big” dell’informazione – da Marco Travaglio a Peter Gomez, da Luca Telese a Carlo Lucarelli, da Massimo Carlotto ad Antonio Pascale – e noti personaggi del mondo dello spettacolo e della musica – come Lella Costa, Serena Dandini e Paolo Fresu – sono stati protagonisti della tre giorni del 2° festival del giornalismo d’inchiesta “A Chiarelettere”, svoltosi a Marsala (organizzato dall’agenzia Communico, Mismaonda e la casa editrice Chiarelettere con il patrocinio del Comune di Marsala e la fondamentale partecipazione a titolo gratuito di tanti ragazzi marsalesi). Il tema centrale della kermesse era Viva Italia, biografia di un paese da inventare, spunto per una riflessione sul nostro paese, ormai prossimo al suo 150° anniversario, e su alcuni temi sempre caldi come immigrazione, lavoro, precariato, corruzione, speculazioni edilizie e “la cricca”. Ma al contrario di ciò che si potrebbe pensare non si è dato adito ai facili pessimisti, anzi, è stato proprio Marco Travaglio ad affermare: «questo non è certo un momento allegro eppure è sicuramente interessante perché prossimo a grandi cambiamenti che non potranno non riguardare tutta la collettività».
Ecco i consigli di lettura d’autore Satisfiction.
Luca Telese: Per chi è appassionato dei misteri italiani consiglio “Piazza Fontana, noi sapevamo” diAndrea Sceresini, Nicola Palma e Maria Elena Scandaliato. E’ l’appassionato lavoro di tre ragazzi che hanno dato una lezione di giornalismo a tutti andando sino in Sudafrica senza alcuna certezza né rimborso spese, per intervistare il generale – dichiarato latitante – Gian Adelio Maletti. Un’inchiesta bellissima che racconta molti misteri italiani, godibile anche per chi non sa nulla per gli anni di piombo. Una vera lezione di giornalismo fatta da tre ragazzi giovanissimi di cui dovremmo far tesoro.
Carlo Lucarelli: Non è mai facile consigliare un libro ma io suggerisco l’ultimo che ho letto, “A long, long way” di Sebastian Bailey. E’ la storia di un ragazzo irlandese che diventa grande durante la prima guerra mondiale facendo il soldato. Sento parlare spesso di rabbia, delusione e questo libro di guerra in trincea mi è sembra un perfetto specchio di questi tempi.
Serena Dandini: Senz’altro “Hanno tutti ragione” di Paolo Sorrentino. Un romanzo assolutamente fuori dagli schemi con uno stile contenuto che coinvolge il lettore sino a fargli sentire davvero vicino il protagonista, Tony Pagoda. Sorrentino ha una capacità narrativa straordinaria che gli permette di parlare con ironia ma anche con profondità, dell’Italia degli anni ’60 guardando ai giorni nostri.
Lella Costa: “Boy A” di Jonathan Trigell (premiato con l’”Edoardo Kilhgren Opera Prima”), un libro davvero sorprendente che porta sulla pagina una vicenda che ha sconvolto l’Inghilterra molti anni fa ovvero l’uccisione di un adolescente per mano di suoi coetanei. Trigell immagina la vita di uno dei protagonisti ed io sono rimasta affascinata dalla forza della sua scrittura.
Paolo Fresu: Suggerisco “Conversazioni con Glenn Gould” di Jonathan Cott. Un libro illuminante perché lo possono leggere gli appassionati di musica ma anche coloro che non la conoscono affatto. Gould riesce a raccontare il mondo della musica con metafore suggestive e con un linguaggio sorprendente che riesce a trasportare altrove il lettore.
Antonio Pascale: Consiglio “Pane e Bugie” di Dario Bressanini non solo perché sfata i luoghi comuni legati all’alimentazione ma per la metodologia critica che utilizza. Bressanini svela con chiarezza il processo mentale che sta dietro la formazione delle stesse opinioni nel “sentire comune” e ciò differenzia nettamente questo libro dagli altri che affrontano lo stesso tema.
Francesco Piccolo: Ho amato moltissimo il libro di Edoardo Nesi, “Storia della mia gente”. E’ prezioso perché nella nostra narrativa i racconti dell’alta borghesia, del mondo industriale, sono molto pochi e Nesi racconta il decadimento dell’industria tessile di Prato con lucidità ma, visto che lo fa in prima persona, anche con grande dolore ed empatia. Inoltre mi piace sottolineare il contributo che un romanziere può dare al mondo dell’inchiesta proprio perché può usare una scrittura fatta di esperienza vissuta che può risultare davvero molto potente.
Giorgio Vasta: Ho trovato caldo ed incandescente nelle sue percezioni l’ultimo libro di Carlo De Amicis, “La battuta perfetta”. Vi si descrive il percorso di uomo, Canio Spinato, dominato dal desiderio di piacere che prenderà nettamente le distanze dal proprio padre, funzionario RAI legato ad un’idea pedagogica della tv. La scalata del protagonista alle reti commerciali, la sua completa adesione “ai consigli per gli acquisti”, lo porterà a divenire consulente personale di Silvio Berlusconi per tutto ciò che riguarda le sue battute e la volontà di piacere agli altri. Credo De Amicis riesca ad individuare cos’è accaduto da un punto di vista antropologico alla nostra società e come sia cambiato il concetto stesso di vergogna.
Ferruccio Sansa (giornalista de Il Fatto Quotidiano): Consiglierei “Due” di Irène Némirovski, un libro che indaga i rapporti fra uomo e donna. L’autrice, che morì nei lager nazisti, descrive una lucida analisi della passione che lega i due protagonisti ma analizza anche i singoli componenti che fanno parte di un legame amoroso, influenzando inevitabilmente l’andamento del rapporto stesso.
Lorenzo Fazio (direttore editoriale Chiarelettere): Vorrei consigliare “Questo è il paese che non amo” di Antonio Pascale perché è un libro che ci aiuta molto a ragionare sulla mancanza di stile, cultura e bellezza degli ultimi anni di questa nostra Italia martoriata. In Pascale troviamo una denuncia sacrosanta che però ci aiuta anche a riflettere sui nostri giorni, dandoci lo stimolo per ricominciare ad impegnarci in prima persona. Pascale, inoltre, ci fornisce i mezzi per ripensare alla nostra società, portando avanti una cultura di tipo più scientifico che non tenga conto solo dell’emotività ma anche della ragione.
Massimo Carlotto: Consiglio “Tre secondi” di Roslund Anders e Hellström Börge perché sconvolge completamente la nostra immagine del romanzo nordico, raccontando per la prima volta l’infiltrazione della mafia polacca in Svezia e di come questo paese, così democratico e civile, reagisca. Un libro dal taglio mediteranno che va assolutamente letto.